In una fase così pulsante del calciomercato non c’è logica e razionalità che tenga.
In poco più di una settimana lo scenario catastrofico è diventato improvvisamente magnifico e gli interisti sono tornati ad impugnare l’orgoglio e l’ambizione di qualche anno fa. È stato tutto così rapido da creare una schizofrenia nell'accoglienza delle notizie, prima pessimistiche e poi straordinariamente esaltanti. Al punto che il clima di generale euforia ha rivitalizzato il popolo degli ottimisti a prescindere, pronti alla caccia alle streghe. Ne sa qualcosa Alessandro Cavasinni, che ha osato fare una provocazione con un titolo ed è stato insultato da decine di tifosi che non si sono degnati di leggere l’articolo. E nemmeno di scusarsi.
In realtà questo calciomercato ha mostrato da parte della stampa una sconcertante fretta nel dare informazioni su fatti non ancora avvenuti. Un corto circuito che ha creato un flusso di notizie su una materia già di per sé intangibile come la trattativa per acquisire i calciatori, capace di annichilire tutti nel momento stesso in cui operazioni date per fatte, sono svanite nel nulla. Per carità è sempre successo che i colleghi parlassero di accordi a cui mancavano solo i dettagli. Ma la disinvoltura con la quale sono stati ad esempio abbonati al Milan Jackson Martinez e Kondogbia, senza contare la fiducia incrollabile della trattativa per Ibrahimovic e i bene informati che raccontavano di un sicuro ritorno di Ancelotti, ha poi svegliato i cugini di tifo da un'illusione gratuita.
In parte ora sta toccando all’Inter, nel senso che, ad oggi, gli unici due acquisti sicuri al 100% sono Murillo e Kondogbia. Miranda, dato come il nuovo difensore centrale della prossima stagione, ha detto che l’Inter potrebbe essere una destinazione. E che i prossimi giorni il suo futuro sarà delineato. Imbula, dato già in nerazzurro con titoli celebrativi come “Inter scatenata” e le grafiche della nuova formazione, improvvisamente si è allontanato, tentato anche dal Porto e da un attacco di furbizia del procuratore. Montoya, che fino a venerdì era dato come il sicuro nuovo esterno destro dell’Inter, è in una fase importante della trattativa. Ma è ancora del Barcellona. Probabilmente arriveranno tutti perché l’Inter ha maturato un accordo con loro. In ogni caso fare prime pagine che anticipano trasferimenti con questa spregiudicatezza non è corretto.
È anche la settimana delle cessioni. Si è parlato delle sicure partenze di Kovacic, Santon, Kuzmanovc e Guarin, salvo scoprire che a nessuno di loro sta bene la nuova destinazione. Ho letto forti resistenze di tifosi perplessi sulla partenza di Santon (anche di Kovacic ma di lui abbiamo già parlato) stupendosi di questa scelta. Vale la pena ricordare che Santon non è migliorato dal punto di vista difensivo e ha mantenuto una naturale propensione alla fase propulsiva. È probabile che Mancini sconfessi la scelta di gennaio perché vuole alzare ulteriormente l’asticella in ogni ruolo. Come dire: Santon è bravo ma non fortissimo e dunque sacrificabile. Nello stesso segno la probabile cessione al Liverpool di Kovacic. L’indicazione che ne deriva è quella di una stagione dove non si può aspettare un giocatore un altro anno perché la strategia obbligatoria è quella di arrivare nei primi tre. Dall’altra parte, se si riuscisse a compiere davvero la rivoluzionaria campagna acquisti che è nelle intenzioni della società, ci sarebbe il non trascurabile problema di rendere armonico in breve tempo il gioco di una squadra rifatta al 70%.
In ultimo la vecchia/nuova frontiera della polemica che è destinata ad accompagnare l’Inter anche e soprattutto questa stagione. Ovvero la squadra senza italiani. Resta un mistero come un Paese così disinteressato alle sorti della Nazionale, che guarda spesso con fastidio o noia le partite degli azzurri, che inserisce oriundi o giocatori naturalizzati (ex stranieri) nella rosa, un Paese tra i meno uniti per ragioni storiche, si scopra clamorosamente italiano quando osserva ipocritamente che una squadra più di altre ha giocatori stranieri. Oltretutto il panorama non offre un numero vastissimo di campioni tricolore che il mondo ci invidia.
È pur vero che avere giocatori italiani avvicina i bambini, i quali seguono con più passione i colori della Nazionale, senza contare che avrei gradito riavere Benassi in rosa e lo scorso anno Bonaventura. Farebbe piacere anche a me avere dei giocatori italiani forti, magari provenienti dal vivaio in grado di fare la differenza ma tanti nomi spesi non si sono rivelati essere i fenomeni su cui si giurava. Ricordo le polemiche per aver perso Destro, Balotelli, Longo, Bardi, Viviano, Poli. Qualcuno è tornato come Andreolli e lo stesso Santon ma nessuno è trascendentale. Sono strumentali le critiche verso una società che sa come un giocatore, per quanto forte, abbia maggiori probabilità di affermazione in una piccola, media squadra di quanto non le abbia in una grande che nella storia ha spesso “bruciato” tanti giovani. Niente di personale.
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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