Grande protagonista del mercato estivo dell’Inter, il direttore sportivo nerazzurro Piero Ausilio si racconta ai microfoni del Corriere dello Sport, spiegando alcuni dei retroscena più interessanti delle trattative condotte negli ultimi tre mesi, dal colpo Kondogbia fino agli acquisti dell’ultim’ora. Ecco uno stralcio della lunga intervista.
Da 18 mesi è responsabile del mercato dell’Inter. Questo ruolo è come se lo aspettava?
"Non mi aspettavo niente di diverso. Il passaggio alla responsabilità del mercato è stato semplice: ero già parte della direzione tecnica e non sono rimasto né sorpreso né impreparato".
Tra i dirigenti è quello con più militanza interista. Un orgoglio o una responsabilità?
"È un orgoglio. In questa società ho fatto un percorso e sono arrivato a ricoprire il ruolo attuale dopo anni di lavoro ed esperienze che mi hanno arricchito e dato più sicurezze".
Che voto darebbe al mercato dell’Inter?
"I voti li dà il campo. E non dopo una, due o tre partite, ma a fine maggio. Se allora saremo almeno in Champions League, il voto sarà positivo".
Qual è stata l’operazione più difficile conclusa?
"Sarebbe troppo facile parlare di Kondogbia. Per questo dico Perisic: siamo andati a prendere un giocatore da una società molto ricca che non lo voleva vendere: la sua volontà di venire da noi, la nostra determinazione e un po’... di strategia ci hanno permesso di spuntarla".
Iniziamo da Kondogbia e... dal derby vinto con il Milan.
"Noi eravamo partiti molto prima con il lavoro e il giocatore lo conoscevamo dai tempi del Siviglia. Quei tre giorni a Monaco sono stati difficili perché lì c’era la pressione dei media ma ce l’abbiamo fatta".
Non crede che Kondogbia sia stato pagato troppo?
"Intanto siamo contenti di averlo preso e di non vederlo con un’altra maglia... Qualcosa in più lo abbiamo pagato, ma il prezzo è stato determinato dalla mediaticità dell’operazione. E tra qualche anno il prezzo attuale sarà quello giusto o addirittura inferiore al valore del francese".
Perché avete impiegato 2 mesi per acquistare Perisic?
"Due mesi sono stati troppi, ma potevano anche essere... troppo pochi. Anche con Perisic abbiamo lavorato con grande anticipo visto che era da un anno che avevamo messo nel mirino il calciatore. L’importante è il risultato e noi abbiamo Perisic. Comprare un calciatore del suo valore per 16 milioni è un ottimo risultato anche perché non è facile portare via dal Wolfsburg giocatori così forti (il City ha pagato De Bruyne 75 milioni, ndr). Abbiamo dovuto aspettare che si incastrassero alcune operazioni in uscita".
Quante volte Mancini le ha chiesto di prendere Felipe Melo?
"Mi ha sfinito (ride, ndr), ma siamo sempre stati convinti che avesse ragione. Melo racchiude in sé una serie di caratteristiche preziose come l’esperienza, la personalità e la mentalità. Fin dal primo giorno di lui mi ha colpito una cosa: la sua volontà di arrivare all’Inter. Ha rinunciato a un contratto faraonico per venire all’Inter. Con il Galatasaray siamo sempre stati chiari: il brasiliano ci interessava, ma per ragioni di equilibrio potevamo prenderlo solo se fossero usciti un paio di centrocampisti. Successivamente alla vendita di Shaqiri e Kovacic, l’operazione Melo ha avuto un’accelerazione".
È vero che per Murillo avete battuto la concorrenza della Juventus muovendovi in anticipo?
"Murillo è un’altra operazione programmata: lo abbiamo preso a dicembre, ma non è stato possibile averlo nel mercato di gennaio. Dopo la brillante Coppa America che ha disputato sarebbe costato molto di più".
Quando è nata l’idea di portare Ljajic alla Pinetina?
"Ljajic è un giocatore che ci è sempre piaciuto tantissimo e, anche quando era alla Fiorentina, ci ha sempre creato tante difficoltà. Ha un grande talento e in Italia ha già dimostrato di valere tanto. Non pensavano di poter portare via un attaccante così importante a una diretta concorrente e ci dà soddisfazione che ci siamo riusciti".
Con i 10 acquisti conclusi, lei quanto pensa di aver rinforzato l’Inter?
"Tutti gli obiettivi fissati con l’allenatore sono stati centrati. Al di là dei nomi, penso che ogni reparto è stato rinforzato. Ora servirà tempo per mettere insieme tutti questi calciatori, di far crescere la squadra. Avere 9-10 nomi nuovi l’1 settembre non vuol dire essere già a posto: ci vogliono allenamenti, partite e lavoro per togliersi delle soddisfazioni".
Qual è il segreto di Mancini che riesce a farsi accontentare da ogni presidente?
"Mancini ha dalla sua parte carisma, credibilità e spessore internazionale".
E’ più facile per un ds avere un allenatore come lui?
"Aiuta..."
Quando a maggio il Mancio ha detto che voleva 9 acquisti cosa ha pensato?
"Che scherzasse... Poi però ci siamo messi a un tavolino, ci ha fatto le sue richieste e ho capito che era serio".
E pensare che il mercato nerazzurro era iniziato con le fumate nere per Dybala e Yaya Touré...
"Sapevo che il nostro mercato sarebbe stato difficile perché cercavamo nomi di grande livello e calciatori di quella qualità ce ne sono pochi. Non abbiamo preso Dybala e Yaya Touré, ma abbiamo portato a casa giocatori altrettanto importanti".
L’Inter sarà in grado di lottare per lo scudetto?
"Penso che l’Inter debba pensare a diventare una squadra. Come obiettivo abbiamo quello di tornare in Champions League, ma non vedo perché dobbiamo 'firmare' per qualcosa di meno. Se a febbraio-marzo saremo in lotta per qualcosa in più della Champions, lotteremo per qualcosa in più".
Perché avete ceduto Hernanes alla Juventus, con cui non volevate più fare affari dopo il mancato scambio Guarin-Vucinic?
"Perché abbiamo capito che cedendo Hernanes alla Juve avremmo avuto la possibilità di inserire Melo, Ljajic e Telles"
Marotta ha detto che dando Hernanes a loro avete fatto una minusvalenza a bilancio.
"Non conosco bene i bilanci della Juve come Marotta conosce i nostri. Dico solo che abbiamo fatto le nostre valutazioni e che l’importo dell’operazione (11 milioni più 2 di bonus) più il risparmio dell’ingaggio del giocatore (6 milioni lordi l’anno) sono stati ritenuti importanti dal presidente e della società".
Quanto è stata dolorosa la cessione di Kovacic?
"Molto, ma era necessaria".
Con la partenza del croato e di Hernanes avete raggiunto quota 85 milioni di cessioni.
"La missione che era stata data a Fassone e a me era quella di rinforzare la squadra, renderla in grado di lottare per la Champions League con acquisti importanti, rispettando i parametri imposti dall’Uefa".
Come finirà la vicenda Alvarez-Sunderland?
"Trovo assurdo essere arrivati a discutere in Fifa di una cosa semplice e scontata. Ci sarà la Fifa che si pronuncerà: con il Sunderland c’è un contratto molto chiaro che dice tutto".
Autore: Redazione FcInterNews.it
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