L’avventura di Alexis Sanchez all’Inter può essere facilmente paragonata alla sua prestazione al Tardini di Parma: un primo tempo complicato e denso di ombre seguito da una ripresa da top player, ricca di lampi di luce e buoni segnali. La prima annata nerazzurra del cileno è stata molto sfortunata, piena di alti e bassi ed inevitabilmente condizionata dal brutto e pesante infortunio rimediato nel test con la sua Roja dopo il duro scontro di gioco con lo juventino Juan Cuadrado nell’amichevole con la Colombia che ha portato al famoso crack di Alicante. Un problema fisico che aveva costretto Alexis a volare a Barcellona per un consulto medico con il professor Ramon Cugat con il conseguente intervento chirurgico di plastica dei tendini peronei della caviglia sinistra.
Da lì un lungo periodo di stop forzato, succeduto dal periodo di lockdown che nel caso dell’ex Udinese è stato un vero e proprio toccasana: con il campionato fermo e gli stadi chiusi e vuoti, Sanchez ha avuto tempo e modo di ricaricarsi mentalmente e fisicamente, contribuendo poi a trascinare l’Inter al secondo posto finale in classifica e all’ultimo atto in Europa League contro il Siviglia. Nonostante una stagione complessivamente travagliata - con altri fastidiosi infortuni che hanno costretto agli straordinari Lautaro Martienz e Romelu Lukaku -, alla fine l’Inter ha deciso di trattenere il Niño a Milano dopo la fine del prestito dal Manchester United, mettendo sul piatto i circa 7 milioni di euro di ingaggio. Uno stipendio da top, che negli ultimi mesi l’esperto Sanchez sta dimostrando di meritare (tenendo anche conto del fatto che dalle casse del club di Viale della Liberazione non è uscito un solo euro direzione Red Devils per il pagamento del cartellino).
Dopo l’errore dal dischetto contro la Sampdoria nell’ultimo ko nerazzurro in campionato, Alexis aveva alzato con personalità la voce sui social, sottolineando che "per vincere bisogna rischiare e non avere paura di sbagliare" e che, anche per questo, nella sua lunga carriera ha vinto quasi tutto. A chiudere il post su Instagram la pesante frase "dammi la palla e ti faccio vincere" seguita dalla firma El Niño. Ed è quello che ha fatto a Parma, quando l’Inter sembrava sgonfia e pronta a non sfruttare la ghiotta occasione dell’allungo sul Milan. Sanchez ha mantenuto la promessa, anche perché dal dopo-Marassi in poi (eccezion fatta per un post significativo per il ritorno nella ‘casa’ di Udine), ha preferito pubblicare solo foto e zero messaggi. Nessuna parola sui social, ma solo al campo. E allora ecco che contro il Genoa ha chiuso i giochi entrando in campo al 75 minuto e 55 secondi e graffiando la partita con il tap-in del definitivo 3-0, quando il cronometro segnava 76' e 36''. Ed ecco che al Tardini ha messo in ghiaccio tre punti d’oro con la prima doppietta interista sulla scia del connazionale Ivan Zamorano (Bam Bam è stato l’ultimo giocatore cileno a realizzare una marcatura multipla in Serie A con l'Inter nel settembre 1999, proprio contro il Parma).
La crescita e l’incisività di Sanchez è stata sottolineata anche da Conte nell’immediato post partita di giovedì: "Da quando è arrivato all'Inter è la prima volta che lo vediamo come lo conosciamo - il pensiero del tecnico in conferenza stampa -. Veniva da due anni senza giocare allo United, poi si è infortunato. Lui vorrebbe giocare sempre, ma io decido sempre per il bene della squadra. Avevamo Lautaro e Lukaku e io ogni volta dovevo fare il segno della croce che non si facesse male nessuno dei due, ora abbiamo un'alternativa importante". Per Sanchez, uno che se non gioca si sente come "un leone in gabbia", parlano i numeri: il cileno si trova già a quota cinque gol in questo campionato mentre lo scorso anno in Serie A aveva chiuso con quattro reti. Un’alternativa di lusso ad una LuLa a cui difficilmente si può rinunciare, un’arma in più a disposizione di Conte per il rush finale verso il sogno tricolore.
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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