Atalanta-Inter vuol dire derby lombardo, Bergamo contro Milano, nero e azzurro. La Dea contro il Biscione, la lotta per il secondo posto. Ma anche la sfida tra Gian Piero Gasperini e Antonio Conte. Una parte di (breve e triste) passato interista incrocia il presente e il futuro del Beneamata, chiamata dopo tanti anni bui a tenere alta la testa ed a lasciarla lì, poco sotto la vetta della classifica dove anche quest’anno a comandare c’è stata la solita Juventus. Chiudere la prima annata contiana all’ombra del Duomo con la seconda piazza in campionato confermerebbe i progressi dell’Inter dopo le stagioni del rilancio griffate Luciano Spalletti, uno che ha avuto il merito di riportare il club nerazzurro nell’Europa che conta anche se sudando e soffrendo - due volte su due, prima con la Lazio e poi con l’Empoli - fino all’ultima giornata di campionato.
Mettendo da parte il capitolo rimpianti, i numeri e i fatti parlano chiaro: quest’anno il pass per la zona Champions League è stato messo in tasca in anticipo, i punti in classifica sono aumentati, i progressi sul piano della mentalità si sono potuti apprezzare. Ma per non far passare tutto in secondo piano stasera serve mettere le mani sulla seconda posizione, che agli occhi dell’esigente Conte sarà pure quella del “primo dei perdenti”, ma nel concreto vorrebbe dire maggiori introiti economici, appeal ritrovato, ulteriore step in avanti (e in alto) in classifica, conferma di un gap ridotto con chi comanda da anni e miglioramento della posizione finale dopo tante, troppe stagioni in cui l’Inter è rimasta ai margini del calcio nazionale senza recitare un ruolo da protagonista principale.
Nei complicati anni post Triplete, anche Gasperini è finito nel calderone di allenatori che hanno avuto poca fortuna (e bravura) dalle parti di Appiano Gentile: nei pochi mesi interisti del 2011, il Gasp non è riuscito a centrare neanche una vittoria (sconfitte con Milan, Palermo, Trabzonspor e Novara, pareggio con la Roma), cucendosi addosso un discusso esonero-lampo dopo il famoso tracollo nerazzurro in quel di Novara. Una parentesi da dimenticare. Per l’Inter e per lo stesso tecnico che ora ha invece trovato la sua dimensione ideale a Bergamo, dove ha reso grande la Dea portandola nell’Olimpo del calcio italiano e nel prestigioso palcoscenico della Champions League.
Nel mondo Inter, invece, il Gasp adesso rappresenta un ex con il dente avvelenato e un semplice avversario. Uno stralcio di passato da lasciare nel dimenticatoio. Il presente da vivere - e il futuro da scrivere - passano invece da Conte (anche lui ex della partita dopo l'esperienza a Bergamo nel 2009/10) e da un secondo posto che darebbe un’iniezione di fiducia al gruppo e che stroncherebbe sul nascere sterili polemiche su un eventuale terzo o quarto posizionamento che verrebbe erroneamente paragonato dai media a quello centrato da Spalletti (e sicuramente tralasciando le innumerevoli sfumature che li differenziano). Strappare la ‘medaglia d’argento’ nell’insolita maratona della Serie A post-Coronavirus confermerebbe l’ambizione e la “voglia di alzare il livello” (Conte dixit) di Lukaku e soci, con un’Europa League alle porte e che tra quattro giorni diventerà il nuovo e primario obiettivo stagionale.
Prima, però, c’è da supere la sempre insidiosa trasferta bergamasca, saltando l’ostacolo Gasp. Per blindare il secondo posto e mettere definitivamente da parte il passato, godendo del presente e proiettandosi con più fiducia al futuro. Nonostante le dichiarazioni volte a tenere alta la concentrazione ed a sottolineare l’importanza del concetto di ‘vittoria’, c’è da scommettere che il secondo posto in classifica, per il fresco 51enne Conte, sarebbe il miglior regalo di compleanno da scartare.
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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