Nell’estate in cui tutto sembra possibile, allora perché anche l’Inter deve privarsi del fatto di alimentarsi di un sogno? Perché se un’operazione che sembrava assurda anche solo a pensarla e invece si è concretizzata in maniera clamorosa una volta, non può esistere il fatto che possa succedere ancora? Del resto, a riprese incalcolabili si è detto, per convinzione o anche semplicemente per attenersi ad un luogo comune, che il colpo Cristiano Ronaldo alla Juventus avrebbe avuto effetti soltanto positivi per il calcio italiano, anche solo per il semplice fatto che le altre squadre in qualche modo avrebbero avuto anche l’impulso inconscio di provare a rispondere per evitare di lasciare campo ancora più libero a chi già domina da tanto tempo sulla scena nazionale.
Le tante voci delle ultime ore relative alla campagna acquisti dell’Inter vanno lette anche, e probabilmente soprattutto, in quest’ottica: a conclusione di un mercato condotto in maniera esemplare, tra colpi a parametro zero e arrivi di spessore e dopo un periodo di calma apparente, la dirigenza nerazzurra all’improvviso si è messa in testa di regalare a Luciano Spalletti il pezzo da novanta, il giocatore da far sognare i tifosi e mandare in tilt gli aeroporti, l’elemento di livello mondiale che da anni ormai non si vede con la maglia della Beneamata addosso. Avrebbe dovuto essere Arturo Vidal, questo nome: tutto sembrava ormai ben definito, l’accordo tra le parti era prossimo, il giocatore aveva praticamente dato il proprio assenso al punto da avere messo le mani anche su un attico in zona San Siro, queste avrebbero dovuto essere le giornate per la definizione dell’affare. Avrebbero dovuto, infatti: perché è arrivato l'improvviso stop ai discorsi, con Piero Ausilio che gioca al ribasso con l’agente Fernando Felicevich che per tutta risposta prende il primo volo per Barcellona riservando un posto al suo assistito, poi Ariedo Braida che gioca un po' a carte coperte, fino al momento in cui l'accordo tra i catalani e il Bayern Monaco viene ufficializzato.
In tutto questo, all’orizzonte nerazzurro si è stagliata una figura mitologica, dai capelli biondi e dagli occhi un po’ allampanati, un nome davvero capace di destare sogni che sembravano definitivamente sopiti: Luka Modric. Lui, il regista del Real Madrid tricampione d’Europa, probabilmente il protagonista assoluto della splendida cavalcata mondiale della nazionale croata di Zlatko Dalic fermata solo dalla Francia nella finale di Mosca, in sintesi uno dei giocatori in cima alla classifica dei più forti del mondo, forse nemmeno troppo distante dai supercampioni che hanno contraddistinto questi ultimi anni. Proprio questo nome sta scatenando una ridda di voci incontrollate in orbita nerazzurra, anche perché gli ingredienti, emersi all’improvviso, sembrano esserci tutti. Si parte dalla presenza a Milano della pletora di agenti incaricati di seguire il dossier, sia croati che italiani, passando per i classici scenari che vorrebbero il croato, che in vacanza in Sardegna ha dribblato le domande dei curiosi con un sorriso, pronto a dichiarare chiuso il suo discorso al Real e a presentarsi davanti al presidente Florentino Perez chiedendo di tenere fede alla presunta promessa di lasciarlo libero di seguire il proprio istinto qualora avesse portato altre tre coppe dalle grandi orecchie nella già sontuosa bacheca della casa blanca.
L’Inter, si dice, aspetta, resta alla finestra, sogna, prepara le papille gustative: pensando che a dispetto dell’età, peraltro la stessa di Cristiano Ronaldo, l’arrivo di Modric garantirebbe un salto di qualità in tutti i sensi. Tecnico, perché è impresa ardua trovare un giocatore che come il croato garantirebbe un’iniezione clamorosa di qualità nel centrocampo e in genere nel gioco nerazzurro; di gruppo perché in pochi attimi diventerebbe l’alfiere e il capo carismatico della colonia croata che negli ultimi giorni si è ulteriormente rinforzata con l’arrivo di Sime Vrsaljko. E anche di immagine della squadra e della Serie A, perché comunque sarebbe un altro fuoriclasse, anch’egli proveniente dal Real Madrid, che andrebbe a impreziosire il campionato italiano (la legge dovrebbe valere per tutti, si pensa).
Ma mai come in questo caso, probabilmente, è più che necessario mantenere i piedi per terra. Perché, al di là delle parole di giovedì di Florentino Perez che ha sparato la somma di 750 milioni di euro per liberare Modric, restano enormi gli scogli da dover aggirare per poter realizzare un affare simile, partendo dalle richieste d’ingaggio e passando dall’effettiva volontà di Perez e del tecnico Julen Lopetegui, la cui esperienza nelle merengues non è certamente iniziata sotto una buona stella, di privarsi di un altro elemento importante dopo la partenza del Pallone d’oro, anche malgrado l’opportunità e l’eventualità di aprire una nuova fase della storia madridista. E se le voci mediatiche sull’arrivo in Italia di CR7 hanno iniziato sin da subito a compattarsi su un unico fronte, le teorie sul futuro di Modric al di là dei Pirenei divergono ancora, anche se in maniera meno netta col passare delle ore.
È insomma una suggestione le cui probabilità di tramutarsi in affare concreto sono al momento basse, e sulla quale è meglio mantenere un po’ di sano realismo e di altrettanto sana prudenza, anche al fine di prevenire eventuali e probabili colpi duri ai sogni ad occhi aperti. Rimane però un fatto: anche questa volta, l’operato di Piero Ausilio agli occhi dei sostenitori è giunto al dunque. Perché il rischio di macchiare una campagna estiva condotta in maniera egregia con il ruzzolone dell’ultimo momento, almeno nel giudizio del tifo, è quanto mai concreto. Indispettisce parecchio, infatti, l'idea di vedere sfumare un altro nome dopo un’esibizione apparsa ad alcuni a tratti eccessiva, come avvenuto qualche tempo fa per Malcom (con l’assenza, per fortuna, di annunci di accordi arrivati direttamente dal club e poi rimangiati in men che non si dica).
E quindi, adesso, serve l’ultimo tassello del mosaico, un tassello che ci si aspetta essere di valore assoluto, e questo a prescindere dai giudizi da social sommari e avventati di quelli già pronti a far crollare la valutazione del mercato nerazzurro in caso di mancato arrivo di un craque. Si fanno già nomi di altri elementi più o meno raggiungibili, dal vecchio allievo di Spalletti Leandro Paredes al giovane Nicolò Barella, passando per Ilkay Gundogan fino al mai dimenticato Rafinha e all’esotico e probabilmente per alcuni semi-sconosciuto colombiano Willian Barrios. Ipotesi che però di fronte ai primi due nomi ovviamente non scaldano più di tanto, come non attaccherebbe nemmeno l’idea di dirottare le attenzioni su un nuovo terzino consegnando definitivamente alla mediana Kwadwo Asamoah, che sicuramente garantisce forza, quantità e qualità ma è uno dal quale non ti aspetti certo il colpo del campione o del regista capace di togliere le castagne dal fuoco quando la partita scotta.
È stata un’estate per certi versi folle, sul piano climatico come su quello del mercato. Come folle sembra pensare di svegliarsi e vedere all’improvviso Luka Modric sbarcare alla Malpensa con ambasciata nerazzurra al seguito, accolto dai cori di giubilo dei tifosi. Ma con il gong del mercato che si approssima, sarebbe forse meglio badare maggiormente alla concretezza. Poi, chissà, magari davvero la follia diventa una cosa seria.
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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