È domenica. Pieno agosto. Tifi Inter e attendi con gioia che arrivino le 20.30 della sera perché inizia il campionato. Il mercato svolto e le cronache estive ti hanno detto che la squadra è forte, è addirittura indicata come l’anti-Juve e quindi al Mapei Stadium di Reggio Emilia, contro il Sassuolo, pensi solo con quale punteggio la Beneamata andrà a travolgere la squadra del milanista Squinzi. Anche per vendicare i sei punti sottratti la scorsa stagione con tanto di Champions League messa fortemente a rischio.
E invece arriva lo schiaffo in faccia inaspettato, forte, che ti manda a terra e non riesci a rialzarti perché scopri improvvisamente, o trovi la conferma, che il campo rimane l’unico giudice insindacabile e domenica scorsa il campo ha bocciato sonoramente Spalletti e la sua banda. L’Inter poteva non perdere la gara, visto che l’1-0 per il Sassuolo è la sintesi di un calcio di rigore che non c’era per la compagine dell’ottimo De Zerbi e la mancata concessione di un penalty che invece è apparso chiaro per il fallo su Asamoah. Questo, nonostante esista il Var, il cui protocollo però quest’anno è stato pericolosamente modificato per accontentare la classe arbitrale che ha chiesto e ottenuto di tornare centrale nell’atavica questione. La dirigenza nerazzurra ha scelto di non commentare gli episodi incriminati soffermandosi sulla prova inguardabile dei nerazzurri. Il solo Luciano Spalletti ha detto qualcosa ai direttori di gara dopo il mancato rigore per l’Inter e per questo è entrato in diffida e dovrà addirittura pagare una multa di diecimila euro. Oltre il danno, la classica beffa.
Sassuolo-Inter è stata molto simile a Chievo-Inter della stagione in parte targata De Boer. Esordio in trasferta contro una squadra medio-piccola e sconfitta che lascia un fastidioso zero in classifica. Ma se due anni fa i problemi erano tanti, con il tecnico olandese arrivato a ridosso del campionato per sostituire Mancini, questa volta sembrava tutto apparecchiato per un inizio colorato di nerazzurro che avrebbe dovuto aumentare l’entusiasmo in vista dell’esordio casalingo con il Torino. E invece, no. L’Inter ha rispolverato puntuale antichi difetti, tattici, fisici e di personalità, andando a sbattere contro un Sassuolo che invece era sincronizzato perfettamente con giocatori che sapevano esattamente cosa fare ad una velocità di gambe e di pensiero doppia dei più blasonati campioni in maglia nerazzurra.
È indubbio che l’Inter abbia scontato pesantemente l’assenza degli infortunati Skriniar e Nainggolan e, a parte Bozovic, dal primo minuto dai croati reduci dal mondiale, anche se Ivan Perisic è stato chiamato in causa nel finale. Però sono d’accordo con chi ritenga comunque errate le scelte iniziali di Luciano Spalletti. Anche se è sempre facile parlare dopo. Ma insistere su Dalbert che personalmente non mi aveva convinto nemmeno durante le amichevoli estive, avanzando così Asamoah nei tre dietro Icardi, ha penalizzato oggettivamente la fascia sinistra. La serata no dell’ex Nizza in fase difensiva ha favorito le giocate di Berardi, ma Dalbert è stato insufficiente anche in fase di spinta, mentre Asamoah, così avanzato non trovava lo spazio per far valere quella fisicità unita a tecnica che lo ha portato ad essere uno dei protagonisti di sei scudetti consecutivi vinti con la maglia della Juventus.
Scelte condivisibili, invece, per quanto riguarda il centrocampo. La coppia Brozovic-Vecino era preferibile a Borja Valero e Gagliardini. Purtroppo Brozo e Matias hanno giocato male e la manovra non ha mai preso corpo. Lautaro Martinez, atteso con entusiasmo dai tifosi interisti, ha steccato, ma è giovane e la faccia giusta per non sbagliare ancora quando verrà chiamato in causa. Maurito Icardi merita un discorso a parte. Per me rappresenta il centravanti ideale e i gol realizzati a soli 25 anni lo indicano come elemento indispensabile per tornare a vincere qualcosa. Ma non vorrei che l’encomiabile sforzo mentale di rendersi più utile alla manovra, stia condizionando la cosa per la quale è nato: buttarla dentro.
Le rivali, a parte il Milan che dovrà recuperare la gara con il Genoa per la tragedia che ha colpito il capoluogo ligure, hanno vinto. Chi con merito, vedi il Napoli di Ancelotti, chi per le prodezze di due singoli come la Roma. La Juventus di Cristiano Ronaldo la ritengo ancora non paragonabile, perché a mio avviso, proprio analizzando come sia maturato il successo in rimonta in casa del Chievo, dobbiamo registrare che siamo di fronte ad una corazzata capace di determinare il risultato di una partita quando e come voglia.
La sconfitta dell’Inter a Reggio Emilia toglie per qualche giorno le certezze e le speranze maturate dopo il mercato e la preseason e alimenta gli squilli di tromba di chi, tifosi interisti compresi, pensi che anche quest’anno ci sarà da soffrire, più che gioire.
Ribadisco che il fiore all’occhiello del mercato nerazzurro sia stato Radja Nainggolan. Si tratta del giocatore fortemente voluto da Spalletti in grado di indirizzare le partite grazie ai suoi strappi e ai suoi inserimenti e grazie anche ai suoi gol, come visto due stagioni fa quando, nella Roma, il Ninja fu impiegato dal tecnico di Certaldo come trequartista anomalo. Purtroppo Nainggolan ha dovuto saltare quasi tutta la preparazione per un problema muscolare, out per l’esordio con il Sassuolo e anche domenica al Meazza con il Torino rischia di dover partire, al massimo, dalla panchina. Le immagini del trentenne belga in discoteca nella serata di venerdì scorso, hanno poi alimentato le malelingue che vorrebbero un Nainggolan ormai sul viale del tramonto, incapace di condurre una vita consona ad un professionista della sua età. Deve essere chiara una cosa: Radja Nainggolan è questo, vive come ha sempre fatto a Roma e come altri campioni del passato che hanno assaggiato la movida milanese. Ma a differenza di altri non si nasconde. Radja va giudicato solo per quello che saprà dare in campo, augurandoci che questo possa avvenire già domenica contro il Torino.
Il resto lo dovrà fare Spalletti. Come già scritto in passato, ora viene il difficile, perché il tecnico nerazzurro ha ampia libertà di scelta. E scegliere bene, fa la differenza.
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