La seconda stella è realtà e i nerazzurri hanno festeggiato nel giorno più bello, quello della stracittadina. Entusiasmo sfrenato, divertenti dirette Instagram, il gruppo è più unito che mai e c'è la sensazione di poter aprire davvero un ciclo consistente. Inzaghi ha attivato automatismi pregiati, modificando gli errori in fieri senza mai farsi condizionare dall'esterno. Il lavoro non ha segreti: le qualità delle pedine interiste sono note a tutti (anche in campo europeo) e le trame di gioco, verticali e imprevedibili, hanno messo in difficoltà anche Guardiola nella finale di Champions dell'anno scorso. Tassello dopo tassello: i miglioramenti richiedono tanto lavoro, moltissima conoscenza e altrettanta consapevolezza. Ai giocatori dell'Inter non è mai mancata e non deve mancare nemmeno nel prossimo futuro. Essere sicuri di sé stessi, avendo doti tecniche invidiabili, rappresenta un'accoppiata vincente.

L'Inter quest'anno è stata puro automatismo psichico, un mosaico delle sicurezze (una dietro l'altra, molto spesso incatenate), una costruzione energica di bel gioco ed entusiasmo, un'autentica liberazione di bellezza nello spirito e nell'interpretazione. È stata realista e surrealista, razionale e impulsiva, cinica e composta, logica e pazza, calcolatrice e spregiudicata, immaginazione e realtà. Perché è sempre bello esplorare l'espressione spontanea dei propri sogni e desideri. E' tempo di tracciare il profilo del futuro, che poi, in fin dei conti, s'intreccia e si allaccia con quello del presente. Un ritratto emerso nella qualità del centrocampo, l'implacabilità di Lautaro, la bravura di Sommer in costruzione, le uscite dei difensori che sparigliano le carte delle difese avversarie; tutte identità racchiuse nella diversificazione degli elementi del collettivo in base alla funzione che hanno o al compito che devono svolgere.

Ci sono alcuni parametri prestabiliti, che equivalgono alla tattica, poi delle operazioni collegate per la buona riuscita delle singole situazioni. Gli eventi vanno cambiati e non aspettati: l'interazione tra ogni reparto è strettamente collegata. E il risultato finale consiste nella prestazione, dettata dalle interazioni analitiche tra i singoli e il gruppo. Questa è la potenza identitaria dell'Inter spiegata in termini sociologici. Un lavoro davvero magistrale di Inzaghi, che ha legiferato questo andamento, funzionante a prescindere dall'approccio avversario. Ed è la conquista più bella.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 25 aprile 2024 alle 00:01
Autore: Niccolò Anfosso
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