Il 96' minuto era passato già da 34 secondi quando la palla indirizzata con lo stinco da Zapata varcava la linea di porta con Medel che la ricacciava fuori troppo tardi. Era il 2-2 del Milan nel derby di Pasqua. Una mazzata per i nerazzurri, reduci dalle due sconfitte consecutive con Sampdoria e Crotone. La fine dei sogni di gloria per Stefano Pioli: lì, più che a Firenze, si era capito definitivamente che le strade si sarebbero separate. E sempre lì, in quella stracittadina dell'ora di pranzo, si può ragionevolmente asserire che anche l'Europa League sia volata via. Il sesto posto, non a caso, è poi finito proprio ai cugini, che ora inizieranno la prossima stagione dal terzo turno preliminare di luglio.

Quel gol di Zapata fece malissimo, sia per il "come" arrivò sia per il "quando". Il 2-2 finale aveva più il sapore della sconfitta che non del pareggio. L'ennesima beffa di una stagione disgraziata, nata male e finita peggio. A restituire un po' d'orgoglio ci ha pensato Stefano Vecchi, con i successi su Lazio e Udinese nelle ultime due partite. Ma il risultato finale non cambia.

Eppure, a riguardarlo bene oggi, quel gol di Zapata non fa più così tanto male. Anzi, se lo analizziamo da vicino e lo decontestualizziamo sottraendogli l'adrenalina da derby, forse riusciamo a scorgerne anche il lato benefico.

Lo stinco di Zapata potrebbe aver salvato la prossima stagione dell'Inter. L'Inter che, con discreta certezza, possiamo dire sarà di Luciano Spalletti. Si ricomincerà con pulizia, da zero. Si avrà la chance di compiere un sano repulisti sia a livello di rosa che di apparato dirigenziale. Si potrà avere maggior pazienza nell'organizzazione generale dell'annata 2017-2018, senza l'assillo della lista Uefa, della preparazione anticipata, dei piani estivi da ribaltare, del mercato tarato sul doppio impegno. Tutte zavorre evitate.

Attenzione: qui nessuno va dicendo che in assoluto è un bene per l'Inter non partecipare alle coppe europee. Sarebbe una bestemmia. Ma non ci si può nemmeno nascondere dietro a un dito e negare la realtà: tutte le contingenze attuali portano a ritenere che per quest'anno sia stato meglio un 7° posto che un 6° posto. E l'eliminazione ridicola dal girone di EL con Sparta Praga, Southampton e Hapoel Beer-Sheva è lì a dimostrare che a volte per fare un passo avanti bisogna prima farne uno indietro.

E non bisogna credere alla favola del top-player che non firma per colpa della mancanza delle coppe europee: la Champions può essere al limite un fattore, sicuramente non l'Europa League. Senza dimenticare che gli argomenti per convincere chicchessia a Suning non mancano di certo: dalla forza economica al progetto tecnico.

E allora per questi motivi, fra un anno, magari Spalletti sarà qui a benedire quel gol di Zapata.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 31 maggio 2017 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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