Non c’è che dire: dal momento del suo arrivo all’Inter, Beppe Marotta ha usato tutto fuorché l’arma della delicatezza. Anzi, se vogliamo, dal momento del suo impatto con la nuova realtà nerazzurra, lui reduce da un’esperienza notoriamente lunga e ricca di soddisfazioni alla Juventus, ha messo in soffitta il fioretto per andare dritto a colpi di sciabola, mostrando una determinazione e una fermezza nei toni e nelle decisioni praticamente inedite nella storia recente del club nerazzurro. Lui che si premura a dire che il calcio, tutto sommato, è solo un grande circo Barnum, in questi primi mesi di avventura nerazzurra certamente ha avuto poco da divertirsi e tanto, tanto da lavorare.
L’aperitivo è stato il caso legato a Radja Nainggolan, messo fuori rosa a causa di un nuovo ritardo al momento di presentarsi alla Pinetina per gli allenamenti; una situazione che ha fatto indubbiamente discutere e che ha scatenato polemiche sull’effettivo valore del Ninja e dell’opportunità di insistere sul suo arrivo, specie considerando il prezzo pagato alla Roma anche in termini di giocatori scambiati (uno in particolare). Ma il peggio, incredibile ma vero, era ancora lontano dall’arrivare: un gennaio che poteva essere comunque di relativa serenità è deflagrato clamorosamente prima col malumore di Ivan Perisic, poi con il terremoto legato a Mauro Icardi, privato all’improvviso del ruolo di capitano da parte del club a poco più di 24 ore dalla trasferta di Europa League a vantaggio di Samir Handanovic.
La storia ormai è nota, fiumi di parole sono stati versati. Interessante, però, ricordare quelli che sono stati gli ultimi capitoli della vicenda. Al centro di tutto, manco a dirlo, le nuove sortite di Wanda Nara: la moglie-agente di Icardi che nel giro di una settimana passa dal lanciare bordate contro lo spogliatoio reo di non proteggerlo a dovere e contro il gruppo al punto da permettersi di suggerire al club di preoccuparsi di trovare giocatori in grado di recapitargli qualche pallone in più in area piuttosto che del suo rinnovo di contratto, parole che non possono non avere lasciato un segno all’interno di un gruppo la cui compattezza già da diversi giorni mostrava crepe un po’ ovunque, alla smielata marcia indietro condita da lacrime copiose, scena degna della migliore tradizione delle telenovelas sudamericane che tanto di moda erano negli anni ’80. Il tutto condito dal silenzio più o meno complice del marito che si dichiara indisponibile per le ultime partite a causa di un’infiammazione al ginocchio, si presenta nelle tribune a bordocampo in occasione del match con la Sampdoria mostrando un’apparente serenità nel vedere la vittoria dei suoi compagni, ma nel frattempo, stando ai più, minaccia di trascinare questa situazione fino a quando non gli sarà restituito quanto a suo dire ingiustamente tolto (anche se in tal senso la stessa Nara si è espressa in maniera alquanto eloquente).
Situazioni come tante se ne vedono nel mondo del calcio; così, più di una volta, Marotta ha commentato tutte queste situazioni alle quali ha dovuto fare fronte in queste prime, alquanto movimentate, settimane di Inter. Anche se forse, in cuor suo, Marotta stesso sa che in 30 anni o giù di lì di onorata carriera è difficile trovare termini di paragone ad una querelle come questa, amplificata anche dall’eccessiva esposizione della coppia argentina e di lei in particolare, abile come noto a sfruttare la sua popolarità sui social ben sapendo che qualunque gesto, qualunque post, qualunque storia anche se di breve durata o magari cancellata finisce sempre con il dare adito a voci, cicalecci, ciacole di ogni tipo. Una vicenda particolare che ha richiesto un intervento particolare, della serie ‘a mali estremi, estremi rimedi’.
E allora, ecco il Marotta che parte in versione carrarmato, perde qualche ora di sonno per intervenire ben oltre la mezzanotte nel corso di ‘Tiki Taka’ per tendere sì la mano a Wanda e di conseguenza a Mauro parlando di serenità da ritrovare e di impegno preso al fine di presentare prossimamente una nuova offerta di rinnovo, ma anche ricordando che certe decisioni, seppur a malincuore, vanno comunque prese per salvaguardare quello che è il bene comune ed è stata motivata da cause ben precise. Bene comune che è un concetto ribadito anche l’indomani, quando a margine del Cda che ha sancito l’ingresso dei nuovi soci di LionRock Capital l’ad sport nerazzurro ha anche colto l’occasione per rispondere per le rime a colui che fino a nemmeno troppo tempo fa è stato il suo sodale in bianconero.
Fabio Paratici, colui che ha ereditato il ruolo di Marotta alla Juventus, negli ultimi giorni si è lasciato andare ad alcune dichiarazioni alquanto scomode aventi come oggetto proprio Mauro Icardi e un possibile interesse a strappare il giocatore agli eterni rivali. E se una prima volta aveva comunque fatto intendere che la volontà della Juve lo scorso anno non era proprio quella di far scoppiare il famigerato casino, questa volta Paratici, ai microfoni di Radio Uno Rai, nemmeno troppo velatamente ha lasciato uno spiraglio aperto per la prossima estate. Parole davanti alle quali tutto il management dell’Inter ha fatto decisamente muro: è stato chiaro Steven Zhang chiudendo esplicitamente tutte le porte della Continassa a Maurito, è stato addirittura più arguto Marotta che ha deciso di rilanciare parlando di dichiarazioni fuori luogo relativamente ad un giocatore che, bene ricordarlo, è ancora sotto contratto per due anni e mezzo con l’Inter, e rendendo pan per focaccia all’ex collega riadattando il discorso cambiando però il nome del soggetto da Icardi a Paulo Dybala. Come a dire: qui sconti non se ne fanno a nessuno.
Un modo di agire perentorio, senza guardare in faccia nessuno, come all’Inter probabilmente mai si era visto nel corso della storia recente, quando magari doveva essere l’allenatore a prendere di petto ogni genere di avversità anche extra campo. Un modo di fare che non risparmia nemmeno le istituzioni del passato come Massimo Moratti, che chiamato in causa sulla questione Icardi non ha lesinato critiche per la gestione della situazione, ricacciate però indietro al grido di: “Il calcio è cambiato”, come a dire che ormai le scelte di una società calcistica rispondono alle logiche di un’azienda e non di un affare di famiglia. Con buona pace dei nostalgici delle adunate da marciapiede e accogliendo con un sorriso coloro che magari prima si lamentavano pedissequamente del fatto di non avere una società forte e che ora magari storcono il naso perché a dare il nuovo imprimatur sia un ex juventino.
La squadra, contro la Sampdoria, ha dato segnali importanti, soprattutto in coloro che sembravano avere perso la trebisonda nelle ultime settimane, con un Perisic debordante e un Nainggolan capace di trovare la zampata dei tre punti. Più in generale, Luciano Spalletti ha parlato di un’Inter che continua comunque a viaggiare tutta insieme sullo stesso carro. Carro sul quale, comunque, Mauro Icardi dovrà riprendersi un posto e al quale andrà trovato nuovamente un posto almeno fino a fine stagione, perché è impensabile, a prescindere da quelle che possono essere le derive di mercato, fare a meno di un giocatore così e dei suoi gol. Il primo passo, però, spetterà al giocatore stesso; che dovrà capire, come tutti, che ormai il passato è passato e che ora la musica all’Inter è cambiata, e anche i fischi che hanno accolto la sua inquadratura a San Siro devono indurlo in qualche modo a riflettere: poco spazio ai capricci personali, la squadra al primo posto.
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Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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