'L'anno vecchio è finito ormai, ma qualcosa ancora qui non va'. A 24 ore esatte dal countdown con il quale l'Inter si prepara ad accogliere il 2017, i protagonisti della storia in fieri nerazzurra forse stanno fischiettando il celebre ritornello de 'L'anno che verrà' dell'indimenticabile maestro Lucio Dalla e, probabilmente, hanno lo sguardo rivolto all'indietro per ripassare tutte le tappe più significative di una stagione letteralmente rivoluzionaria.
Sì, perché non esiste termine più appropriato per inquadrare il cambiamento epocale a livello societario occorso, a metà del guado, lo scorso 6 giugno: in quella data, F.C. Internazionale e Suning Holdings Group hanno annunciato la firma di una storica partnership strategica con la quale il colosso di Nanchino ha acquisito la maggioranza di uno dei club più gloriosi della storia del calcio. Contestualmente, e non è assolutamente una nota a margine della storia, si è posta la parola fine all'era Moratti, la famiglia che con papà Angelo prima e con Massimo poi ha contribuito in maniera esclusiva ad elevare la Beneamata nell'élite el calcio mondiale. Da quel 6/6 ogni data della linea del tempo interista è bene scriverla con la dicitura d.M. (dopo Moratti), senza correre il rischio di finire in ambiente blasfemo.
Parallelamente alla costruzione del nuovo Impero cinese (Suning Investment Holding Group ha messo il primo mattoncino della Muraglia il 25 aprile), nella lontana Milano si respira aria di malcontento per un ingresso in Champions League che già dal 19 marzo, dopo un Roma-Inter 1-1, appare praticamente una chimera. I primi segnali di sgretolamento dell'esercito manciniano, in realtà, arrivano puntuali il 10 gennaio, quando nell'ultima battaglia del girone d'andata Icardi e soci invece di piantare la bandiera di campioni d'inverno in cima alla collina battono in ritirata contro il Sassuolo dello spietato Berardi. Il mese di gennaio si conferma nerissimo anche in seguito alle due debacle con gli arcinemici della Juve, 3-0 in Coppa Italia, e del Milan, risultato identico nel sentito derby della Madonnina contro l'ex sergente Sinisa Mihajlovic.
La posizione di vantaggio conquistata nell'ultima parte del 2015, quindi, viene dilapidata fino quasi a compromettere il quarto posto, e generando il disorientamento del generale Mancini da Jesi, che dopo l'inutile battaglia persa malamente a Reggio Emilia dichiara di essere pronto a strappare il contratto in caso di poca chiarezza da parte della società.
Riecco il Sassuolo a chiudere un cerchio funesto e riecco la necessità di chiarezza verso un club che nel fisiologico periodo di transizione di un cambio di proprietà senza precedenti di garanzie può darne ben poche. Sia nella sfera che concerne i fatti di campo che in quella del mercato, laddove il nuovo comandante Zhang Jindong ha dovuto fare i conti con il 'Settlement Agreement' stipulato con la Uefa da Erick Thohir, azionista di minoranza ma pur sempre presidente esecutivo.
Questo momento di passaggio, popolato da fin troppi se, non trova il gradimento di Roberto Mancini, che il 13 luglio, in quel di Riscone di Brunico, prende la parola per la prima volta in conferenza stampa durante la preseason per manifestare in pubblico tutti i suoi turbamenti da ex uomo solo al comando, denunciando in tre punti cardinali il proprio declassamento rispetto al precedente status di manager all'inglese: la definizione di Banega anarchico, Joao Mario doppione di Brozovic e il distacco sulla telenovela del rinnovo di Icardi. Insomma, la guerra fredda interista tra il blocco orientale facente capo a Mr. Z e quello occidentale guidato dal Mancio sembra dover sfociare in un inevitabile scontro atomico, e invece si risolve senza spargimenti di sangue martedì 2 agosto, grazie alla firma della tregua apposta da Suning sull'offerta da ventidue milioni di euro più bonus individuali e di squadra da girare alla Lazio per Antonio Candreva.
In quello stesso giorno, alle ore 18.16 - ancora non si sa per quali congiunzioni astrali - cade simbolicamente anche l'ultimo muro interista, abbattuto con un colpo di tweet dal capitano Mauro Icardi, che mette fine all'estenuante telenovela alimentata dalla moglie-agente Wanda Nara sul suo rinnovo e conferma la sua volontà di voler proseguire la sua carriera in maglia nerazzurra (Il rinnovo verrà firmato il 7 ottobre).
Tuttavia, nonostante questa simbolica stretta di mano tra le parti, l'escalation di insoddisfazione culminata nel 6-1 tennistico subito contro il Tottenham porta alla più logica delle decisioni: risoluzione del contratto di Mancini e ingaggio dell'olandese Frank de Boer, neofita della Serie A che ha giusto 8 giorni di tempo per preparare l'esame Chievo, nel quale poi verrà bocciato malamente. Alle premesse disastrose seguono anche peggiori conseguenze, con il risultato che, dopo neanche tre mesi di stage ad Appiano Gentile, FdB viene rispedito in Olanda con un trattamento non proprio da top club.
Siamo a novembre e lo show deve continuare, anche se il nuovo tecnico definitivo può aspettare qualche giorno. Nel frattempo prende l'incarico ad interim Stefano Vecchi, che traghetta la squadra verso il porto sicuro dei tre punti con il Crotone ma non riesce nell'impresa di raddrizzare una campagna europea fallimentare espugnando il St. Mary's di Southampton.
Poco male, gli errori sono a monte e forse ancor prima di quanto uno possa immaginare (Mancini dirà: "Non bisogna mai ritornare dove si è fatto bene, perché puoi fare solo peggio"). Esatto, caro Roberto, aggiungiamo noi.
Lo spettacolo non può fermarsi, si diceva. E allora via col circo mediatico del casting per trovare l'uomo giusto da mettere alla guida di una formazione in crisi di risultati e identità. Il nome giusto, dopo aver superato la concorrenza di Marcelino e Zola , è quello di Stefano Pioli, che curiosamente si trova a New York quando risponde incredulo alla chiamata del club che tifava da ragazzino. Già, ancora New York, la città della Grande Mela nella quale l'Inter ha commesso l'ultimo peccato originale in ordine di tempo della sua storia recente: nella metropoli statunitense, di fatto, si consumò il tira e molla doloso tra Mancini e Thohir che è forse la scena madre del film horror del pre-campionato nerazzurro.
Faccenda superata, ora siamo a un passo da una nuova era. Si deve correre verso il futuro senza perdere tempo, continua a ripetere quasi come se fosse un mantra Stefano Pioli. Lui che ha preso il primo volo aereo per Nanchino, quartier generale di Suning, e ora pianifica il mercato dell'anno che verrà, sia invernale che estivo, assieme ai vertici del club e al direttore sportivo Piero Ausilio. Senza ingerenze esterne dei mercanti alla Kia Joorabchian di turno, e senza curarsi del fantasma del Cholo Simeone che lo perseguita dai tempi della Lazio ma che ora rimarrà silente a Madrid almeno fino al 2018.
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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