L'Inter e tutti i suoi tifosi meritavano, dopo tante recenti delusioni e la sensazione di aver gettato via la stagione già a ottobre, una serata così. Una serata europea di quelle che restano impresse nella memoria anche anni dopo, che già da domani inviteranno gli oltre 70 mila presenti al Meazza a ripetere "Io c'ero". Certo, i fasti di un tempo sono lontanissimi, questa sfida ha dato ben altre gioie al popolo interista. Ma guai a sottovalutare l'1-0 di ieri sera, figlio di una prestazione che dovrebbe scacciare via ogni residuo dubbio sul rapporto tra squadra e allenatore.
L'Inter ha vinto alla sua maniera, mostrando sprazzi di qualità ma soprattutto una vagonata di temperamento, esattamente quello che le sta mancando da inizio stagione e per cui ogni songolo componente è stato legittimamente bacchettato. Stavolta, per una notte di gala, i nerazzurri hanno lasciato nello spogliatoio tutte le scorie accumulate nelle prime 10 partite stagionali, regalandosi una vittoria che vale tantissimo anche in ottica qualificazione. Il Barcellona ha dimostrato senza mezzi termini di essere di un altro livello, ma sul campo non basta avere maggior talento. Servono carattere, organizzazione e un pizzico di fortuna, spesso più importante del resto.
Ieri, nel primo tempo, la nuvola fantozziana sulla testa dei nerazzurri sembrava essersi presa una pausa quando il VAR ha convocato l'arbitro Vincic per assegnare potenzialmente un rigore ai padroni di casa. Ma mentre il Meazza ribolliva di entusiasmo pregustando il tiro dal dischetto, ecco l'immagine di un fuorigioco millimeetrico di Lautaro che stoppa tutto. Davvero, millimetri. Dura lex, sed lex. C'è poco da girarci intorno. E riecco la nuvola, sempre più pregna di acqua. Un peccato, perché al netto di un possesso palla dominante dei blaugrana, l'Inter stava interpretando bene la partita. Non sarebbe stato illegittimo andare in vantaggio, in altre parole. Anche per questo il destro chirurgico di Calhanoglu, che veniva dai tentativi infruttuosi contro la Roma, assume i contorni di un colpo di giustizia oltre che di giustezza.
Nella ripresa il canovaccio è stato il più prevedibile: Barça nella metà campo avversaria, tanto giro palla, strenua difesa del fortino da parte dei centrali, grande aiuto da centrocampisti e attaccanti. Neanche un centimetro di campo inevaso. Lo spirito che tutti i tifosi vorrebbero vedere in ogni partita, non solo contro i catalani. E poi c'è la dea bendata, che soffiando forrte ha allontanato definitivamente il nuvolone e regalato alla cronaca un palo di Dembelé, una rete annullata a Pedri post VAR e un tentativo di autorete di Skriniar fortunatamente non andato a buon fine. Forse Onana non ha dimostrato ieri sera di essere superiore a Handanovic, ma di certo di essere più fortunato. E per un portiere non è un dettaglio insignificante.
Si tratta solo di una partita del girone, alla fine potrebbe non valere nulla nella peggiore delle ipotesi. Ma intanto restituisce l'Inter ai propri tifosi e Inzaghi al proprio lavoro, ormai messo in discussione. Probabilmente, sia i presenti sugli spalti sia quelli seduti sul divano a casa o nei locali, al fischio finale sarebbero corsi ad abbracciare i giocatori uno per uno. Una sensazione che mancava da tempo e che rappresenta il trampolino da cui ripartire, già sabato a Reggio Emilia. L'Inter c'è ancora, l'Europa non mente.
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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