I nerazzurri, dopo tre trasferte consecutive, tornano a San Siro, per ospitare il Verona nella gara valida per la dodicesima giornata di campionato. Nel 3-5-2 di Antonio Conte, tornano dal 1’ Lazaro, al posto di Candreva, e Bastoni, a sinistra nel terzetto difensivo completato da De Vrij e Skriniar. Assente Gagliardini, e con Sensi non al meglio, viene confermata la mediana Vecino-Brozovic-Barella. Senza Asamoah, la corsia mancina è affidata ancora a Biraghi. In un attacco privato anche di Politano, le certezze sono rappresentate dalla coppia Lautaro-Lukaku. Juric risponde con il 3-4-1-2: Gunter al centro della difesa, Amrabat-Pessina in mezzo al campo, Verre alle spalle di Zaccagni e Salcedo.
PRIMO TEMPO - Il confronto tra i due moduli favorisce la creazione di molti duelli, in tutte le zone del campo e nello sviluppo di ciascuna fase di gioco da parte di entrambe le squadre. Con il palleggio a favore dell’Inter e le ripartenze come arma utilizzata dal Verona. Sulla costruzione dal basso nerazzurra, i due attaccanti ospiti, Salcedo e Zaccagni, escono su Bastoni e Skriniar, mentre Verre - alle loro spalle - segue Brozovic, con De Vrij inizialmente libero di impostare. Lazovic-Lazaro e Faroni-Biraghi le sfide sugli esterni, Pessina-Vecino e Amrabat-Barella i confronti in mezzo al campo. I padroni di casa faticano nel trovare la giocata ‘pulita’ per le due punte, controllate dai 3 centrali in maglia gialla, molto stretti a protezione della propria area di rigore. Proiettata in avanti, con i movimenti verticali delle mezzali a sostegno di punte ed esterni, e vedendosi costretta a ‘forzare’ la giocata, nel tentativo di ‘rompere’ l’organizzazione difensiva, la squadra di casa si espone a possibili ripartenze. L’Hellas controbatte con idee chiare e trame veloci, attaccando con i due attaccanti gli spazi alle spalle dei difensori nerazzurri. Come nell’occasione del rigore guadagnato da Zaccagni e trasformato da Verre, valido per il vantaggio scaligero al 19’. Minuto ed episodio che aprono a un’altra fase del match, caratterizzata dalla forte reazione degli uomini di Conte e dall’opposizione all’interno degli ultimi 20 metri di quasi tutti gli interpreti in maglia gialla. Salcedo e Zaccagni ‘osservano’ Bastoni e Skriniar, Verre non concede libertà a Brozovic, e De Vrij oltrepassa la metà campo con estrema facilità e continuità. Prima di ritrovarsi di fronte lo schieramento difensivo ospite, numeroso e compatto davanti a Silvestri. Barella e Vecino, mai abbandonati dalla marcatura di Amrabat e Pessina, giocano sulla linea di Lautaro e Lukaku, senza riuscire ad apportare vantaggi allo sviluppo finale della manovra nerazzurra. I ‘quinti’ hanno pochi metri di campo per attaccare, e l’unica soluzione - oltre alla conclusione da fuori - nasce con l’uscita ‘obbligata’ negli ultimi metri di Verre su De Vrij, liberando Brozovic a ridosso dell’area di rigore, comunque sempre ben protetta dal ‘muro’ scaligero. Alzando Barella sul terzo centrale ospite di destra (Rrahmani), nelle rare occasioni in cui il Verona palleggia a inizio azione, con Brozovic a scalare su Amrabat e i restanti compagni ad aggredire molto alti, l’Inter aumenta il forcing offensivo. Creando occasioni e finendo in crescendo la prima frazione.
SECONDO TEMPO - Ad essere padrona del campo e del palleggio è sempre l’Inter, rientrata dagli spogliatoi con un atteggiamento ancor più propositivo, aggiungendo aggressività e qualità nelle diverse alternative di gioco. Che partono costantemente con le avanzate indisturbate di De Vrij, accompagnate da Skriniar e Bastoni. Lukaku, allargandosi sul centro-destra, partecipa maggiormente alla manovra, creando spazi per gli inserimenti delle mezzali, seguite ovunque da Amrabat e Pessina. Gli ospiti (Juric inserisce Tutino per Zaccagni) resistono, ma non trovano più le accelerate per far male in ripartenza. E corti e compatti in avanti, i nerazzurri recuperano immediatamente il possesso, disimpegnandosi in transizioni positive intente ad approfittare di un avversario meno schierato a protezione della propria area. Muovendo velocemente la sfera, cambiando gioco e arrivando spesso sul fondo. Lazaro ha più campo per ‘attaccare’ la corsia difesa da Lazovic, e l’Inter si rende sempre più imprevedibile e pericolosa. Nel tentativo di alzare il baricentro in fase di non possesso, avanzando di qualche metro la posizione dei ‘quinti’ e delle mezzali, gli ospiti concedono più spazi alla qualità del palleggio nerazzurro e ai movimenti a venire incontro, o a svariare lungo il fronte offensivo, dei due attaccanti. E, con Salcedo più centrale in zona De Vrij, è Bastoni ad avvicinarsi, palla al piede, all’area di rigore scaligera. Ed è proprio il numero 95, qualche istante dopo l’ingresso di Candreva per Biraghi (e di Henderson per Verre sponda Hellas), a disegnare l’azione del pareggio, con l’apertura per Lazaro, poi bravo a premiare l’inserimento di Vecino dentro l’area di rigore. Il gol trascina ulteriormente l’11 di casa nella metà campo avversaria, attraverso corse verticali, di difensori e centrocampisti, e fraseggi tra le linee a ridosso degli ultimi 16 metri. Lukaku e Lautaro catalizzano diversi palloni, ma il ‘muro’ difensivo ospite tarda ad arrendersi. A prendersi la scena, andando oltre la forte opposizione scaligera, è Barella, con la prodezza dalla distanza che vale il sorpasso della compagine guidata da Conte. A cavallo del definitivo 2-1 gli ingressi di Esposito per Lautaro e D’ambrosio per Lazaro (negli ultimi minuti a sinistra). Juric inserisce Stepinski al posto di Salcedo, senza tuttavia riuscire ad impensierire Handanovic nel ‘disperato’ assalto finale. La Beneamata porta a casa un altro importante successo, frutto di un’altra significativa rimonta. Al termine di un match dominato coinvolgendo tutti gli interpreti, bravi ad accompagnare l’azione e a collaborare nell’immediata riconquista del pallone. Ora la sosta, attesa e meritata.
Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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