Centoundici anni di storia. Una storia bella, coinvolgente, vincente. Auguri Internazionale Football Club Milano 1908. Auguri Inter, squadra nata in quel ristorante ritrovo di artisti, all'ombra del Duomo. Quel ristorante si chiamava L'Orologio. L'Orologio scandisce il tempo, e da quella notte ogni minuto, ogni ora, ogni giorno, coinvolge emotivamente milioni di persone che amano i colori nerazzurri. I colori del cielo e della notte. I 44 padri fondatori non pensarono solo a costituire un sodalizio capace di dare calci ad un pallone. Pensarono anche ad un qualcosa che ai tempi sapeva di rivoluzione culturale. Decisero infatti di staccarsi dall'altra società milanese che pensava solo a giocatori indigeni, per aprirsi al mondo. Ecco perché Internazionale, ecco perché nello statuto si legge: “Noi siamo fratelli del Mondo”. La radice meneghina ha sempre caratterizzato fortemente il club, il grande Gianni Brera definì l'Inter “la Beneamata dai Milanesi”, per celebrare nel 1964 la storica prima Coppa dei Campioni conquistata dalla Grande Inter di Helenio Herrera al Prater di Vienna contro il leggendario Real Madrid di Di Stefano, Gento e Puskas.
L'Inter è Milano, dunque, ma l'Inter è anche voglia di abbattere muri e barriere, l'Inter è anche impegno sociale, vicinanza a chi è meno fortunato sfruttando la magia che regala un pallone che rotola, come conferma il successo dei numerosi Inter Campus presenti nel mondo. Il pittore Giorgio Muggiani, uno dei più convinti scissionisti dell'epoca, disegnò lo stemma del club con il nero e l'azzurro sullo sfondo d'oro delle stelle. E sono tante le stelle che hanno vestito questi colori, perchè, come scritto dallo stesso Muggiani, “Questa dovrà essere sempre una squadra di grande talento”. Bandiera dell'Inter è stato un certo Giuseppe Meazza, considerato il più forte calciatore italiano della storia. A lui è intitolato San Siro. L'Inter è pure il meraviglioso scioglilingua recitato a memoria anche da chi interista non era: Sarti; Burgnich, Facchetti; Bedin, Guarneri, Picchi; Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso. Il compleanno dell'Inter coincide con la vigilia della partita di campionato in casa contro la Spal. Domani il Meazza sarà vestito a festa con i soliti sessantamila e prima del match una scenografia che coinvolgerà tutto lo stadio renderà omaggio alla data del 9 marzo 1908.
L'augurio migliore per questi 111 anni dovrà coincidere naturalmente con la conquista dei tre punti contro una Spal che non avrà nessuna intenzione di recitare il ruolo di spettatrice non pagante alla festa. Il momento attuale è molto delicato. L'Inter ha dilapidato in poche settimane il vantaggio che la vedeva tranquilla al terzo posto con Milan, Roma e Lazio lontane. I rossoneri hanno effettuato addirittura il sorpasso, scatenando il giusto sfottò dei dirimpettai che si stanno caricando ulteriormente in vista del derby del 17 marzo. I problemi vengono amplificati dagli infortuni che non sono, a mio avviso, casuali, ma frutto anche di poca serenità mentale dettata dal timore di buttare all'aria la stagione in caso di fallimento della zona Champions e dalle schermaglie interne figlie del caso Icardi. Il buon primo tempo di Francoforte in Europa League e la porta rimasta inviolata contro un attacco che aveva fatto male un po' a tutti, dimostrano come la squadra abbia ancora dei valori per uscire dalle secche, ma poi la ripresa con l'Eintracht giocata sempre in affanno, conferma anche che non esistano certezze su quale prestazione possa offrire la squadra e che si rischi di navigare a vista sino al termine della stagione.
Dopo la gara con la Spal, i nerazzurri dovranno cercare giovedì 14 al Meazza di battere i tedeschi per qualificarsi ai quarti di Europa League. Mancheranno, oltre ai fuori lista, gli squalificati Asamoah e Lautaro Martinez, dovrebbe essere finalmente disponibile Keita che sui social ieri si è dichiarato pronto già per domenica contro la Spal, da valutare per giovedì prossimo le condizioni degli acciaccati Perisic e...Icardi? Tre giorni dopo, il 17 come dicevamo, il derby che un Milan con il morale alle stelle disputerà con la maggioranza del tifo a favore, visto che la stracittadina , per calendario, la disputeranno in casa i rossoneri.
Dopo il derby ci sarà una sosta forse provvidenziale per riordinare le idee e recuperare appieno giocatori dai quali è dura prescindere, al netto della ragion di stato. Ma intanto i prossimi tre scogli rischiano di essere già decisivi per le sorti della squadra. Luciano Spalletti dovrà essere il valore aggiunto nella circostanza. La bravura di un allenatore si misura soprattutto nelle difficoltà. Non interessa ora quale futuro avrà il tecnico di Certaldo, se questa sarà la sua ultima stagione sulla panchina nerazzurra. Interessa che lui e il resto della truppa remino dalla stessa parte per dovere professionale e per raggiungere a tutti i costi l'obiettivo principale, ossia un posto al sole per poter disputare la Champions League anche il prossimo anno.
Andare in Champions vincendo l'Europa League sarebbe bellissimo, ma al momento, arrivare tra le prime quattro è la prorità. Fallire questo obiettivo sarebbe gravissimo per tanti e noti motivi. Sul caso Icardi si è sentito e scritto tutto e il contrario di tutto. Ma la verità vera su cosa abbia veramente indotto la società, con il consenso del tecnico, a togliere la fascia da capitano al giocatore, non si conosce. Penso che i tifosi abbiano il diritto di sapere nel dettaglio per evitare di giudicare in modo affrettato. In un senso o nell'altro.
Sulla gravità delle esternazioni in televisione o sui social che in qualche modo hanno screditato i compagni di Icardi e sul fatto che lui non abbia detto nulla in proposito pensando solo a curarsi il problema al ginocchio che invece, prima della bufera, tralasciava per poter scendere in campo, siamo tutti pressochè d'accordo. Ma credo anche che il centravanti argentino abbia diritto ad una maggiore chiarezza verso l'esterno da parte del club sul perchè della decisione.
Giuseppe Marotta non è uno che si nasconde, risponde alle domande, l'Inter non è un mistero imperscrutabile. Ci vorrebbe poco per chiarire come stiano veramente le cose, soprattutto in questi giorni in cui non mancano gli incontri fra le parti in causa. Spalletti ha un carattere difficile. Ma ha un pregio, non nasconde i malumori. E che l'atteggiamento di Icardi gli stia dando fastidio lo si evince da come commenti il fatto che il giocatore non si aggreghi al gruppo per gli allenamenti. Ma il muro contro muro senza una soluzione definitiva, in un modo o nell'altro, non fa bene all'Inter che si appresta a disputare una striscia di partite fondamentali per il presente e per il futuro. Basta con gli schieramenti. Basta con gli icardiani a prescindere o con chi condanna a priori senza conoscere realmente tutti i fatti. Ora servono solo gli interisti: in squadra, in società e sugli spalti. Serve unità di intenti, serve compattezza, serve fare blocco per ovviare alle assenze che pesano, giocando ogni tre giorni.
A Francoforte l'Inter non ha incantato, a parte un buon primo tempo, ma ha dimostrato di saper soffrire unita, se vuole. Dopo la rapina di Firenze, costata due punti sanguinosi, la squadra ha toccato il fondo a Cagliari. In Germania, nonostante una rosa ridotta ai minimi termini, ha in qualche modo reagito. Non siamo di fronte all'armata Brancaleone, ma ad una squadra che, seppur in difficoltà, ha comunque dei valori. Contro la Spal, dopo la festa per celebrare 111 anni di storia, i ragazzi in maglia nerazzurra dovranno avere il massimo sostegno. Eventuali fischi, se meritati, solo a fine gara. Ma ci auguriamo che arrivino applausi dopo una bella vittoria. Non è giusto dare lezioni di interismo, ma c'è una partita importante che non permette azioni autolesioniste. Soprattutto il giorno dopo il suo compleanno.
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