Ore 21, stadio Olimpico di Roma, il senso di una stagione per Juventus e Inter passa dalla conquista della Coppa Italia, un tempo semplice trofeo accessorio da posizionare sulla mensola di legno meno in vista della bacheca. Come si è arrivati a questo punto è noto a tutti: da una parte i bianconeri, sempre fuori dalle prime tre posizioni dalla prima alla 36esima giornata come non accadeva dal 1961-62, dall'altra i campioni d'Italia in carica in linea con gli obiettivi societari ma con le tasche piene di rimpianti per come si sta concludendo il campionato. Passo indietro: il significato eccessivo della finalissima non è affare esclusivamente mediatico ma, anzi, è stato definito in questi termini degli stessi attori protagonisti della sfida, Massimiliano Allegri e Simone Inzaghi in primis. Il primo, durante la conferenza stampa pre-match, ha parlato del quarto derby d'Italia stagionale come la 'torta' e non la 'ciliegina' dell'intera annata bianconera, costellata da risultati deludenti, dall'eliminazione umiliante dalla Champions League alla rinuncia clamorosa a iscriversi alla corsa scudetto già a settembre. L'ex tecnico della Lazio, da par suo, ha persino alzato la posta in palio arrivando a dire che probabilmente riperderebbe ancora qualche punto in Serie A pur di rifare il percorso che ha visto la sua squadra ben figurare con il Liverpool in Europa e raggiungere, appunto, l'ultimo atto della competizione che assegna la coccarda.
Con queste premesse è andato in scena ieri sera il derby d'Italia Capitale, più simile al terzo episodio della saga rispetto ai due precedenti dove i nerazzurri avevano portato a casa un pari amaro (per colpa del famigerato rigorino Dumfries-Alex Sandro) e una Supercoppa italiana. L'epilogo arride ancora una volta alla Beneamata che, dopo aver incendiato la gara con un gol alla Deki Stankovic di Nicolò Barella, si accontenta, fa ritornare in gara l'avversario, abile a sfruttare l'assist della Fortuna con l'ingresso obbligato di Alvaro Morata (per Danilo infortunato) che mette lo zampino in entrambi i gol che ribaltano la situazione in un avvio di ripresa choc. Due a uno fino al 78' quando è una decisione arbitrale discussa (ma va?) a spostare ancora una volta gli equilibri: Lautaro Martinez cade a terra dopo un lieve tocco di Matthijs De Ligt e l'arbitro Paolo Valeri indica il dischetto senza che il Var abbia nulla da obiettare. Hakan Calhanoglu non ha neanche bisogno della ripetizione e calcia il miglior penalty della sua vita praticamente centrando il sette: pareggio e gara che, come a gennaio, si sposta nell'imponderabile territorio dei supplementari. Laddove può accadere di tutto, tipo assistere a un secondo intervento da massima punizione dello sciagurato centrale olandese che questa volta commette una scorrettezza sul connazionale Stefan de Vrij. Cambia il tiratore, non l'esito come accaduto nel derby col Milan: non c'è, infatti, il Toro, passato da attaccante deludente in campo a motivatore della squadra in panchina, e si prende la responsabilità Ivan Perisic che imita Calha per freddezza e precisione. E, non pago, fa 4-2 al 102', con un golazo anche più bello di quello di Bologna che che questa volta è la sentenza definitiva sul risultato finale. Dopo aver appuntato l'ottava coccarda sul petto della Beneamata, tirando simbolicamente la torta in faccia ad Allegri, il croato non ha atteso molto per togliersi un sasso bello grosso dalla scarpa relativamente al rinnovo: "Al momento non ne posso parlare. Marotta ha detto che siamo vicini? Non si aspetta l'ultimo momento per parlare con i giocatori importanti. Anche questo dovete sapere". Come Diego Alberto Milito a Madrid, Ivan esce allo scoperto con dichiarazioni che faranno certamente parlare, rilasciandole - a differenza del predecessore - prima dell'eventuale Tripletino. Già, perché mancano ancora due partite per concludere la stagione, con Cagliari e Samp: manca la torta scudetto, perché, al di là dei discorsi sui massimi sistemi sentiti martedì in conferenza tra le 18.45 e le 19.30, la Coppa Italia, per la storia che ha l'Inter, può essere giusto la ciliegina.
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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