“Immagina un bambino che passa davanti ad un negozio di giocattoli: anche se non può comprare niente, gli basta guardare la vetrina per sentirsi meglio. Al tifoso succede lo stesso”. Così, in un’intervista rilasciata a Sorrisi e Canzoni Tv, Gianluca Di Marzio, uno dei principali esperti italiani in materia, ha descritto le sensazioni del tifoso comune di fronte a quel grande carosello di voci e trattative che è il calciomercato, sia questo in versione estiva oppure invernale. Il parallelo, a voler guardare bene, è molto calzante: anche perché alla fine è così, andata in archivio una stagione ci si tuffa nelle emozioni che regalano anche i rumors più improbabili, per una grande fiera dei sogni che almeno per qualche settimana consente a tutti di favoleggiare.
Questa è la visione più romantica della campagna acquisti; poi, c’è, ovviamente, il lato più pragmatico, quello del “non c’è spazio per i sogni, ma si devono capire le reali necessità” quando non addirittura del “non ci sono soldi, navighiamo a vista”. Si può dire che durante questa estate, in un quadro generale tutto fuorché idilliaco per il calcio italiano, l’Inter ha vissuto in una via di mezzo tra queste due opzioni: nel senso che Piero Ausilio, divenuto factotum di mercato della formazione nerazzurra, ha dovuto coniugare i due aspetti, ovvero trovare giocatori funzionali all’idea di Walter Mazzarri di poter sollevare l’asticella dopo il primo anno all’Inter pur trovandosi a fare i conti con una cassa non propriamente pingua. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: nonostante la carezza di mezzi, tra una mossa ed un’altra, alla fine Ausilio è riuscito in un’impresa di valore, portando, anche a costo di lunghi tira-e-molla giocatori importanti quali Nemanja Vidic, Dodò (per ora, la più lieta sorpresa), Yann M’Vila, Gary Medel e Pablo Daniel Osvaldo. Operazioni che gli sono valse il plauso di gran parte degli addetti ai lavori.
Non credo però che ci voglia un grandissimo sforzo intellettivo per capire che qualcosa, ancora, va fatto, e anche di fretta visto che il gong del 1° settembre si avvicina inesorabilmente. Topic caldo di questa estate che almeno a Milano e dintorni non è mai stata vera estate, sul fronte nerazzurro, è l’attacco: attacco che indubbiamente necessita ancora di uno, forse due, elementi per potersi dire completo. Anche perché durante l’estate Mazzarri ha più volte fatto ricorso a quel Ruben Botta che però ha ormai prenotato un posto sul treno per Verona, sponda Chievo, e l’arrivo seppur importante di Pablo Osvaldo non basta a ritenere completo un organico dove c’è anche un Rodrigo Palacio che comincia ad avere anche un po’ d’età sulle spalle.
Arrivati a questo punto, però, occorre necessariamente liquidità, e la condizione necessaria e sufficiente per ottenerla è la cessione di Fredy Guarin: ancora lui, il colombiano, colui al quale solo una rivolta dei tifosi ha impedito il passaggio alla Juventus, momento storico che pare averlo segnato profondamente. Nonostante il rinnovo, è il Guaro l’indiziato numero uno, anche se club pronti a fare passi avanti e a offrire la somma richiesta dall’Inter, per il momento, non ce ne sono (lo stesso Zenit San Pietroburgo per bocca del tecnico André Villas-Boas, ha smentito incontri con la dirigenza nerazzurra).
Cosa aspettarsi allora? L’idea di mantenere Ricardo Alvarez come elemento in grado di offrire un’alternativa nel settore offensivo può rivelarsi non sufficiente considerati i ben noti sbalzi d’umore sul campo del giocatore argentino. L’identikit da tempo sulla bacheca di Ausilio è quello di un attaccante esterno abile ad accentrarsi e colpire: si cullava il sogno Stevan Jovetic, ma servirebbe una grossa spesa e il Manchester City lo sta difendendo comunque con le unghie e con i denti; le alternative più plausibili portano ora ad Alessio Cerci e al cavallo di ritorno Jonathan Biabiany, più facile da ottenere rispetto all’attaccante del Toro ma sul cui cammino si è posto il possibile ostacolo della cessione al Chievo di Ezequiel Schelotto, che poteva rappresentare un grimaldello utile per ammorbidire le richieste dei ducali.
Tutto questo senza dimenticare la questione difensiva, con Rolando che aspetta ormai da settimane di riabbracciare Walter Mazzarri e intanto vive sempre più da emarginato al Porto, culmine di un’estate tormentata con contorno di episodi da saloon vissuti tra dirigenti dei Dragoes ed entourage del giocatore. Ma anche qui, per un giocatore che attende di arrivare, ne occorre un altro che invece parta: Matias Silvestre il principale indiziato rispetto a Hugo Campagnaro, anche se entrambi sembrano puntare i piedi (più il secondo del primo) e quindi rendono il tutto ancora più complicato (una situazione già vista, purtroppo).
Insomma, i lavori sono ancora da chiudere. E questi sono i compiti tra i quali il buon Ausilio dovrà barcamenarsi, sfidando il tempo, le avversità e magari anche il logorio nervoso; il tutto, magari, confidando nell’arrivo di Erick Thohir che nella prossima settimana sarà in Italia per una intensa toccata e fuga probabilmente decisiva per sbloccare ogni questione. E poi chissà, magari come avvenuto a gennaio con Hernanes, il presidente potrebbe dare il via libera ad un acquisto importante, anche se a quel punto Ausilio dovrebbe fare i conti con una dose di lavoro extra. Lo slalom nei meandri del mercato è ormai alle ultime porte, quelle decisive, quelle da non inforcare per chiudere con la ciliegina sulla torta e poi avviarsi verso una stagione che sia di grande rilancio.
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