Prima di entrare nel merito dell’editoriale odierno, ci tengo a ricordare Claudio Segagni, l’ex traduttore di Inter e Roma che da poco ci ha lasciati all’improvviso. Oltre a essere un grande professionista, era una persona di cuore, uno sempre col sorriso, che spendeva sempre una buona parola per tutti. Tifoso nerazzurro nell’anima, era bello confrontarsi con lui nei salotti televisivi o dialogare al cellulare su argomenti che col calcio non avevano nulla a che fare, come quando mi aveva chiesto dei consigli per un suo futuro viaggio in Giappone.
A proposito però delle discussioni relative al mondo del pallone, lunedì sera ho fatto una scoperta clamorosa. Cioè quella che non si possa battere l’Atalanta per 1-0 facendo un tiro in porta. Non vale. Pare che ci siano delle regole nuove di cui non ero a conoscenza. Meglio quindi fare come il Milan, demolito a San Siro per 3-0 dalla Dea. O come la Roma, con cui gli orobici hanno scherzato in casa con un perentorio 4-1. E che dire delle squadre affrontate dalla banda di Gasperini in Champions League? Sapete che l’Atalanta ha vinto tutte e tre le gare esterne? Eh sì, contro il Midtjylland, ad Anfield col Liverpool e infine alla Johann Crujff Arena contro l’Ajax. Ah, la sfida di Serie A con la Juventus è terminata 1-1. Ho il sospetto che per non esaltare la capacità di lettura della partita di Conte, con i bergamaschi che comunque hanno schiarato un centrocampista in più del solito, si voglia dire di tutto. E quella vittoria dell’Inter, che un pezzettino di Scudetto vale - e che non significa che il campionato sia finito, perché non è assolutamente così – sia uno di quei trionfi che infonde sicurezza ai meneghini e fa rosicare – perdonatemi, ma termine migliore non esiste - gli avversari.
Ora si vuol far passare il messaggio che l’Inter sia una squadra catenacciaria. Si può dire di tutto, attenzione. Purtroppo – su argomenti molto più seri - c’è gente che crede che la terra sia piatta e che il covid non esista. Ma come con tali persone si può rispondere con dati oggettivi, lo stesso può essere esteso anche all’analisi dell’Inter. I nerazzurri sono il miglior attacco della Serie A. Godono di una differenza reti di +38, sono primi per assist, cross e chilometri percorsi. Con più di 1000 attacchi totali e 13 giocatori in rete. La comparazione con gli avversari spiega il motivo per cui Lukaku e compagni sono in vetta alla A. E quindi sarebbe forse più opportuno studiare e sottolineare i pregi di una squadra, piuttosto che ripetere a pappagallo discorsi populisti che rappresentano fake news e che poi entrano nel circolo della post verità solo perché “si vuole che sia così”.
Che l’Inter abbia difeso contro la Dea è vero ed oggettivo. Capirne il motivo e vedere che tale decisione ha portato (anche) alla vittoria è un’analisi competente e realistica. Come quelle che negli anni mi hanno portato ad esaltare la Juventus, quella squadra che meritamente ha vinto in Italia e che avrebbe potuto arrivare sino in fondo anche in Europa. Ma ora, senza che ne comprenda a fondo le ragioni, sembra quasi che le critiche più feroci vengano sviscerate per un 1-0 contro l’Atalanta, piuttosto che per un’eliminazione europea contro il non irresistibile Porto, o per uno 0-3 nel derby di Milano, in cui i rossoneri per 89 minuti non hanno visto palla.
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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