Dopo 4 anni di presidenza cinese e un presente privo di analogie col passato, dopo tre mesi e mezzo di distacco dal calcio giocato e un’attualità di calciomercato ancora impalpabile, se non attraverso scenari di addii (Lautaro), giocatori sfumati (Mertens e Cavani) e obiettivi (Kumbulla, Tonali, Chiesa, Vidal, Zaniolo e ancora Timo Werner) è giusto chiedersi che futuro attende l’Inter.
Per poterlo fare è giusto partire da un bilancio su Suning alla guida dell’Inter. Questo resta vincolato a dati di fatto che esulano dalle speranze di successi, in quello che è certamente stato il peggior periodo storico dell’intera storia nerazzurra. Suning ha preso l’Inter il 6 giugno 2016 in una situazione che qualunque investitore avrebbe ritenuto azzardata, per usare un eufemismo. La società non aveva (e non ha) uno stadio di proprietà ed era indebitata fortemente, al punto che tra il 2017 e il 2018 aveva un rosso di 637,56 milioni e qualche quotidiano esprimeva persino riserve sul fatto che l’Inter potesse essere iscritta al Campionato di serie A.
Nei primi due anni, per ripianare le perdite da 300 milioni, Suning ha messo nelle casse 474 milioni (con un aumento di capitale iniziale da 142 milioni).
C’è però da dire che nel 2019 i debiti totali sono arrivati a 774 milioni, compresi i 287 milioni del prestito obbligazionario emesso da Zhang, con scadenza 2022, 149 milioni di prestiti concessi da Suning, 135 milioni di debiti da calciomercato e 80 milioni verso fornitori. Detto questo l'Inter due anni fa vantava disponibilità liquide per 54 milioni e crediti per 283 milioni. Tolti i finanziamenti di Suning l'indebitamento del club nerazzurro si riduceva intorno ai 300 milioni e quindi appariva più sostenibile.
Nel 2020 i ricavi totali sono saliti a 417,1 milioni, al netto però delle plusvalenze da calciomercato e i proventi da prestiti dei giocatori ma questo indica che i guadagni operativi sono un po’ più bassi, pur essendo l’Inter la seconda società di serie A per ricavi, dietro la Juventus e nettamente davanti al Milan e alla Roma che in questo periodo è decisamente in crisi. Il Sole 24 ore, i primi di questo gennaio, scriveva che il 30 giugno del 2019 l’Inter aveva un indebitamento finanziario netto consolidato pari a 456,5 milioni, solo 7 milioni in meno della Juventus, che ha però una rosa calciatori più costosa e incorpora nei debiti anche l’investimento nello stadio di proprietà (150 milioni), che l’Inter non ha. Il patrimonio netto a giugno 2019 era positivo per soli 4,55 milioni,
Il futuro si delinea attraverso le azioni, le quali dicono che Suning sta investendo sull’ammodernamento di Appiano Gentile, lavora per lo stadio, che diventa determinante per la vita nerazzurra ed entro un mese è lecito attendersi esserci il via libera del Comune di Milano e la scelta definitiva dell’impianto. Infine il nuovo sponsor sulle maglie: nel 2021 scadrà l’accordo storico con Pirelli e Zhang sta cercando di chiudere un nuovo contratto da 25-30 milioni all’anno. La traduzione di questa analisi implica che l’uscita dal settlement agreement ha creato l’illusione che l’Inter potesse spendere come le sue competitor europee ma non è così. Tutta l’ambizione dei tifosi nerazzurri e di Steven Zhang, il quale non ha mai nascosto di voler riportare l’Inter ai vertici del calcio mondiale, si scontra nell’evidente necessità di pazientare per poter competere.
La società non ha fatto clausole a Lautaro e Brozovic per caso, e un eventuale cessione di uno di questi giocatori accelererebbe la stabilità economica. La cessione di Icardi in questo senso è una splendida notizia, a cui si potrebbe aggiungere a breve anche quella di Perisic. Resta il fatto che non si può fare la guerra sportiva alla Juventus ad armi pari per il momento e non lo può fare nessun'altra squadra in Italia, specie con il Covid-19 che è stato un ulteriore distanziatore economico, un divaricatore tra la Juventus e tutti gli altri club senza stadio. In prospettiva è l’Inter l’unica realtà che può rivaleggiare stabilmente con i bianconeri ma non adesso. Va poi considerata anche a politica, perché in Italia, il calcio passa anche attraverso questa e Marotta non ha lo stesso potere di quando era alla Juventus, perché non ha un presidente radicato nel territorio. Il fatto auspicabile è che Zhang impari anche l’italiano e manifesti la sua presenza stabilmente.
Sul piano tecnico è dunque naturale che l’Inter punti ad una cifra tecnica importante, partendo da obiettivi giovani e italiani e non possa ancora puntare a giocatori dal costo eccessivo. Eriksen è stata un’occasione straordinaria che Marotta ha colto, pur sapendo che Conte aveva bisogno più di un Vidal, per questo sarà importante sapere qual è, se c’è, il patto stabilito tra Conte e la dirigenza, perché attualmente l’Inter non ha ancora le cento euro che servono per mangiare nel ristorante di lusso. Se lo sa è un bene, l’anno scorso nessuno, compreso lui, sembrava averlo compreso, perché l’ultima cosa di cui ha bisogno l’Inter è che il suo allenatore la lasci in estate per questo genere di incomprensioni. Il futuro sarà importante solo se non ci saranno altre rivoluzioni e fughe in avanti. Coraggio.
Amala.
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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