Resto della mia idea, non faccio la banderuola e cambio opinione a seconda di come tira il vento o di quello che una parte della tifoseria o l’altra vorrebbe sentirsi dire; il mercato procede in casa Inter, forse un po’ troppo lentamente rispetto ai piani originari, ma procede. In effetti non è quanto manca alla fine di agosto, c’è tutto il tempo del mondo, piuttosto non mi torna questa sorta di bradipismo (domando scusa per il neologismo) che sembra attanagliare la dirigenza nerazzurra; forse, ma forse neh, bisognerebbe in primis cercare di snellire la catena di Sant’Antonio che: intavolo una trattativa, poi lo dico a Steven che lo dice a Jindong che ci pensa e lo fa sapere a Steven che lo fa sapere a chi di dovere...È evidente, riesco a capirlo pure io che non sono certo su posizioni di assolutismo critico nei confronti societari, la non comunicazione in atto all’interno dell’Inter (mamma mia che brutto gioco di parole) e tra l’Inter ed i suoi tifosi; tutti si aspettavano i famosi fuochi d’artificio una volta liberi dai vincoli del fair play finanziario, patetico ed obsoleto. Invece, ne siamo venuti a conoscenza solo dopo la prima decade di luglio, questo fantomatico fair play continuerà a rompere le palle per un altro biennio, ultimo regalo del geniale Platini e dei fini cervelloni che lo hanno studiato; non in maniera punitiva, sia chiaro che la fase acuta è stata superata con ottimi risultati, ma con le fattezze di malessere che ti porti dietro da tempo e che non sai in quale modo debellare. Molti si sono lamentati per le dichiarazioni dei vertici Suning, quelle di riportare alla grandeur passata la Società, senza prima aver controllato per benino le cose come stavano; i grandi nomi, le grandi spese, i numeri uno li attendevano in tantissimi, la doccia semifredda ha contribuito alle pesanti critiche piovute sulla proprietà nerazzurra. La mia personalissima idea è che il colosso cinese – da questa settimana inserito nella lista delle 500 aziende più importanti al mondo e con una crescita di fatturato che potrebbe quasi raddoppiare in poco più di un biennio, cosa volete gliene freghi a questi di pubblicizzarsi con l’Inter se l’immagine che hanno è vincente e la squadra una accozzaglia di pedatori di second’ordine – abbia intenzioni più che serie. Altrimenti avrebbero poco senso gli investimenti nel settore giovanile (non rientrano nel Financial Fair Play) o quelli per migliorare le infrastrutture; se ad un imprenditore non interessa una branca dell’azienda non ci mette soldi, non è un benefattore ma uno che guarda all’utile, quindi non riesco a capire determinate spese se non come parte di un progetto reale e concreto. Qualcuno aveva detto e scritto, in tono leggermente sommesso, che il FFP avrebbe influito ancora per qualche tempo nell’economia di cassa. Colpevolmente la notizia non è stata scandagliata ed analizzata come meritava; col risultato che oggi abbiamo davanti agli occhi. L’Inter ha un tesoretto con cui operare, ma le mani libere appartengono ad altre parrocchie e non alla nostra; questo è il concetto che mi piacerebbe fosse chiaro. L’ho già sottolineato ma lo ripeto volentieri: potremmo essere in mano all’uomo più ricco e potente del mondo, sempre sotto l’egida del fair play saremmo. Impossibilitati, grazie a penose e vetuste regole da rivedere e ristudiare – il fatto che da quando esiste questa robetta vincano sempre le stesse (Leicester a parte ma le annate particolari esistono) o che i soldi, quelli veri, quelli della Champions League, siano perennemente appannaggio di 5 o 6 grandi società europee, qualche eurozzo a chi si qualifica abitualmente mentre agli altri rimangono le briciole, dovrebbe far quantomeno riflettere sulla bontà del provvedimento – a muovere denaro, pena multe salate, esclusione dalle competizioni europee o riduzioni della rosa; oppure tutte e tre le cose insieme, magari con bacchettate pubbliche sulle mani ai proprietari interisti di fronte ad una platea osannante. Quindi io continuo a predicare calma, in attesa di studiare come arrivare a determinati calciatori senza incorrere in regole e regolette risibili ma che fanno parte di uno status quo esistente, perciò vanno rispettate. Mi limito a percorrere la strada che sta tracciando Luciano Spalletti; vediamo chi si merita la maglia nerazzurra, troppo oscena la stagione passata per essere vera, dopodiché ragioniamo sul chi parte e chi resta. Detto e ridetto del Perisic piangente, freme per raggiungere Manchester dove piove spesso e fa freddo ma capisco che di fronte a 6 o 7 milioni di ragioni, per di più nette, uno sul clima ci mette pure una pezza, i veri problemi sono cercare di piazzare atleti che con le loro prestazioni non impreziosiscono il curriculum personale né suscitano pruriginose idee in fantomatici compratori; non è semplice vendere chi non rende, chi girovaga per il terreno di gioco raccogliendo margherite e recitando m’ama non m’ama, chi si è specializzato in selfie alle dita dei piedi e in campo si addormenta senza una scusa plausibile o chi, dopo anni ed anni di onesto professionismo, si lascia irretire da qualche finta di corpo che nemmeno all’oratorio finendo per le terre ad ogni cambio di direzione. Insomma, il lavoro complicato non è tanto acquistare, i soldi ci sono e verranno spesi, quanto riuscire a recuperare il giusto liberandosi, calcisticamente parlando, di zavorre o figure non consone alla storia nerazzurra; perché, che piaccia o meno - a me piace – noi siamo l’Inter, abbiamo una storia mondiale, mai retrocessi, NOI, conosciuti dappertutto. Quindi il privilegio non è di chi offre le sue prestazioni a questa Società, ma quello di vestire i colori del cielo e della notte; ecco il concetto base da cui è partito il nuovo corso spallettiano. Indipendentemente da chi sia una pippa e chi no, da chi mette l’uomo davanti al portiere con una genialata o da chi centra il terzino ad ogni cross effettuato, roba che al luna park avrebbe già fatto incetta di orsetti di peluche. Certo la fiducia va ripagata, nella vita come nel calcio; quindi continuo a ritenere ottimale il lavoro di Sabatini & Co., certo che i colpi arriveranno e saranno utili alla causa, non figurine adatte a riempire spazi che magari non gli appartengono neppure. Ma, come Luciano da Certaldo, mi hanno promesso delle cose; se non le manterranno sarò il primo a raccontarlo. Spallettiziamoci, tempo per criticare eventualmente ce ne sarà; dopo. Amatela, sempre. Buona domenica a Voi!
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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