Tra i tanti scogli affrontati dall’Inter in questo avvio di stagione c’è stato anche lui: ostracizzato, dimenticato, infelice, con le valigie sulla porta. Marcelo Brozovic è stato uno dei tanti capitoli della scorbutica gestione dell’Inter da parte di Frank de Boer, che all’alba della stagione ha preso l’ardita decisione di metterlo fuori rosa perché, ipse dixit, doveva capire che “nessuno è più grande dell’Inter”. Sembravano spirare venti di burrasca pronti a spingerlo irreversibilmente lontano da Milano, ma poi la situazione si è ricomposta man mano: arrivano le prime buone prove, i gol, e, cosa più importante, il rinnovo fino al 2021. Evento clou di una settimana conclusa nella migliore maniera possibile, ovvero con Brozovic che si inventa una serata da trascinatore e toglie l’Inter fuori dalle nebbie, in tutti i sensi.
PRESI AL LAZO(VIC) – L’atmosfera che circonda San Siro prima della sfida tra i nerazzurri e il Genoa è effettivamente spettrale, non solo per le condizioni meteorologiche. Sullo stadio Meazza imperversa infatti una nebbia che almeno inizialmente può causare qualche problema di visibilità non tanto ai giocatori in campo ma a chi assiste dai piani alti alla partita. Ma la nebbia non sembra incombere solo fuori dal campo, ma anche dentro le menti degli uomini di Stefano Pioli. Che per tutto il primo tempo denunciano ancora evidenti limiti tecnici francamente impossibili da reggere a questo punto della stagione. Con un altro fattore a rendere i primi 45 minuti ancora più spettrali, ovvero il silenzio della tifoseria organizzata nerazzurra, i nerazzurri sembrano essere preda delle solite paure e delle solite amnesie. Il Genoa, trascinato dai suoi tifosi, gli unici che si sentono cantare al Meazza, per 35 minuti è padrone pressoché totale del campo risultando incisivo in modo particolare sulla propria corsia di destra, dove Darko Lazovic appare una furia imbizzarrita che fa letteralmente ballare la rumba a Yuto Nagatomo imperversando a proprio piacimento e mettendo palloni sempre al veleno. Sembra insomma l’ennesima serata dove nulla sembra andare per il verso giusto, se non che…
SEMPRE PIU’ EPIC – Se non che, su un rinvio della difesa genoana da azione di calcio d’angolo, arriva la prima zampata dell’eroe della fredda e nebbiosa serata meneghina: Brozovic attende che il pallone si abbassi e di controbalzo lo colpisce in modo tale che Mattia Perin non possa abbozzare il minimo intervento. E puntuale, arriva il suo marchio di fabbrica celebrativo del gol, quelle dita sul mento diventate sinonimo dell’etichetta ‘Epic’. Anche se qui bisogna dire che di ‘epic’, forse, più che i due gol, il secondo propiziato da un’ottima giocata di Joao Mario che pianta in asso il citato Lazovic e serve l’assist al bacio, c’è forse un aspetto che non può fare altro che confortare tutto l’ambiente: la continuità. Certo, forse l’assenza di Gary Medel e l’abulia cronica di Geoffrey Kondogbia ha contribuito a fare del croato un elemento insostituibile delle gerarchie di Pioli, ma di questa situazione Brozo sta approfittando a piene mani per tornare ad esprimere le sue qualità, e non solo per uscite estemporanee come gli si rimproverava in passato ma su una distesa temporale più ampia. E se una volta tornato abile e arruolabile Medel sarà nuovamente inserito sulla linea difensiva per Brozovic potrebbe essere davvero la svolta. Con buona pace di chi pare non si voglia rassegnare al rinnovo o alle clausole rescissorie…
PROTEO-PIOLI – Il test contro lo Sparta Praga in Europa League, vuoi per il contesto vuoi per i giocatori impiegati, forse avrebbe dovuto lasciare il tempo esattamente come lo aveva trovato. Ma Stefano Pioli ha trovato segnali talmente incoraggianti nel rendimento della squadra di giovedì scorso al punto tale da riproporlo anche in una gara di campionato contro una squadra tignosa come il Grifone, e per di più rimettendo in campo anche alcuni protagonisti di quella serata come ad esempio Eder e Rodrigo Palacio. L’esito, in verità, non è stato confortante. E allora ecco che dopo l’intervallo il tecnico mischia le carte con l’ingresso di Felipe Melo per un 3-4-1-2. Per poi riassettare con l’ingresso di Ivan Perisic. E alla fine, Pioli ci tiene pure ad avvisare che quella di non fissarsi su un unico modulo deve diventare un’abitudine. Un sarto che con pazienza e molto lavoro sta cercando il vestito ideale per la sua squadra, senza disdegnare abbinamenti magari inconsueti (anche se tornare alla difesa a tre per riconoscere le difficoltà del reparto suona quasi come un mea culpa nei confronti del tanto vituperato Walter Mazzarri, che forse l’abito ideale per la sua Inter lo aveva trovato ma non aveva un mercato che apprezzasse le sue creazioni). Una cosa che non sembra però cambiare, purtroppo per il diretto interessato, è la malinconica situazione di Gabigol. Che ieri si è scaldato tanto, ci ha creduto, ma alla fine si è visto scavalcato da Ever Banega. Un labirinto dal quale sembra davvero difficile trovare una via d’uscita che non sia quella di una partenza in prestito. Al di là delle novità positive prefigurate da Piero Ausilio.
FELIPE IL SAGGIO – Un brasiliano che invece con la cura Pioli pare aver trovato nuova linfa è invece Felipe Melo. Chiamato nella mischia a inizio ripresa col preciso compito di dare ordine ed equilibrio al centrocampo, il brasiliano esegue alla perfezione, come già avvenuto nel match contro i cechi. Anche per lui l’inizio del campionato non era stato particolarmente facile, ma anche dall’ex Galatasaray sembrano arrivare segnali confortanti. Particolarmente significative, poi, le sue parole nel dopo-partita, ma presa di coscienza del fatto che l’Inter deve fare ancora tanta strada per tornare a degli standard apprezzabili e nessun rancore per il passato recente complicato, che nonostante tutto, ipse dixit, lo ha aiutato a crescere. Per uno di 33 anni, non parole da poco.
IL PRANZO È SERVITO – Sei vittorie in fila in casa erano un bottino che non arrivava dai tempi della reggenza di Leonardo, e questo è sicuramente un dato positivo da mettere in cascina. Anche se comunque i correttivi da apportare sono ancora molti e quella tanto anelata zona Champions League rimane un obiettivo ancora distante. Pioli lo sa e non ne fa mistero, c’è ancora tanto da lavorare. E davanti c’è un finale di 2016 che propone due sfide importanti: il turno infrasettimanale contro la sua ex squadra, la Lazio, ma prima ancora il Sassuolo in un anticipo all’ora di pranzo dove una nuova indigestione potrebbe risultare fatale per un gruppo che troppe giornate si è già fatto andare di traverso.
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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