A Reggio Emilia, contro il "nuovo" Sassuolo di Roberto De Zerbi, riparte la Serie A dell'Inter 2.0 di Luciano Spalletti. Per i neroverdi, oltre al cambio in panchina, tanti giocatori nuovi, con il ritorno al 4-3-3 (marchio di fabbrica delle stagioni sotto la guida di Di Francesco): coppia centrale di difesa Ferrari-Magnani, Duncan e Bourabia ai fianchi di capitan Magnanelli e Di Francesco-Berardi alle spalle di Kevin Prince Boateng. Nei nerazzurri, confermata la formazione della vigilia, 4-2-3-1 con De Vrij e Miranda davanti ad Handanovic, Asamoah alto a sinistra (dietro di lui Dalbert) e Lautaro Martinez in supporto di Icardi. Skriniar e Perisic, per motivi diversi, si accomodano in panchina.
PRIMO TEMPO - Tanto movimento senza palla, unito a una discreta velocità nel farla girare, caratterizzano la manovra neroverde nella fase iniziale del match, oltre a evidenziare un inizio di stagione in affanno per la squadra guidata da Luciano Spalletti. L'alta difesa nerazzurra - come atteggiamento sul terreno di gioco - è spesso costretta a correre all'indietro: Boateng si abbassa, le mezzali si inseriscono e, insieme all'accentramento di Di Francesco e Berardi, creano densità e apprensione nei pressi dell'area di rigore. A fronte di un centrocampo, quello casalingo, molto lucido e aggressivo, la mediana nerazzurra formata da Brozovic e Vecino appare compassata e, lasciata poco libera di agire, fatica ad entrare nel ritmo gara e a tenere corta la squadra. In fase di costruzione dal basso avversaria, a turno, il croato e l'uruguaiano escono su Magnanelli, ma la mancanza di armonia e compattezza del pressing consente agli uomini - tecnicamente educati - allenati da Roberto De Zerbi di disimpegnarsi con successo nello stretto, eludendone l'efficacia. Il più sollecitato, perché il più in difficoltà, è sicuramente Dalbert, tagliato fuori o "puntato", spesso con ottimi risultati, dagli occupanti l'out destro della compagine emiliana. Anche per questo motivo, nei minuti appena precedenti il gol subito, e per il resto del primo tempo, il 4-2-3-1 si alterna al modulo con la difesa a 3: oltre a un D'Ambrosio sicuramente più vicino a De Vrij e Miranda, evidente è la posizione di mezzala occupata da Asamoah in situazione di possesso palla, con Brozovic vertice basso (e Vecino sul centro destra). Il rigore trasformato da Berardi, e guadagnato da Di Francesco grazie a un ottimo taglio palla al piede, non cancella la sensazione di un'Inter più presente nelle zone centrali del campo e con un Politano molto propositivo sulla destra. Ma troppi tocchi palla al piede, e pochi movimenti senza palla, non liberano lo spazio tra le linee, dove Lautaro è "costretto" ad accontentarsi di qualche fallo subito. E nemmeno alle spalle della coppia difensiva Magnani-Ferrari, con Icardi che di palloni giocabili ne trova soltanto fuori dall'area, almeno fino all'intervallo. Il resto lo fa il Sassuolo che, in fase difensiva, va a formare un centrocampo a 5 con gli esterni offensivi molto larghi e raddoppia le marcature, regalando un primo tempo di ordinaria amministrazione al proprio portiere.
SECONDO TEMPO - Perisic per Dalbert, questa la mossa attesa e confermata al rientro dagli spogliatoi. Più pericolosità in zona offensiva e credibilità al sistema di gioco con il quale l'Inter aveva iniziato la gara. PerisicToIcardi, questo il binomio che dà la sensazione di poter assistere a una seconda frazione di gioco di forte impronta ospite, per riprendere il filo con il recente passato ma soprattutto per reagire alla situazione di svantaggio e provare a cambiare lo start della nuova annata. Il possesso palla, le occasioni e lo spirito di iniziativa aumentano, ma di pari passo con la poca lucidità e brillantezza, sintomi del periodo (fase embrionale della stagione) e del "nervosismo" per forza di cose crescente con il passare dei minuti. Avanzare delle lancette determinante anche nell'abbassamento dei padroni di casa, ottimi sia nell'organizzazione che nel tentativo di sfruttare le ripartenze, se non per raddoppiare quantomeno per respirare. I due esterni difensivi, Lirola e Rogerio, dopo la spinta del primo tempo, si dimostrano ostici anche in fase difensiva; Duncan e il neo entrato Sensi svolgono al meglio le due fasi, occupando sia orizzontalmente che verticalmente molto bene il campo e sbagliando davvero poco. A sbagliare, sono invece gli uomini ieri sera in bianco: passaggi deboli o poco precisi nelle zone decisive del campo. E poca presenza nell'area di rigore avversaria che, al netto delle palle inattive, non desta preoccupazioni a Consigli e compagni. Assalto finale coincidente con l'ingresso (ed esordio in nerazzurro) di Keita Baldé, posizionatosi nella stessa mattonella di Lautaro e protagonista di qualche iniziativa personale. Ma il finale, condito anche dall'inserimento "disperato" di Karamoh per uno stanco Brozovic (nel Sassuolo dentro Babacar per Boateng, dopo Boga per Di Francesco), non cambia le sorti del match, e dell'esordio dell'Inter 2.0 di Luciano Spalletti, ancora lontana dal poter essere chiamata e considerata tale. Senza qualche pregio del recente passato, su tutti la presenza del "quasi" impeccabile Skriniar (l'anno scorso sempre in campo) e la regia di Brozo (pochi allenamenti sulle gambe per il croato), e con qualche difetto portatosi dietro, come la poca imprevedibilità e un Dalbert apparso ancora non all'altezza. In attesa dei possibili pregi per il prossimo futuro, su tutti il rientro in gruppo di Nainggolan e l'esplosione dei "talenti" offensivi, e con l'affidabilità di Asamoah e il mancino di Politano che hanno accennato alla risoluzione di qualche difetto. Il tutto nel rispetto e nella consapevolezza del momento in cui ci si trova, e del terreno su cui si è giocato.
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Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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