Talento e lavoro. Ma anche studio e preparazione. Uno dei segreti che ha permesso a Stefan de Vrij di diventare uno dei migliori giocatori del mondo risiede proprio nella cura e nell’abnegazione che mette nel proprio lavoro, quello del calciatore professionista. Il difensore nerazzurro infatti dal 2017 ha assunto Loran Vrielink, fondatore della Tactalyse, come personale analista tattico. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. In esclusiva per FcInterNews il professionista olandese racconta l’evoluzione e i progressi del suo assistente.
Inizierei facendo spiegare a lei di cosa si occupa, dato che al di fuori dei club, la sua figura praticamente non esiste.
“È vero. Si tratta di un qualcosa di completamente nuovo e innovativo. Ho iniziato questa avventura sei anni fa. Nella mia azienda ci riteniamo allenatori performanti. Analizziamo le prestazioni degli atleti sotto il punto di vista tattico. Nelle società fanno lo stesso, ma sotto il punto di vista della squadra. Non del miglioramento del singolo. Sia che tu sia titolare o che stia in panchina, non c’è così tanta attenzione all’individualità. Molti giocatori, addirittura del livello della Champions League, sbagliano movimenti basici, e sembra quasi che corrano semplicemente dietro alla sfera. Diciamo che noi applichiamo i vari concetti da manuale a situazioni di partite reali”.
Perché De Vrij vi ha assunto?
“Con Stefan ci siamo incontrati per la prima volta nel 2017. Inizialmente pensava che il nostro lavoro fosse coperto dagli analisti del club. La grande differenza è che chi lavora per una società calcistica analizza 11, se non 22, calciatori. Noi solo uno, il nostro cliente. Ci sono dettagli, sfumature specifiche che possono implementare la forza di ogni atleta. Così abbiamo convinto de Vrij. Lui lungo il percorso è stato allenato da top manager, ma da quando abbiamo iniziato a lavorare per lui, abbiamo analizzato ogni partita disputata, spulciando praticamente minuto dopo minuto, situazione dopo situazione, in cui potesse migliorare”.
Dove siete intervenuti?
“Un possibile esempio è quello della difesa della profondità. Se vediamo le statistiche, De Vrij non è un difensore che predilige l’uno contro uno. Ma un centrale che sa leggere molto bene le situazioni. È allenato in questo. Usa lo spazio e il tempo correttamente, sa quando intervenire e come farlo. Non è un caso che difficilmente faccia fallo o prenda un cartellino. È forte nelle preventive perché già prima di scendere in campo sa quello come intervenire”.
Cosa pensano i club del vostro lavoro? Magari chiedete cosa differenti dagli allenatori in carica.
“A volte ci possono essere dei misunderstanding. Ma quando ho iniziato con Stefan, avevo parlato addirittura parlato con Inzaghi. E lui era entusiasta del nostro lavoro, perché sapeva che Stefan sarebbe stato aiutato anche al di fuori dei normali allenamenti. E sarebbe diventato più forte. Diciamo che noi facciamo in modo tale che i giocatori capiscano che cosa gli allenatori vogliano”.
Sembra quasi che tornino a scuola.
“Esattamente. Io sono il quel professore che insegna come comportarsi durante una partita. Anche io ho imparato tanto da Stefan, lui è molto intelligente, uno che ha investito parecchio nella sua carriera. E i risultati si vedono. Lui ha proprio studiato per diventare più forte: per me Stefan è il top dei centrali, anche per via della parte tattica. Non è un caso che sia stato nominato miglior difensore della serie A, insomma. È un secchione! Al 100%. Vuole sempre sapere di più”.
In cosa è maggiormente fiero del lavoro svolto con lui?
“Per come difende in area di rigore. Per come si oppone quando qualcuno prova a tirare, sa come affrontare il proprio avversario. Poi quando ha la palla tra i piedi fa cose semplici e se però deve dribblare per superare il pressing avversario, lo fa senza problemi. Gioca pulito. Le cito Cruijff: ‘Giocare a calcio è molto semplice, ma giocare un calcio semplice è la cosa più difficile che ci sia’. Stefan dimostra sul campo tali qualità”.
Quante partite visiona a settimana?
“Dipende dal numero di gare che devono affrontare. Normalmente tre. Sempre una successiva alla partita appena conclusa, in cui ci confrontiamo su cosa sia andato bene e cosa non abbia funzionato. Un’altra sessione riguarda le situazioni fondamentali da migliorare. E la terza è invece di preparazione al match che dovrà essere disputato”.
In cosa vi state focalizzando ultimamente con De Vrij?
“Sulla corretta postura del corpo, nelle situazioni difensive, ma anche in quelle d’attacco per fare un buon passaggio. Stefan deve essere preparato per velocizzare le situazioni di entrambi le fasi”.
Cosa ammira maggiormente di De Vrij dal punto di vista calcistico?
“Per me la cosa più importante per un difensore è l’essere concreto. Arrivare al top magari non è così difficile, restarci assolutamente sì. Ci sono centrali come De Ligt, Sergio Ramos, Chiellini e Van Dijk che basano il proprio gioco nell’uno contro uno. Stefan invece è più pulito, sa come affrontare il suo avversario, ma non gioca per forza sullo scontro diretto con l’attaccante. Poi ogni campionato è diverso: ecco perché in Premier League ci sono più azioni da gol, mentre in Italia si parla della tattica. Sono aspetti di cui anche noi teniamo conto. Ed evidentemente anche van Gaal, dato che da quando è tornato ad essere il C.T. della nostra Nazionale, de Vrij è un titolare inamovibile”.
Anche grazie al suo lavoro.
“E alla voglia di Stefan di puntare al massimo nel suo mestiere. Per noi sarebbe bello espandersi in Italia, già lavoriamo con atleti di ogni parte d’Europa, sarebbe utile ingrandirsi anche nel vostro Paese. Per noi, ma anche per ogni singolo calciatore”.
Inizierei facendo spiegare a lei di cosa si occupa, dato che al di fuori dei club, la sua figura praticamente non esiste.
“È vero. Si tratta di un qualcosa di completamente nuovo e innovativo. Ho iniziato questa avventura sei anni fa. Nella mia azienda ci riteniamo allenatori performanti. Analizziamo le prestazioni degli atleti sotto il punto di vista tattico. Nelle società fanno lo stesso, ma sotto il punto di vista della squadra. Non del miglioramento del singolo. Sia che tu sia titolare o che stia in panchina, non c’è così tanta attenzione all’individualità. Molti giocatori, addirittura del livello della Champions League, sbagliano movimenti basici, e sembra quasi che corrano semplicemente dietro alla sfera. Diciamo che noi applichiamo i vari concetti da manuale a situazioni di partite reali”.
Perché De Vrij vi ha assunto?
“Con Stefan ci siamo incontrati per la prima volta nel 2017. Inizialmente pensava che il nostro lavoro fosse coperto dagli analisti del club. La grande differenza è che chi lavora per una società calcistica analizza 11, se non 22, calciatori. Noi solo uno, il nostro cliente. Ci sono dettagli, sfumature specifiche che possono implementare la forza di ogni atleta. Così abbiamo convinto de Vrij. Lui lungo il percorso è stato allenato da top manager, ma da quando abbiamo iniziato a lavorare per lui, abbiamo analizzato ogni partita disputata, spulciando praticamente minuto dopo minuto, situazione dopo situazione, in cui potesse migliorare”.
Dove siete intervenuti?
“Un possibile esempio è quello della difesa della profondità. Se vediamo le statistiche, De Vrij non è un difensore che predilige l’uno contro uno. Ma un centrale che sa leggere molto bene le situazioni. È allenato in questo. Usa lo spazio e il tempo correttamente, sa quando intervenire e come farlo. Non è un caso che difficilmente faccia fallo o prenda un cartellino. È forte nelle preventive perché già prima di scendere in campo sa quello come intervenire”.
Cosa pensano i club del vostro lavoro? Magari chiedete cosa differenti dagli allenatori in carica.
“A volte ci possono essere dei misunderstanding. Ma quando ho iniziato con Stefan, avevo parlato addirittura parlato con Inzaghi. E lui era entusiasta del nostro lavoro, perché sapeva che Stefan sarebbe stato aiutato anche al di fuori dei normali allenamenti. E sarebbe diventato più forte. Diciamo che noi facciamo in modo tale che i giocatori capiscano che cosa gli allenatori vogliano”.
Sembra quasi che tornino a scuola.
“Esattamente. Io sono il quel professore che insegna come comportarsi durante una partita. Anche io ho imparato tanto da Stefan, lui è molto intelligente, uno che ha investito parecchio nella sua carriera. E i risultati si vedono. Lui ha proprio studiato per diventare più forte: per me Stefan è il top dei centrali, anche per via della parte tattica. Non è un caso che sia stato nominato miglior difensore della serie A, insomma. È un secchione! Al 100%. Vuole sempre sapere di più”.
In cosa è maggiormente fiero del lavoro svolto con lui?
“Per come difende in area di rigore. Per come si oppone quando qualcuno prova a tirare, sa come affrontare il proprio avversario. Poi quando ha la palla tra i piedi fa cose semplici e se però deve dribblare per superare il pressing avversario, lo fa senza problemi. Gioca pulito. Le cito Cruijff: ‘Giocare a calcio è molto semplice, ma giocare un calcio semplice è la cosa più difficile che ci sia’. Stefan dimostra sul campo tali qualità”.
Quante partite visiona a settimana?
“Dipende dal numero di gare che devono affrontare. Normalmente tre. Sempre una successiva alla partita appena conclusa, in cui ci confrontiamo su cosa sia andato bene e cosa non abbia funzionato. Un’altra sessione riguarda le situazioni fondamentali da migliorare. E la terza è invece di preparazione al match che dovrà essere disputato”.
In cosa vi state focalizzando ultimamente con De Vrij?
“Sulla corretta postura del corpo, nelle situazioni difensive, ma anche in quelle d’attacco per fare un buon passaggio. Stefan deve essere preparato per velocizzare le situazioni di entrambi le fasi”.
Cosa ammira maggiormente di De Vrij dal punto di vista calcistico?
“Per me la cosa più importante per un difensore è l’essere concreto. Arrivare al top magari non è così difficile, restarci assolutamente sì. Ci sono centrali come De Ligt, Sergio Ramos, Chiellini e Van Dijk che basano il proprio gioco nell’uno contro uno. Stefan invece è più pulito, sa come affrontare il suo avversario, ma non gioca per forza sullo scontro diretto con l’attaccante. Poi ogni campionato è diverso: ecco perché in Premier League ci sono più azioni da gol, mentre in Italia si parla della tattica. Sono aspetti di cui anche noi teniamo conto. Ed evidentemente anche van Gaal, dato che da quando è tornato ad essere il C.T. della nostra Nazionale, de Vrij è un titolare inamovibile”.
Anche grazie al suo lavoro.
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