L’Inter è in cerca di se stessa. In campo e - in queste frenetiche ore di fine estate - sul mercato, dove Piero Ausilio sta lavorando incessantemente per regalare a Roberto Mancini i due esterni richiesti, in modo tale da risolvere i problemi in attacco della squadra, costretta - sul finire della partita con l’Atalanta - a schierare l’esordiente Rey Manaj come esterno in un improvvisato 4-3-3, nell’estremo tentativo di scassinare l’arcigna retroguardia bergamasca. Ma è curioso notare come si sia evoluto il mercato dell'Inter, nato da due tradimenti, passando per l'incertezza e sfociato ora in elettrizzanti aspettative...
Era a fine maggio quando Roberto Mancini e tutta l'Inter venivano bruscamente risvegliati dalle parole di Dimitri Seluk, agente di Yaya Touré che ai microfoni di Sky Sports UK annunciava la permanenza dell'ivoriano al Manchester City dopo il colloquio con il presidente della squadra che aveva assicurato al numero 42 la sua incedibilita', a qualsiasi prezzo. Ecco quindi che il Mancio e la dirigenza nerazzurra, dopo mesi di lavoro sottotraccia - con il benestare dell’ivoriano che voleva una nuova esperienza - per portare a Milano un nuovo leader del centrocampo, erano costretti a reinventarsi una campagna acquisti che - ancor prima di iniziare - aveva perso la sua punta di diamante.
Quasi contemporaneamente alla cilecca su Touré, l’Inter ha perso un altro dei suoi obiettivi dichiarati, ovvero Paulo Dybala. I nerazzurri ci hanno provato in tutti i modi a farlo desistere dal firmare con la Juventus, anche con un’offerta dell’ultimissimo minuto quando i giochi sembravano fatti, ma l’argentino - che Mancini voleva in coppia con Mauro Icardi - ha scelto la via di Torino. Insomma, si preannunciava una sessione estiva turbolenta, incominciata nel segno di due tradimenti. Chi ha preferito rimanere nel porto sicuro di Manchester, chi ha invece intrapreso la più strada più semplice, dove ci sono più possibilità di successo immediato. E la Champions League, of course.
D’altronde spesso la vita, così come il calcio, ci mette di fronte a delle scelte e ci vuole coraggio per percorrere il sentiero meno battuto, ovvero decidere volontariamente di recarsi lì dove la sfida è più difficile. E l’Inter, in questo senso, rappresenta una scelta discretamente difficile. Con le mani pressoché legate dal Financial Fair Play, ha l’ambizione (e il dovere) di tornare a competere per lo scudetto. Come fare?
Come una fenice che rinasce dalle proprie ceneri, i dirigenti dell’Inter hanno dovuto scrollarsi di dosso le pressioni di un ambiente che, causa il doppio flop, s’era fatto incandescente. Il 18 giugno Marco Fassone e Piero Ausilio partono per il principato di Monaco con una sola possibilità: firmare Geoffrey Kondogbia, strapparlo al Milan e accontentare Roberto Mancini che - si vocifera - sta pensando alle dimissioni. La trattativa è estenuante, si protrae fino a notte fonda, ma due giorni dopo arriva l’annuncio ufficiale: Mancini ha il suo tuttocampista, un giocatore in grado di fare la differenza e portare quel miscuglio di tecnica e forza fisica (oltre che di personalità, come dimostra non appena arrivato a Milano) vitale per il centrocampo a tre che il Mancio desidera. L’Inter per assicurarsi il francese spende trenta milioni di parte fissa: un’enormità, visti i vincoli del FFP. Ma ormai Kondogbia ha valicato il sentiero e ha raggiunto Mancini sulla via della ricostruzione. L’entusiasmo è contagioso e, incuriositi dal progetto, altri giocatori si fanno convincere da Ausilio e dalle ormai epiche telefonate di Mancini, che scende in campo in prima persona per aiutare la dirigenza. Joao Miranda, l’hombre del destino dell’Atletico Madrid, poi Stevan Jovetic, oltre a Jeison Murillo, acquistato a gennaio ma aggregatosi al gruppo solamente a Brunico.
L’identikit di chi cerca l’Inter è chiaro: giocatori giovani, affamati, o veterani senza paura, in cerca di rivincite o nuove sfide. Non esiste il timore nell'impegnarsi con la formula del prestito con obbligo di riscatto che - nelle prossime due estati - chiameranno il club di Erick Thohir a sborsare ingenti somme di denaro. Ma il futuro è ora, è qui. E Mancini sa come farsi comprare i giocatori che desidera. L’Inter crede di poter tornare l’Inter e quindi di trasformare il processo di ricostruzione in Restaurazione degli antichi fasti. Perché sono passati solo cinque anni dal 2010, ma i ricordi sono talmente sbiaditi…
La squadra è ancora incompleta, perché alla voce acquisti manca ancora un terzino sinistro e i due esterni sopracitati, vista l'impossibilità di avere un centrocampista con attitudini da regista capace di far girare la squadra e velocizzare il possesso palla. Si tenterà quindi (con l'acquisto di Ivan Perisic, Erick Lamela, Ezequiel Lavezzi o chi per loro) di allargare il campo il più possibile, per permettere allo strapotere fisico di Kondogbia di incidere, alla creatività di Jovetic di esplodere, al killer instict di Mauro Icardi di sprigionarsi. Tutti giocatori di carattere, coraggiosi, in grado di accompagnare la creatura di per sé un po' Pazza come l'Inter verso nuovi orizzonti.
E chissà, forse, tra qualche mese, quando avremo chiaro qualche metro in più del sentiero interista, se i giocatori che hanno sposato la causa nerazzurra daranno o meno ragione a questi versi di Frost.
Vi dico ciò con un sospiro.
In qualche posto, nei secoli dei secoli,
due cammini s’incrociarono in un bosco, e io …
io presi il meno battuto …
e questo ha fatto la differenza.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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