La finale di Europa League conclude il cammino della prima e forse ultima Inter di Antonio Conte. I nerazzurri a Colonia scendono in campo con il collaudatissimo 3-5-2: fuori il grande acquisto di gennaio e uomo immagine del club Eriksen, non è una novità, in difesa confermato Godin con De Vriij e Bastoni. Sanchez recupera per la panchina, davanti il solito tandem Lukaku-Lautaro, mentre Brozovic è il solito perno a centrocampo tra Barella e Gagliardini, sulle fasce agiscono D'Ambrosio e Young. Once de gala pure per il Siviglia di Julen Lopetegui. Nel 4-3-3 degli andalusi spicca la presenza in avanti del centravanti boa De Jong nel tridente completato da Suso e Ocampos. Le altre armi partono dalle retrovie con Jesus Navas nel binario di destra e Reguilon a sinistra, pronti per essere innescati dal palleggio dei mediani Banega, ex Inter, Fernando e Joan Jordan. Una notte not for everyone che dirà se l'Inter di Conte può considerarsi già dinamite o se è ancora scintilla. L'inizio è subito esplosivo.
Dopo l'avvio propositivo del Siviglia, contropiede dei nerazzurri trainato da Lukaku che sorpassa Diego Carlos nello sprint e viene steso in area dall'intervento da dietro del numero 20: cartellino giallo per il difensore brasiliano e penalty trasformato con esecuzione in buca d'angolo dallo stesso bomber belga. La reazione degli andalusi non si fa attendere, mentre l'Inter ha il difetto di restare sin troppo passiva. Passano otto minuti e il giropalla della squadra di Lopetegui trova lo spiraglio a destra in Jesus Navas, cross in area per l'ottimo movimento in anticipo di De Jong che beffa Godin e in tuffo di testa batte Handanovic. Il pareggio suona la sveglia per la squadra di Conte che si riaffaccia nell'area avversaria. Prima il rigore negato a Barella per un tocco con il braccio di Diego Carlos (ammonito il tecnico nerazzurro per proteste), poi un'occasione per D'Ambrosio che servito dall'assist da sinistra di Young spedisce alto. Seguendo a memoria i precetti del suo allenatore, l'Inter aziona il pressing alto e lo scambio rapido in attacco che però non sempre funziona (Lautaro si incarta sul più bello al 21'), mentre il Siviglia che sembra aver studiato alla perfezione i milanesi gioca a ritmi lenti alla ricerca del varco giusto, pur non avvicinandosi quasi mai dalle parti di Handanovic (solo due i tentativi da fuori senza fortuna di Ocampos). Alla mezzora D'Ambrosio sempre più in versione jolly viene pescato in area dal cross di Gagliardini ma anche stavolta il colpo di testa del 33 non inquadra lo specchio.
Le squadre rimangono ordinate e molto accorte quando l'avversario è in fase di possesso palla, così il match assume i tratti di una partita a scacchi che può trovare nei pedoni mossi in area durante i calci piazzati i suoi colpi decisivi. Al 33' l'errore in disimpegno è dei nerazzurri con Brozovic che è costretto al fallo e si dispera quasi preannunciando gli sviluppi del suo intervento: dal calcio di punizione di Banega sbuca sempre De Jong che stavolta in ultima battuta sfugge alla marcatura di Gagliardini e incorna verso il palo lontano per il raddoppio del Siviglia. Tre minuti dopo, parti invertite ma stesso copione: Lukaku guadagna il fallo sulla trequarti, dal piazzato Brozovic pennella per Godin che svetta in mezzo all'area e fa 2-2. In chiusura di primo tempo, dopo i gialli per Barella e Banega a dimostrazione di una sfida giocata anche a intensi livelli agonistici con le due squadre che rischiano il fallo e il cartellno per provare a spezzare la manovra avversaria e tornare a impossessarsi del gioco, altra chance sempre su punizione per gli andalusi con Ocampos che di testa trova l'ottimo riflesso di Handanovic a smanacciare sopra la traversa. Non c'è però tempo per il corner e si passa alla ripresa che si apre con gli stessi ventidue di partenza.
Il Siviglia prosegue nella sua tattica di possesso palla, ampiezza e cambi di gioco: sempre più vivace Reguilon che si accende sulla sinistra ma il suo tiro finisce sull'esterno della rete. L'Inter risponde a fiammate: dall'azione costruita a destra, ribattuta della difesa avversaria e palla a Gagliardini la cui conclusione trova nuovamente il muro andaluso, poi sugli sviluppi di un corner Young cerca la conclusione a giro di destro con il pallone che sorvola la traversa. La chance più ghiotta arriva di nuovo in contropiede e sui piedi di Lukaku che lanciato al 65' da Barella a tu per tu con Bounou si fa ipnotizzare dal portiere marocchino e spreca la chance del possibile 3-2, intanto arriva anche il primo cambio forzato al 70' per Lopetegui che manda in campo Munir al posto dell'infortunato Ocampos. La più classica legge di questo sport vuole che a un gol sbagliato faccia seguito un gol subito, ma la conferma questa sera è ancora più beffarda visto che per il nuovo vantaggio del Siviglia, scaturito ancora da un calcio di punizione, è determinante il tocco dello stesso centravanti belga che devia nella sua stessa porta la rovesciata comunque spettacolare di Diego Carlos.
Girandola quindi di cambi al 78', troppo tardi presumiamo per Conte che gioca le carte Eriksen, Alexis Sanchez e Moses al posto di Gagliardini, Lautaro e D'Ambrosio, mentre Lopetegui richiama in panchina uno spento Suso inserendo Vazquez. L'offensiva dell'Inter porta alla doppia chance clamorosa per Moses e Sanchez su cross dalla sinistra di Bastoni, con salvataggio sulla linea di Koundé che nega il gol al cileno. A cinque minuti dal termine doppio cambio ancora per gli spagnoli con l'entrata di En-Nesiry e Gudelji al posto dei men of the match De Jong e Diego Carlos. Solo al 90' Conte si affida anche a Candreva che prende il posto di Godin mettendo fine a ogni schema. Ed è lo stesso Candreva che ha l'ultima chance e sfiora il pari nel finale con la girata in area neutralizzata in corner da Bounou. Dopo sei minuti di recupero il triplice fischio.
Nella notte più sentita dal popolo interista, con un trofeo in palio a dieci anni dall'ultima finale europea disputata e vinta dai guerrieri di Mourinho e del presidente Moratti, mancano il fuoco e la determinazione che avrebbero coronato la stagione con l'entrata nella storia del binomio Conte-Zhang. Il 3-5-2 del tecnico, che dopo i primi brevi esperimenti ha accantonato definitivamente l'idea del trequartista e l'inserimento nel suo modulo di Eriksen, rimane una scintilla che pecca di esperienza e ingenuità anche tattica di fronte a un Siviglia che ha dalla sua il vantaggio di sapere bene come si fa in questi casi (e chissà non è un caso che in campionato i nerazzurri abbiano fallito nei grandi appuntamenti contro Juventus e Lazio). Zero titoli alla prima stagione sulla panchina di una big sono un'anomalia per Conte. Con o senza il tecnico pugliese alla guida e nell'attesa di nuovi colpi sul mercato targati Suning, ci sarà tempo e modo per riprovarci l'anno prossimo e far sì che l'Inter sognata dai suoi tifosi e dalla famiglia Zhang si trasformi davvero in dinamite, in Italia e in Europa.
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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