Giornata istituzionale in casa Inter. Al Suning Training Centre viene presentato alla stampa 'Inter 110', il libro celebrativo della storia nerazzurra edito da Skira, che ha visto il contributo di grandi ex protagonisti dell'Inter. Alcuni di loro erano presenti e hanno portato la loro testimonianza, a partire da Gianfelice Facchetti ha condotto la presentazione: “Il piacere di scrivere e di riattraversare la storia dell'Inter è stato incredibile, soprattutto farlo in un arco di tempo ristretto. Una scrittura di getto forse è stata l'unico praticabile per non farsi schiacciare dal peso di questa storia. Storia che parte da uno strappo, da un corto circuito che ha portato dei dissidenti a dare il via a una strada diversa per affrontare il calcio. E nei 110 anni di storia torna l'idea ciclica di un club che non manca mai l'appuntamento con il tempo, scrivendo la storia del calcio italiano con uno stile particolare, con un lascito di emozioni, ricordi, non solo i trofei in bacheca. È qualcosa che va oltre. Questa capacità di stare dentro la storia è accompagnata dal titolo che abbiamo scelto, 'Noi siamo fratelli del mondo'. E l'Inter dal giorno in cui è nata è stata avanti rispetto agli altri, è riuscita a guardare oltre, considerando gli stranieri non come qualcosa di ostile ma come qualcuno che può e deve poter giocare con noi. Quello è il punto di partenza ma anche quello attuale. In Italia ciclicamente lo straniero è diventato un impiccio, in certi periodi noi che non abbiamo avuto buoni rapporti con il potere ci siamo scontrati con esso. Sin da quando ci hanno costretto a chiamarci Ambrosiana, fino a oggi che dopo la mancata qualificazione dell'Italia ai Mondiali il problema è l'Inter che ha troppi stranieri. Quando la storia va in una direzione sbagliata, l'Inter ha scelto una propria senza timore, segno distintivo di questi colori di cui io e i tifosi andiamo orgogliosi. I protagonisti che emergono da queste pagine sono tantissimi, allenatori, presidenti, tifosi... Questo segna di avanguardia spesso partito dall'alto talvolta è partito dal basso. Quando l'Inter vinse la Coppa Campioni il tifoso Graziano Trovati salì sulla Madonnina appendendo la bandiera. Vene arrestato, Prisco lo fece liberare e Moratti gli chiese di dare i la a un Inter Club. È un piacere condividere oggi racconti, spaccati con i veri protagonisti della storia nerazzurra”.
Javier Zanetti: “Quando l'Inter nasce con l'idea di apertura degli stranieri mi ha dato la possibilità di venire in questa società. Tutti siamo onorati di farne parte, non solo per le vittorie, ma per come si vive l'Inter, per la quotidianità, per i suoi valori, il dna, sono cose fondamentali che mi hanno fatto crescere tantissimo. Questo libro racconta 110 anni con oltre 700 fotografie, con passione. Ci si può fermare in ogni pagina per rivivere grandi emozioni. L'Inter è questo, è una società che tiene tantissimo all'aspetto umano. Ed è a prima cosa che ho sentito dal mio arrivo. Per me è stato un onore scrivere pagine importanti e spero di continuare a portare avanti nel mondo i valori che questa società mi ha insegnato”.
Mario Corso: “Una sessantina di anni dei 110 del libro ho avuto la fortuna di esserci. Sessant'anni all'Inter sono davvero tanti. Il mio periodo? Sono stato fortunatissimo, abbiamo avuto una società importante, la famiglia Moratti che ha fatto la storia. Ho avuto la fortuna di conoscere Angelo Moratti che con Italo Allodi ha costruito una squadra incredibile. Il nostro ciclo è stato molto importante, come quello del 2010. Nell'Inter sono passati tantissimi giocatori bravi sul serio, l'altro giorno ne abbiamo festeggiati diversi. Rivedere Ronaldo è stata un'emozione enorme. Per il resto mi auguro che la società ritorni ai vecchi fasti e dia la possibilità all'allenatore di riportare la squadra dove merita. Ringrazio sempre la società, essere ancora qui a questa età è un grande onore”.
Riccardo Ferri: “La mia esperienza arriva dal settore giovanile, ho avuto la fortuna di fare un percorso dai 12 anni fino a esordire a 18. Lo scudetto dei record è indelebile, non avevamo grandi mezzi economici rispetto a Juventus e Milan, la rosa era ridotta e si giocava anche con gli infortuni. Ma lo facevamo con dignità e forza. Ma quello che secondo me racchiude il mio percorso all'Inter è il senso di appartenenza, che ad oggi manca. È quella cosa che ti porta ad andare oltre l'ostacolo, a giocare in emergenza, a rimetterci di tuo per donare alla società. In quel periodo si andava in quella direzione e nel percorso degli anni i presenti di oggi rappresentano questo senso di appartenenza. Il mio ricordo è aver ricevuto davvero tanto, di essere andato via dall'Inter fisicamente ma non con il cuore. Oggi varcando la soglia di Appiano Gentile mi ha emozionato, il fatto di aver potuto scrivere alcune pagine del libro è un motivo di orgoglio”.
Francsco Toldo: “Inter Forever è nato da una chiacchierata con Giacinto Facchetti, ed era motivo di senso di appartenenza. Da lì mi sono trovato guida del progetto. Per arricchire questo libro abbiamo chiesto agli ex compagni un contributo particolare. Siamo andati indietro nel tempo, chiedendo a giocatori dell'era della Grande Inter e di quelle successive. È sempre emerso il sentimento di famiglia. L'unica risposta diversa alla domanda su chi fosse il miglior giocatore nella storia dell'Inter l'ha data Zlatan Ibrahimovic. Quando tutti hanno risposto Ronaldo, lui invece: “Io e Ronaldo”. Ho vissuto un'epoca bellissima, divisa in due. La prima sofferta, la seconda meravigliosa. E l'insegnamento dal passato è il senso di appartenenza. Mi auguro che torni, non deve essere solo italiano ma anche straniero. È bello mostrare con Inter Forever quanto la storia sia proiettata al futuro”.
Domanda di Corso a Luciano Spalletti, presente in sala insieme a Piero Ausilio e Giovanni Gardini: “Posso vedere un altro scudetto?”. Risate in sala. L'allenatore risponde così: “Non sapevo il contenuto del libro, dopo averlo aperto si ha la sensazione di riaffacciarsi dentro la luce e la forza della società. Lo leggerò con cura, ho visto trafiletti in cui c'è da prendere. Serviranno per dar seguito a questa luce, questa forza. Mariolino è sempre carino con me, ha avuto questo affetto di caricarmi di questa responsabilità. Però oltre che chiedermi questo deve insegnare la sua tecnica nello stretto ai nostri calciatori”.
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Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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