Quante cose belle nel giro di poche ore. Un “Milan” che segna per l'Inter il possibile gol scudetto contro la forte Atalanta che chiamano Dea e poi la mezzanotte che ti ricorda 113 anni di storia. La storia della Beneamata nata il 9 marzo 1908 in un ristorante all'ombra del Duomo che si chiamava “L'Orologio”. Fondata da artisti che, partendo dalle inossidabili radici milanesi, guardavano però al mondo nel nome dell'Internazionale. Con i colori del cielo e della notte, un fascino senza fine. Ancora auguri Inter.
Il compleanno, come dicevamo, è stato preceduto da un successo importantissimo, chirurgico, sfiancante per chi insegue. La vittoria contro l'Atalanta disegna una classifica che, a dodici partite dalla fine, riporta l'Inter a +6 sul Milan e a +10 dalla Juventus che deve però recuperare la gara con il Napoli e che ha ancora a disposizione lo scontro diretto. Niente è deciso, ma “il percorso” della banda targata Antonio Conte è ormai ben delineato.
Non ci si nasconde più dietro le parole, la scaramanzia rimane nei gesti quotidiani di ogni cuore nerazzurro, ma l'obiettivo è ora dichiarato in Viale della Liberazione: la conquista del diciannovesimo scudetto. L'Inter è tornata a essere competitiva per vincere e non solo per piazzarsi tra le prime quattro, da quando la proprietà ha deciso di puntare su un allenatore vincente. La prima stagione in nerazzurro di Antonio Conte è coincisa con un secondo posto in campionato ad un punto dalla vetta, ad una semifinale di Coppa Italia, a una finale di Europa League, persa con il Siviglia per un possibile gol non realizzato da Lukaku sul 2-2 a metà ripresa e per una sfortunata autorete dello stesso Lukaku nel finale di partita.
In questa stagione ancora un'amara eliminazione, da ultimi, ai gironi di Champions League, ancora l'addio alla Coppa Italia una volta arrivati in semifinale, ma protagonisti assoluti in campionato dopo un inizio contraddittorio. L'Europa che conta rimane, al momento, il tallone d'achille di un allenatore che invece si conferma rullo compressore nei campionati nazionali, quelli che alla fine della maratona premiano quasi sempre la squadra più forte e meglio guidata.
Il “rumore dei nemici” è tornato puntuale quando in ballo c'è l'Inter e allora dopo l'1-0 ottenuto contro la squadra dell'ex Gasperini, si è scatenato il dibattito su come i nerazzurri di Milano abbiano conseguito la vittoria. Ne abbiano lette e sentite di ogni dai blateratori di professione. Secondo i soliti noti l'Atalanta avrebbe dominato, mentre l'Inter avrebbe proposto solo catenaccio, un gol casuale e un unico schema che prevede palla lunga a Lukaku.
Già, poi scopri che una squadra che gioca in questo modo ha segnato ben 63 gol in 26 gare disputate. Miglior attacco del torneo. Poi ha incassato 25 reti, 4 in più della Juventus, migliore difesa, che, però, ha segnato 12 gol in meno della Beneamata. E allora? Possibile che questi numeri siano frutto solo di casualità o di gioco antico? No, di antico c'è solo la voglia di sputare sentenze senza il riscontro dei dati e della visione delle gare. Si parla per partito preso o per antipatie personali che poco hanno a che vedere con l'analisi oggettiva di un lavoro e dei risultati che ne conseguono. L'Inter non ha vinto contro l'Atalanta per caso.
L'Inter ha avuto la bravura e la capacità di attirare i bergamaschi nella trappola, così come successo contro la Lazio. Lasciare il pallino all'avversario con certe caratteristiche per poi superarlo gazie alle proprie di caratteristiche. Può non piacere? Certo. Ma il calcio non è un corso di estetica, a calcio si gioca per superare chi hai di fronte. Rispettandolo quando è forte come l'Atalanta, che aveva steso a suon di gol formazioni come Milan, Roma e Napoli e aveva imposto il pareggio all'Allianz Stadium alla Juventus. E che ancora spera di eliminare il Real Madrid in Champions League. Quando invece l'avversario ha altre caratteristiche, vedi Milan, allora l'Inter cambia spartito e vince il derby 3-0 in scioltezza. E anche in quel caso i soliti noti hanno preferito soffermarsi sulle tre parate nel giro di un minuto di Handanovic. Ma Samir gioca nell'Inter e di professione fa il portiere. Quindi, tutto regolare.
Domenica prossima, altra tappa verso il traguardo finale nella Torino granata che lotta per la salvezza. Non sarà dunque facile e da bordo campo mancherà la mimica trascinante di Conte che, dopo l'ammonizione di lunedì sera, è stato nuovamente squalificato. Ma la sua banda non avrà alcuna intenzione di fermarsi. Perchè lassù si sta bene. Mentre gli altri parlano.
VIDEO - L'INTER BATTE L'ATALANTA E NEGLI SPOGLIATOI SCATTA LO SFOTTÒ AL MILAN
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