Il rischio di dover raccontare una serata da incubo per gli interisti si è palesato minuto dopo minuto della partita di ieri sera tra Inter e Pordenone. L'ironia social con cui i Ramarri hanno accompagnato la marcia di avvicinamento a questo appuntamento per loro a dir poco significativo stava per lasciare spazio alla consapevolezza di aver centrato un'impresa da raccontare ai nipotini, cancellatasi solo sull'ultimo rigore calciato da Yuto Nagatomo. La storia era lì, a un passo, con connotazioni agli antipodi per entrambe le squadre. Solo il destino, perché quando si va ai rigori conta solo questo, ha voluto che tutto rientrasse nei canoni più realistici, con l'Inter che va ai quarti di finale a giocarsi probabilmente il derby, e il Pordenone che torna a casa assieme ai 4 mila tifosi al seguito comunque felice per essersela giocata fino all'ultimo, sfiorando per due volte, quando dagli undici metri si sono offerti in sacrificio Vecino e Icardi, l'ingresso nella storia sua e nerazzurra.
Non è facile commentare una serata surreale, in cui l'impossibile stava diventando realtà. Vero che il calcio non è una scienza esatta, però che la capolista non sia riuscita a segnare in 120 minuti contro un avversario di due serie inferiori, per quanto encomiabile per sforzo e organizzazione, proprio non esiste. Stavolta, e lo dico dopo un'infinità di elogi strameritati, Spalletti ha forzato la mano, fidandosi di troppi giocatori meno in vista. Facile dirlo con il senno di poi, ma lo stesso mister il giorno prima aveva ammonito tutti sulla difficoltà della gara, rispolverando un Empoli-Milan di 20 anni fa e annunciando un turn over logico. Chi è sceso in campo con la responsabilità di convincere il proprio allenatore ha steccato, a parte Joao Cancelo che alla lunga ha mostrato di poter essere anche molto concreto. Male gli altri, anche i cosiddetti big entrati a gara in corso, che pur alzando il tasso tecnico della squadra non hanno cavato un ragno dal buco, adeguandosi al clima di incredulità che minuto dopo minuto diventava sempre più pesante.
Di partite come questa la storia di questo sport abbonda, purtroppo anche quella nerazzurra che in passato ha registrato cadute inattese contro avversari di caratura nettamente inferiore. Stavolta però la buona sorte ha sorriso all'Inter, evitando di dare ossigeno ai giornali del giorno dopo, molti dei quali speravano di potersi sbizzarrire in titoli più creativi. Se ne riparlerà la prossima volta, forse. Intanto, se qualcosa di buono a parte la qualificazione questa partita la porta in dote, sono le indicazioni ricevute da Spalletti sull'affidabilità di alcune delle seconde linee, magari utili a gara in corso ma non dal primo minuto quando servono lucidità e ordine. Mi piace tornare a sottolineare, in tal senso, la prestazione di Cancelo, che rispetto ai compagni ha dato tutto per dimostrare di valere più di qualche spezzone di gara. Fisicamente sta bene, offensivamente ha dei numeri importanti. Non perdiamolo di vista.
Allontanati i cattivi pensieri e limitando l'accaduto a un piccolo incidente di percorso archiviato positivamente, concludo complimentandomi con il Pordenone, che ha confermato quanto, alla fine, si parta tutte sullo 0-0 in 11 contro 11 e non è detto che la più quotata alla fine abbia la meglio. I Ramarri ci hanno fatto ridere sui social per oltre una settimana, e ieri stavano per farci piangere lacrime amare. In bocca al lupo a Colucci e ai suoi ragazzi, affinché cancellino quel #maistatiinb.
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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