Se qualcuno mi avesse detto che l’Inter sarebbe precipitata dal primo posto al quinto, nel giro di un mese e mezzo, perdendo con chiunque, subendo calci di rigore e gol a ripetizione al 90°, prendendo tre gol su calcio da fermo dall’ultima in classifica, non so se gli avrei dato del matto ma certo avrei pensato che esagerava. In questo interminabile incubo ci si è messa anche la stampa che ha terrorizzato tutti con “notizie” di una società sull’orlo del fallimento, un presidente che vuole mollare in cerca di altri soci, mentre non riesce a rinnovare con Pirelli a cifre accettabili. Un periodo che entra nettamente in concorso come una delle stagioni più deludenti di sempre. Questo perché investe non solo il piano tecnico ma anche quello societario e il tifo, sempre più sbigottito da risultati e debiti che affossano in partenza le speranze di riscossa.
In realtà quella con la Fiorentina è stata semplicemente una beffa, una sconfitta immeritata contro un avversario che ha fatto poco per vincere. La colpa dell’Inter come squadra è che contro una Fiorentina dal livello nettamente abbassato rispetto all’andata, una squadra normale questa sera avrebbe vinto e la squadra di Mancini non ha avuto (e non ha) abbastanza personalità e tasso tecnico per poterne approfittare. L’Inter, come da copione e nonostante qualche dichiarazione ingiustificabilmente ottimista, ha giocato venti minuti esattamente come ci si aspettava: terrorizzata, fragile, incapace di tenere un pallone e tatticamente mal disposta. Poi Mancini l’ha ridisegnata e le cose si sono sistemate fino al gol che ha suggellato una gara nettamente migliore. Nel secondo tempo l’Inter ha cercato di fare l’unica cosa che non è in grado di fare: amministrare il gioco e sperare di far male agli avversari. Tattica saggia ma non avendo palleggiatori e uomini d’ordine come Borja Valero è una mossa non praticabile.
Se l’Inter avesse vinto (o pareggiato) avrei attaccato l’arbitro dicendo che ha diretto a senso unico. Il rigore possibile di Telles che ha toccato la palla con la mano mentre la ritraeva ha dato a molti la sensazione (perché l’obiettività è un optional) che l’arbitro abbia così favorito i nerazzurri. In realtà dal primo tempo fino al termine i fischi sono andati in una direzione sola, innervosendo giocatori che erano già sull’orlo di una crisi di nervi. Avrei fatto volentieri a cambio tra un rigore contro e il resto dei fischi arrivati in modo corretto. Lamentarsi dell’arbitro quando si perde ti consegna sempre dalla parte del vittimista e dunque, per quanto indignato, non posso nemmeno accentuare troppo. Siamo pur sempre un Paese “risultatista”.
La questione ora è che il terzo posto, anche se non è matematico, è ormai perso. Questioni di punti svaniti e classifica impietosa, di inerzia tutta dalla parte di Roma e Milan, ora a due punti dall’Inter. Non credo nella Fiorentina in Champions per come gioca e per come ha vinto con l’Inter. Una stagione senza giocatori che fanno gioco è destinata ad essere un calvario con qualche sussulto. Perciò la questione ora è: che cosa vogliamo fare? La risposta è pronta sul tavolo perché Mancini è il primo imputato e la squadra ha giocatori mentalmente e tecnicamente inadeguati a stare in un grande club.
La società non ha i mezzi per fare molto meglio e nemmeno la convinzione che si debba partire da un progetto tecnico ben strutturato. Questo perché non ha tempo, idee nuove e ora nemmeno più soldi per poter fare un mercato per rendere l’Inter competitiva.
I tifosi, forse la maggior parte, vorrebbero cacciare anche Mancini e tre quarti di squadra e io penso che non sia la soluzione. L’Inter avrebbe potuto anche vincere senza creare scandalo a Firenze e adesso faremmo altri ragionamenti ma ora che il baratro di un futuro senza certezze è definitivamente aperto, per la prossima stagione cambierei poco. Ci sarà bisogno di vendere e probabilmente Icardi, Brozovic e persino Handanovic potrebbero salutare per grosse offerte. A centrocampo serviranno giocatori di qualità e qualcosa arriverà ma se si pensa che anche quest’anno la soluzione è la cacciata del tecnico e si è disponibili a ricominciare da qualche nome a caso in panchina, mi tolgo da questa richiesta popolare.
Insistere sullo stesso allenatore e su un gruppo di giocatori, compreso Kondogbia che sta crescendo e da la sensazione di diventare più forte in una squadra più organizzata. Ora l’Inter deve vincere la partita più importante da quando è iniziato il 2016: battere se stessa. Ma è un osso duro.
Amala.
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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