Il derby non è mai una partita normale e l'Inter non l'ha perso in modo normale. Il ko contro i rossoneri è arrivato per colpe proprie e per colpe altrui: la differenza è che se sui tuoi errori puoi lavorare, su quelli degli altri - in questo caso degli arbitri - non puoi fare nulla.
Partiamo dalle colpe nerazzurre. La più evidente è la mancanza di concretezza sotto porta. Un difetto endemico, non di questa stagione. Settanta minuti di dominio assoluto che avrebbero meritato un parziale ben più ampio, al netto delle ottime parate di Maignan. E sul banco degli imputati non vanno solo le punte: gli errori gravi sono stati quelli visibili sotto porta, ma pure quelli più nascosti nella mancanza di lucidità nell'ultimo passaggio, specie nella prima parte della ripresa. Tenendo la partita viva, fatalmente ci si espone a brutte sorprese. E così accade che un tiraccio di Diaz venga respinto da Bastoni proprio sui piedi di Giroud e che una mozzarella dello stesso francese non venga parata da Handanovic, ancora pessimo nella reattività come già accaduto col Venezia prima della sosta. E non sempre trovi Dzeko che al 90' la risolve. Peraltro, Dopo il pari con la Samp e il ko con la Lazio, altri punti persi nel match immediatamente successivo a una sosta nazionali: tre indizi fanno una prova. I cambi di Inzaghi? Lautaro arrivava dal viaggio transoceanico e Perisic aveva accusato un fastidio al polpaccio. Discutibile l'uscita di Calhanoglu e ancor di più l'ingresso di Dimarco: in questo tipo di gare, forse, sarebbe più utile un Darmian (entrato solo nel finale) o un D'Ambrosio. Ma si sa: col senno del poi è tutto molto semplice. La verità è che raramente una squadra domina per 90 minuti, figurarsi in un derby. Settanta minuti di comando delle operazioni sono un'enormità, anche perché al contempo si è concesso zero occasioni reali. Il risultato negativo non può offuscare l'analisi globale.
E passiamo al pessimo arbitraggio di Guida. Leggendo le varie moviole e ascoltando i moviolisti in tv, ne viene fuori un 5,5-6 per il fischietto di Torre Annunziata, giudizio avallato a quanto pare anche dai vertici AIA. E invece la sua è stata una prestazione incredibilmente mediocre, scadente. L'errore più vistoso è stata la totale mancanza di metro uniforme. Per esempio, Theo Hernandez, a termini di regolamento, andava espulso già nel primo tempo. Al di là dell'evidente comportamento antisportivo tenuto per tutto il match dal francese (simulazioni continue, cadute dopo aver perso l'uomo in zona pericolosa, urlacci e mani al volto a ogni minimo soffiar di vento...), l'ex Real già nei primi minuti avrebbe meritato un giallo per fallo su Dumfries che gli era andato via e puntava l'area: SPA evidente, fischio puntuale, ma l'ammonizione dov'è? Poi arriva la gomitata a Barella: gesto lampante, minimo da giallo, invece addirittura non viene fischiato nulla, se non una punizione... contro l'Inter! Guida è evidentemente disorientato, la narrazione che diriga il derby all'inglese è del tutto falsa: non solo a Theo, ma pure a Tonali e poi a Diaz fischia spesso anche i falletti, mentre sull'altro fronte nulla. Anzi: ai nerazzurri viene cancellata a inizio ripresa una ripartenza molto promettente per un fallo fantasma di Dzeko che in realtà era saltato in duello contro due milanisti. Il secondo tempo è perfino peggiore del primo: all'Inter non viene di fatto concesso di ripartire, con fischi sistematici a senso unico. E lo stesso avviene in campo opposto. La fotografia del match è quello che accade in mezzo al campo tra Brozovic e il solito Diaz: lo spagnolo non tiene a livello fisico, scivola, perde palla e si lancia sulle gambe del croato. Fallo. Un minuto dopo, con l'Inter 'aperta' e proiettata verso una ripartenza pericolosa, Giroud va come un treno su Sanchez: si gioca. Gol. E la partita gira.
Stasera altro capitolo della stagione, torna la Coppa Italia e torna Mourinho, per la prima volta da avversario nel San Siro interista. E José è uno che nell'anno del Triplete ha saputo ripartire immediatamente dopo brusche frenate, come accadde in quel leggendario Chelsea-Inter a Stamford Bridge pochi giorni dopo il ko di Catania. Ed è stato uno che ha saputo pure porre l'accento in maniera decisa sulle sviste arbitrali di quel biennio a Milano. Ad Appiano Gentile si augurano tutti che la storia insegni, perché non può esistere progresso senza conoscere il proprio passato. Un'ispirazione.
Partiamo dalle colpe nerazzurre. La più evidente è la mancanza di concretezza sotto porta. Un difetto endemico, non di questa stagione. Settanta minuti di dominio assoluto che avrebbero meritato un parziale ben più ampio, al netto delle ottime parate di Maignan. E sul banco degli imputati non vanno solo le punte: gli errori gravi sono stati quelli visibili sotto porta, ma pure quelli più nascosti nella mancanza di lucidità nell'ultimo passaggio, specie nella prima parte della ripresa. Tenendo la partita viva, fatalmente ci si espone a brutte sorprese. E così accade che un tiraccio di Diaz venga respinto da Bastoni proprio sui piedi di Giroud e che una mozzarella dello stesso francese non venga parata da Handanovic, ancora pessimo nella reattività come già accaduto col Venezia prima della sosta. E non sempre trovi Dzeko che al 90' la risolve. Peraltro, Dopo il pari con la Samp e il ko con la Lazio, altri punti persi nel match immediatamente successivo a una sosta nazionali: tre indizi fanno una prova. I cambi di Inzaghi? Lautaro arrivava dal viaggio transoceanico e Perisic aveva accusato un fastidio al polpaccio. Discutibile l'uscita di Calhanoglu e ancor di più l'ingresso di Dimarco: in questo tipo di gare, forse, sarebbe più utile un Darmian (entrato solo nel finale) o un D'Ambrosio. Ma si sa: col senno del poi è tutto molto semplice. La verità è che raramente una squadra domina per 90 minuti, figurarsi in un derby. Settanta minuti di comando delle operazioni sono un'enormità, anche perché al contempo si è concesso zero occasioni reali. Il risultato negativo non può offuscare l'analisi globale.
E passiamo al pessimo arbitraggio di Guida. Leggendo le varie moviole e ascoltando i moviolisti in tv, ne viene fuori un 5,5-6 per il fischietto di Torre Annunziata, giudizio avallato a quanto pare anche dai vertici AIA. E invece la sua è stata una prestazione incredibilmente mediocre, scadente. L'errore più vistoso è stata la totale mancanza di metro uniforme. Per esempio, Theo Hernandez, a termini di regolamento, andava espulso già nel primo tempo. Al di là dell'evidente comportamento antisportivo tenuto per tutto il match dal francese (simulazioni continue, cadute dopo aver perso l'uomo in zona pericolosa, urlacci e mani al volto a ogni minimo soffiar di vento...), l'ex Real già nei primi minuti avrebbe meritato un giallo per fallo su Dumfries che gli era andato via e puntava l'area: SPA evidente, fischio puntuale, ma l'ammonizione dov'è? Poi arriva la gomitata a Barella: gesto lampante, minimo da giallo, invece addirittura non viene fischiato nulla, se non una punizione... contro l'Inter! Guida è evidentemente disorientato, la narrazione che diriga il derby all'inglese è del tutto falsa: non solo a Theo, ma pure a Tonali e poi a Diaz fischia spesso anche i falletti, mentre sull'altro fronte nulla. Anzi: ai nerazzurri viene cancellata a inizio ripresa una ripartenza molto promettente per un fallo fantasma di Dzeko che in realtà era saltato in duello contro due milanisti. Il secondo tempo è perfino peggiore del primo: all'Inter non viene di fatto concesso di ripartire, con fischi sistematici a senso unico. E lo stesso avviene in campo opposto. La fotografia del match è quello che accade in mezzo al campo tra Brozovic e il solito Diaz: lo spagnolo non tiene a livello fisico, scivola, perde palla e si lancia sulle gambe del croato. Fallo. Un minuto dopo, con l'Inter 'aperta' e proiettata verso una ripartenza pericolosa, Giroud va come un treno su Sanchez: si gioca. Gol. E la partita gira.
Stasera altro capitolo della stagione, torna la Coppa Italia e torna Mourinho, per la prima volta da avversario nel San Siro interista. E José è uno che nell'anno del Triplete ha saputo ripartire immediatamente dopo brusche frenate, come accadde in quel leggendario Chelsea-Inter a Stamford Bridge pochi giorni dopo il ko di Catania. Ed è stato uno che ha saputo pure porre l'accento in maniera decisa sulle sviste arbitrali di quel biennio a Milano. Ad Appiano Gentile si augurano tutti che la storia insegni, perché non può esistere progresso senza conoscere il proprio passato. Un'ispirazione.
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