Calendario alla mano e salvo ribaltoni imprevedibili, questo è l'ultimo weekend senza calcio giocato in Italia. Nel prossimo si disputeranno le due semifinali di Tim Cup rimaste in sospeso a causa della pandemia. L'Inter sarà impegnata a Napoli, in un San Paolo vuoto, in un contesto a dir poco strano in cui molte varianti rischiano di essere determinanti, in primis la sosta forzata di tre mesi. In poche parole, ogni valore potrebbe essere azzerato e molto dipenderà dallo stato psicofisico dei calciatori, costretti dopo una breve preparazione fisica a ripartire seguendo pedissequamente ogni norma imposta, giocandosi subito un trofeo importante, di quelli che nobilitano una stagione intera. Altro che le classiche amichevoli pre-campionato con la simpatica rappresentativa del Canton Ticino.
Mai come oggi il ruolo del preparatore atletico, e nel caso specifico Antonio Pintus, sarà determinante. Non a caso ad Appiano Gentile si sgobba pesantemente, perché guai a farsi trovare fuori condizione al San Paolo, poi (si spera) in finale e alla ripartenza del campionato il 21 giugno nella partita più attesa della storia del calcio, Inter-Sampdoria. E guai anche a lamentarsi dalla calendarizzazione delle partite, perché non serve a nulla. Evidentemente chi prende certe decisioni non considera gli impegni ravvicinati dei nerazzurri, ai quali anche giocare il 12 e non il 13 il return match di Tim Cup a Napoli avrebbe fatto molto comodo. Ma ci siamo abituati ormai.
Così come siamo abituati alle polemiche costruite ad hoc dai media. La più divertente, oltre alla velina lotitiana sul presunto addio di Beppe Marotta (conferma che tendenzialmente il giornalismo italiano invece di cercare notizie le aspetta), è quella sullo stato di forma di Romelu Lukaku, per qualcuno presentatosi al Suning Training Centre fuori forma e con qualche chilo di troppo, con conseguente reprimenda di Antonio Conte. Sarà, ma dalle foto/video pubblicati su Instagram dal belga e dalle immagini deliverate quotidianamente dall'Inter via social, l'attaccante tutto sembra fuorché ingrassato. In tutta onestà, vorrei davvero essere fuori forma come Lukaku in questo momento. E non solo io, credo.
In attesa di rivedere le partite in tv, a intrattenere il pubblico nerazzurro è sempre il mercato. Premessa: è francamente presto per aspettarsi i primi colpi, questo è il momento delle chiacchiere, dei contatti, dei famosi pour parler, delle strategie. Non degli affari, a parte i riscatti prefissati (vedi Mauro Icardi) e i fine contratto che da febbraio avrebbero potuto firmare per qualunque altro club. Come per il calcio giocato, anche il mercato deve soggiacere a troppe variabili. Sintetizzando, in attesa che le competizioni vengano concluse, nessun club sa quanto potrà spendere durante la prossima sessione, perciò la cautela è fondamentale. Non sa quanto potrà spendere neanche il Barcellona, che con una certa arroganza continua a spingere, tramite i quotidiani, per l'arrivo di Lautaro Martinez. E fa sapere di avergli proposto oltre 10 milioni a stagione. Che è anche la verità, ci mancherebbe, perché l'entourage del Toro ne ha parlato con i catalani e la cifra fa parecchio gola. Peccato che il ragazzo sia sotto contratto con l'Inter fino al 2023 e che goda di una clausola rescissoria da 111 milioni di euro tra il 1° e il 15 luglio. Sono numeri, accordi nero su bianco, c'è poco da girarci intorno. Pertanto, se i catalani volessero davvero Lautaro, dovrebbero fare uno sforzo significativo per soddisfare le esigenze nerazzurre, non solo le sue. Magari senza valutare Junior Firpo, buon giocatore e nulla più, come il nuovo Roberto Carlos.
C'è chi è pronto a giurare sul fatto che alla fine l'argentino raggiungerà Leo Messi in Catalogna. È possibile, la volontà dei calciatori di solito fa la differenza. Di solito, perché a volte capita che non basti. Lo sa anche il Barcellona, che la scorsa estate era convinto di aver (ri)preso Neymar, salvo poi scontrarsi con la ferrea volontà del Paris Saint-Germain di trattenerlo a meno di una proposta giudicata congrua. Mai arrivata, tra l'altro. Oppure, tornando allo scorso gennaio, chi dimentica il muro blaugrana per Arturo Vidal, promesso sposo nerazzurro? Di casi simili abbonda il calcio moderno.
L'Inter non pone veti alla partenza del Toro (Beppe Marotta ha detto più volte di non voler trattenere nessuno controvoglia), ma alle proprie condizioni. Il gioco deve valere la candela e Piero Ausilio è stato fin troppo chiaro. Se non saranno 111, i milioni provenienti dalla Spagna dovranno avvicinarvisi. A Barcellona se ne facciano una ragione, non è attraverso la pressione mediatica o promettendo mari e monti al giocatore (ma il distanziamento sociale imposto dal regolamento Fifa?) che se la caveranno. Cerchino di vendere bene e raccolgano il cash necessario se davvero vogliono Lautaro, non c'è altra strada. Ma se è vero quel che si dice delle finanze blaugrana, i dubbi su questa operazione di mercato aumentano considerevolmente.
C'è poi da capire cosa voglia davvero Martinez. Il richiamo del Barça e di Messi è talmente forte da mollare un progetto concreto come quello nerazzurro? Si tratta solo di soldi? Davvero ha senso per il Toro interrompere questo processo di crescita ben avviato, portato avanti assieme a un allenatore che sa il fatto suo, al fianco di un collega di reparto con cui ha instaurato un feeling da gioco delle coppie e supportato da una tifoseria che lo adora? Barcellona è bella, c'è il mare, si parla spagnolo, la squadra è top ma in questo momento storico non è che brilli per organizzazione interna e per finanze. In altre parole, c'è il rischio di un ridimensionamento delle aspettative e di dover avviare un nuovo ciclo con un enorme punto interrogativo. Ciclo che all'Inter è già iniziato e vede Lautaro grande protagonista. La speranza è che questo giovanotto di Bahia Blanca sappia circondarsi di gente che lo consigli per il meglio della sua carriera e della sua vita. Intanto, bravo lui, neanche mezza parola o mezzo post che possa essere equivoco. Un oceano di distanza da chi l'ha preceduto al centro dell'attacco dell'Inter.
VIDEO - GEORGIOS VAGIANNIDIS, UN 18ENNE GIOIELLO PER L'INTER
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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