Messo da parte l'obiettivo Champions League, l'Inter e Mancini vanno a caccia di risposte in casa di una Lazio rinvigorita dalla cura Simone Inzaghi. I nerazzurri sono chiamati a blindare il quarto posto valido per l'accesso diretto all'Europa League dopo l'ennesimo passo falso della Fiorentina, che nell'anticipo del sabato ha pareggiato 0-0 contro il Chievo fornendo un nuovo assist ai rivali. Quella dell'Olimpico, però, diventa una delle tante occasioni buttate al vento da un'Inter che dimostra di non essere ancora grande squadra. Il percorso di crescita, a cui spesso ha fatto riferimento Mancini, sembra una montagna tutta da scalare.
SQUADRA ALLE MALDIVE - Mancano due settimane alla fine del campionato, poi per molti sarà la volta di Europei e Copa America, ma i nerazzurri scesi in campo ieri all'Olimpico hanno già la testa alle Maldive. Mancini conferma il consueto 4-2-3-1, con Icardi terminale offensivo davanti al trio slavo composto da Brozovic, Jovetic e Perisic. Il problema, però, non è più nei moduli, né nella scelta dell'undici, ma a livello caratteriale. La Lazio entra in campo con il coltello fra i denti, pur non avendo più nulla da chiedere al campionato. Atteggiamento opposto quello dei nerazzurri. I reparti si sciolgono come burro nei primi venticinque minuti, mentre Candreva, Keita e Klose, con la gentile collaborazione di Lulic, infilzano la difesa con una facilità estrema. Da uno scambio tra il bomber tedesco e il bosniaco nasce il gol del vantaggio biancoceleste. L'Inter farà pochissimo per ribaltare il punteggio, mentre i subentranti Biabiany, Eder e Palacio, con il conseguente cambio di schema tattico che diventa un 4-4-2, risulteranno inconsistenti ai fini di una reazione che non ci sarà mai.
DIFESA CONTROFIGURA - Klose, a tu per tu con Handanovic, mette dentro il suo gol numero 52 in Serie A, il quinto in campionato per lui quest'anno e il terzo rifilato all'Inter. Un bilancio contro i nerazzurri superato solo da Candreva, altro talismano lanciato nella mischia da Inzaghi, fermo dopo la doppietta dell'andata a quota quattro. E il numero 87 laziale non si smentisce neanche stavolta, fulminando Handanovic con il quinto sigillo dagli undici metri, dopo aver ringraziato l'errore da "pollo" di Murillo, che fa salire a undici il conto delle espulsioni stagionali dei nerazzurri. Una serata disastrosa per il colombiano e per Miranda, la coppia difensiva più affidabile a inizio campionato, che ieri invece si è trasformata in una pessima controfigura. I problemi dell'Inter riguardano non solo l'attacco, ma anche la tenuta difensiva, come dimostra la differenza nei numeri rispetto alle prime sedici giornate. Prima del match dell'andata perso 2-1 a San Siro, i nerazzurri avevano incassato solo nove reti. Oggi il bilancio complessivo dopo trentasei giornate è salito a trentaquattro. Una media su cui non si può fare più affidamento.
I MALI E QUEI GIOIELLI... - L'unico sorriso arriva da Kondogbia, apparso anche ieri più lucido rispetto alla prima parte di stagione e finalmente inserito nei meccanismi di squadra. Per il resto, la lunga sfilza di bocciati non può soddisfare Mancini, che a fine partita si è detto amareggiato per l'approccio alla gara di alcuni dei suoi uomini. Sesta gara stagionale in cui l'Inter non riesce a trovare la via del gol e sul banco degli imputati salgono inevitabilmente Icardi, Jovetic, Brozovic e lo stesso Perisic, anche ieri, però, il più propositivo del reparto offensivo. Il tecnico continuerà a cercare le soluzioni ai mali del suo attacco, in campo e sul mercato, visto che anche l'antidoto Eder sta dimostrando di non poter essere in grado da solo di curare lo scarso feeling con il gol dei compagni. Seduto sull'altra panchina, poi cacciato per proteste dopo l'incomprensibile ammonizione di Keita, ride invece Simone Inzaghi, alla terza vittoria in cinque gare alla guida dei grandi, stavolta contro il "maestro" Mancini che lo aveva portato da giocatore alla Lazio. La grinta dell'allievo ha avuto la meglio, la stessa che servirebbe all'Inter e messa in campo invece da Biglia e Candreva, gioielli della bottega Lazio che per lasciarli andare non farà sconti. Tra le domande che avvolgono futuro e ambizioni dei nerazzurri, da tempo sulle tracce dei due assi biancocelesti: quanto si è disposti a spendere per tornare grandi?
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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