7 coppe nazionali, 6 supercoppe, 3 campionati. Dall’altro lato, però, un arco temporale di 21 stagioni, unito all’impressione generale di uno spreco elegante e imbellettato da risultati d’immagine e di portafogli che hanno spesso coperto una pressoché costante distanza dalle posizioni di vertice. Nel vecchio continente, l’Arsenal di Wenger ha a lungo espresso il modello di maggiore fascino per gli occhi e di più acuto interesse per i manager, dal momento che quel frizzante amalgama di enfants terribles non sembrava poter smettere di irradiare bel gioco e ricchezza, col club che saliva vertiginosamente nelle classifiche degli introiti derivati dal merchandising anche a danno di compagini ben più avvezze alla nobile arte di chi sa alzare trofei. L’imprinting dato da Suning col suo avvento all’Inter, corroboratosi ancor di più con l’arrivo di un divoratore di giovani e di estetica come Walter Sabatini, sembrerebbe appunto pesantemente debitore del modello Arsenal. Anche nel momento di maggiore spensieratezza economica della nuova era cinese, in quel 26 agosto 2016 nel quale la nuova proprietà spende senza colpo ferire 75 milioni per Joao Mario e Gabigol, Suning ha reso ben chiaro come difficilmente si potesse derogare da una linea verde e ammiccante nei confronti dell’opinione pubblica: i colpi di mercato, specialmente se connessi con un importante esborso economico, dovevano essere giovani e possibilmente dotati di quell’appeal internazionale che, dopo manifestazioni estive come Europeo e Olimpiade, si immaginava potessero condurre alle stelle la vendita delle magliette col nome dei due nuovi arrivati. Con quell’insindacabile senno di poi che deriva dai risultati, la strategia seguita nell’estate scorsa si è chiaramente rivelata fallimentare, sebbene le ragioni del tracollo paiano tuttora da ricercarsi in ben altre lacune gestionali. Eppure, con sommo stupore di chi sognava fuochi d’artificio di portata globale a partire dal famoso 30 giugno, quest’anno il solco pare ancor meglio tracciato in quella direzione. Cosa vuole essere, dunque, l’Inter di Suning?
La prima obiezione di fronte all’arrivo dei vari Skriniar e Dalbert, con il successivo avvicinamento ad Emre Mor che sembra potersi concretizzare nei prossimi giorni, è niente più che il solito mantra: ‘coi giovani, non si vince’. Il modello Arsenal, dal canto suo, fa scuola proprio in questa direzione, con gli stessi tifosi dei Gunners che hanno pesantemente contestato l’operato di Wenger, e la sua stantia fedeltà alla propria ventennale filosofia, prima di vederlo aggiungere al proprio palmares l’ennesima FA Cup e la Community Shield della scorsa domenica, che in ogni caso difficilmente cambieranno l’umore del pubblico nei confronti dell’alsaziano. Difficile, a maggior ragione, che una platea come quella di San Siro, da sempre celebre per masticare e sputare giovani, possa mostrare maturità e pazienza nei confronti di un’Inter stile Arsenal, bella e verde ma, di fatto, inconcludente. L’arrivo di due pupilli di Spalletti, come Borja Valero e Vecino, intende porre due pilastri in una rosa che dovrà saper evolvere, nelle varie e auspicate trasformazioni individuali che molti ragazzi di belle speranze dovranno affrontare nel passaggio da promessa a certezza. La presenza di un tecnico come Spalletti, abile nel modificare attitudine tecnica e morale dei suoi, varrà da ulteriore plusvalore, insieme al certificato di garanzia che offre lo scouting sempre spericolato e spesso vincente di un dirigente d’altri tempi come Walter Sabatini.
Ma sarà davvero così rischiosa e affascinante l’operazione di Suning? L’astuto Zhang, dopo aver letto i bilanci, deve aver ben compreso come l’acquisizione di un rinomato trentenne a cifre stellari sia sostanzialmente un investimento a fondo perduto, considerando altresì che non esiste un calciatore il quale garantisca vittorie e, dunque, un rientro certo e immediato da un importante esborso economico. L’Inter, prima ancora che attingendo alla cassa di Suning, sta dunque compiendo una vera e propria ‘ricapitalizzazione tecnica’, immettendo risorse umane che, si immagina, tra tre anni avranno triplicato il proprio valore. Si spiega proprio in quest’ottica l’ingaggio dell’ex ds giallorosso, celebre proprio per costruire parchi giocatori destinati a crescere esponenzialmente nel proprio valore totale anche a breve giro di posta. Resta tuttavia difficile immaginare un’Inter che in questa sessione nutra la sua rosa soltanto con ventenni arrembanti: le ventilate uscite che verranno formalizzate negli ultimi tempi del mercato potrebbero portare in dote belle sorprese, condite magari dal ritorno di fiamma su quei nomi illustri che sono come caduti nell’oblio, ma che da soli potrebbero rilanciare l’immagine nerazzurra prima ancora che arrivi eventualmente a farlo il campo. Ne gioverebbe anche la crescita degli enfants terribles, ne siamo sicuri. Ché poi, da queste parti, il maestro Wenger sarebbe durato due mesi.
Autore: Antonello Mastronardi / Twitter: @f_antomas
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