Al momento del gol di Traoré, su San Siro si accingeva a scendere la notte più buia. In quel momento, l’Inter era fuori dalla Champions League surclassata al fotofinish da un Milan vittorioso a Ferrara. Come a Gotham City, regnava il caos. La squadra di Andreazzoli era salva, ma ha continuato ad attaccare e a gestire la partita. L’Inter brancolava nel buio e inseguiva il pallone che gli avversario facevano girare da destra a sinistra, senza esitare. Poi, Handanovic si issa a capitano e con tre interventi folgoranti salva il risultato e conserva il gol prezioso di Radja Nainggolan che ha permesso all’Inter di rimettere la testa in Champions League. Nell’ultima, tumultuosa serata di Serie A l’Inter ha trovato nel Ninja un leader nelle piccole cose: quando l’intensità si stava abbassando, quando l’Empoli stava per prendere il sopravvento su di una Inter ancora una volta troppo in balia degli eventi. La spaccata di D’Ambrosio che al 90’ stampa sulla traversa l’ultimo assalto dell’Empoli è un bacio della provvidenza che sorride alla squadra di Spalletti e le consegna - per il secondo anno - la qualificazione in Champions League.
IL PARADOSSO - 30 tiri. Questo è il dato impressionante che l’Inter ha registrato a fine primo tempo, giocando forse la miglior prima frazione del campionato. Con l’assurdità di non aver segnato nemmeno un gol, anche grazie ad un paio di miracoli di un Dragowski che si conferma fra i migliori portieri della Serie A. Questi trenta tiri raccontano in maniera corretta il predominio interista dei primi 45’, anche se alla squadra di Spalletti manca sempre un nichelino per fare il dollaro: a volte il tiro arriva con una frazione di ritardo, in altri casi il soffio degli avversari spedisce la palla a fil di palo, in altri casi ancora il tiro viene murato. Fatto sta che l’attacco confusionario dell’Inter non dà i frutti sperati: Icardi latita e non partecipa alla manovra, Perisic stenta a entrare nel match e Politano è troppo, troppo isolato a sinistra. La squadra gira, ma c’è qualcosa che non va.
IL TOCCO DI KEITA - C’erano tantissimi tifosi che si aspettavano qualcosa in più da Keita Balde. Spalletti stesso ha investito molto nell’esterno senegalese, da un paio di mesi finito ai margini delle rotazioni del tecnico. Nell’intervallo è lui la carta che il tecnico toscano si gioca, per il tutto e per tutto: Perisic arretrato a terzino e il numero 11 dietro a Icardi. Pronti, via ed è un suo tiro dalla lunga distanza che sblocca la situazione: come all’andata, l’Empoli crolla sotto un missile di Keita che si leva la maglia e si scrolla di dosso una seconda parte di stagione da dimenticare che probabilmente gli costerà il riscatto. Per una notte, l’ex giocatore della Lazio si regala un momento da sogno e si sente più interista di tutti, andando a esultare sotto la curva e portandosi appresso tutta la squadra. Poi il gol di Traorè e la luce si spegne di nuovo.
LA SCOSSA DEL NINJA - Il gol dell’Empoli taglia le gambe all’Inter perché pochi minuti prima Icardi aveva avuto la possibilità di chiudere la contesa, ma il suo rigore è francamente inspiegabile. Un tiro molle, centrale che consegna il nove ai fischi assordanti che lo accompagnano al cambio, in favore di Lautaro Martinez. Pochi minuti dopo Perisic è costretto al forfait e l’Inter si ritrova senza quelli che sono stati nel bene e nel male due dei suoi uomini simbolo degli ultimi anni. Il gol di Traorè, come dicevamo, scuote l’animo e fa venire il braccino alla squadra che è sconclusionata, sembra alzare bandiera bianca. Poi Vecino parte, dritto per dritto e anziché scaricare sull’esterno cerca il pertugio per il tiro. Il palo sembra uno scherzo del destino, poi Nainggolan corregge in rete. Ed è un’esplosione incredibile, i settantamila di San Siro possono tornare a respirare. E il Ninja incomincia a portarsi avanti per la prossima stagione, quando dovrà scacciare il grigiore di quest’annata piena di infortuni.
GRAZIE SPALLETTI - La stagione dell’Inter è stata al di sotto delle aspettative. A inizio campionato c’era chi dava la squadra di Spalletti come seconda forza del campionato, dietro la Juventus. La classifica racconta di un quarto posto a pari punti con l’Atalanta e un finale di stagione arrancato, sulle gambe. Tre vittorie nelle ultime otto partite, una sequela infinita di pareggini e una latitanza in zona gol che ha pesato come un macigno nell’economia del gioco. L’Inter è la prima squadra per possesso palla in Serie A, ma ha il sesto attacco. Poca, poca roba. Ma al di là dei numeri, c’è un fattore umano e passionale che non può essere dimenticato. Spalletti ha lavorato per l’Inter e l’ha portato lì dove deve stare, in Champions League. Ha compiuto il primo passo, quest’anno ci si aspettava il secondo che è stato fatto a metà. Ora arriverà Antonio Conte, per un nuovo ciclo. Che non sarebbe stato possibile senza le vittorie, gli errori e le conquiste di Luciano Spalletti.
VIDEO - GIOIA, DISPERAZIONE, ANCORA GIOIA: INTER-EMPOLI VISTA DA TRAMONTANA
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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