Non c'era neanche bisogno di vederla Verona-Inter, bastava sentire le dichiarazioni di Hakan Calhanoglu nel pre-partita per capire come sarebbe andata a finire. Nell'intervista flash con DAZN, il centrocampista turco ha espresso concetti precisi facendo trasparire la sicurezza con cui i nerazzurri sono arrivati al Bentegodi, forti di due vittorie di fila in campionato arrivate assieme ai passaggi del turno in Coppa Italia e Champions: "Ci siamo rialzati. Ho visto una squadra unita, oggi penso che faremo una bella partita", il messaggio dell'ex Milan. Che, al netto delle differenze tra la sua lingua madre e l'italiano, si è tenuto basso con quel 'penso' con cui non ha escluso la possibilità di eventuali complicazioni. Infatti, la premessa di Calha era stata chiara: "In queste gare è importante fare subito gol perché sono sfide pesanti".
Sulla seconda parte niente da dire: ormai in tutte le gare, fuori da ogni retorica, i punti sono vitali per rimanere aggrappati all'obiettivo che, in campionato, per i nerazzurri è diventato la qualificazione alla prossima Champions, una volta constatato che lo scudetto per il quale non è mai stata in corsa costituisce un rimpianto. Tornando alla frase di Hakan, si può dire che in quel senso non sia stato proprio un buon profeta: il fatto di sbloccare immediatamente il risultato, come auspicato, non è stato così fondamentale. Anzi, corso un brivido sulla soluzione centrale di Simone Verdi che ha centrato Samir Handanovic da posizione privilegiata, l'Inter non si è fatta prendere dall'ansia dal dato degli expected goal che è lievitato a vista d'occhio con le tre occasioni mancate nello spazio di un minuto, al contrario di quanto successo nel recentissimo passato. L'escalation di parate di Lorenzo Montipò, migliore in campo degli scaligeri anche dopo aver raccolto sei palloni in fondo al sacco, non ha spostato di un centimetro la convinzione della squadra di Simone Inzaghi: respinti in serie i tentativi di Edin Dzeko, Danilo D'Ambrosio e Stefan de Vrij, il portiere è stato colpito dal fuoco amico di Adolfo Gaich che lo ha bucato con un colpo di testa sciagurato. Uno a zero dopo 31', non proprio subito come all'andata, quando la Beneamata si fece bastare un gol lampo di Lautaro dopo 3' per poi gestire le forze in vista della finale di Supercoppa italiana che sarebbe diventata trionfale a Riad grazie al 3-0 rifilato al Milan.
Sempre citando Calha, l'Inter di questo periodo "è in forma" dopo essersi "rialzata dopo un periodo brutto", quindi non deve impostare la modalità 'risparmio energetico' per arrivare al traguardo con le mani alzate. Per come è strutturata, l'Inter ha sempre avuto bisogno di far fatica per creare gioco e occasioni, ma ora ha un'arma in più disponibile grazie a una condizione atletica e mentale invidiabile: la pazienza di portare gli episodi dalla sua parte quando sembrano andare a sfavore. Si è capito in maniera plastica domenica scorsa: in svantaggio per l'errore di un singolo in un contesto di assoluto dominio sulla Lazio, l'Inter è stata capace di avere la lucidità, oltre alla forza dirompente, di ribaltare il punteggio non facendosi prendere dal panico nonostante il cronometro fosse arrivato a segnare il 77esimo minuto. Il test vero era stato passato nello scontro diretto, ieri è stato fin troppo semplice giocare a tennis con una squadra in piena zona retrocessione. Sei gol fanno comunque sempre impressione, compongono una statistica storica da tramandare ai posteri e aiutano eccome l'autostima dei protagonisti del presente. Calhanoglu ha ritrovato la stoccata dalla distanza (e che stoccata), Dzeko ha interrotto con una doppietta il digiuno iniziato dal ritorno dall'Arabia Saudita e Lautaro si è confermato con il secondo bis in quattro giorni. Tanti indizi positivi a una settimana dall'euroderby d'andata contro quel Milan che è andato a dormire tormentato dall'ennesima occasione persa avendo pareggiato 1-1 in casa contro la Cremonese, peraltro dopo essere andato clamorosamente sotto. Ora è Stefano Pioli che parla di scarsa concretezza dei suoi e dei gol subiti alla prima situazione concessa, quasi citando Inzaghi. Che, da par suo, avendone viste tante, non si è sbottonato rispetto al fatto che la sua squadra parta favorita contro i cugini alla luce delle recenti prestazioni: "Col Milan sono sempre state equilibrate e tirate, i giudizi cambiano in fretta giocando ogni due-tre giorni", le parole del tecnico piacentino. Il calendario ora prevede la Roma incerottata di José Mourinho e poi la Champions, due sfide che potrebbero rendere il bilancio ancora più ricco o svuotarlo delle parole che sono state spese fino a ieri sera.
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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