Una vittoria che vale per tre. L’Inter lo sapeva prima ancora che cominciasse il weekend di campionato in cui Milan e Juventus hanno fatto il loro, muovendo lo scacco ai nerazzurri. La squadra di Conte era attesa a una partita intensa, totale con Gasperini. A San Siro non è andata in scena la partita più spettacolare della Serie A, ma una delle più concitate, fisiche: come se fosse un nuovo capitolo della saga dei Transformers, i giocatori delle due squadre nerazzurre si sono dati battaglia ad alta quota, non lasciando un singolo pallone indifeso. Alla fine l’ha spuntata l’Inter grazie a un’azione orchestrata caoticamente dalle sue torri difensive: nell’area atalantina prima de Vrij, poi Bastoni e infine Skriniar tentano di accaparrarsi il pallone, con lo slovacco che centra il terzo gol stagione, il primo di piede dal 2017. Era un altro Skriniar, era un’altra Inter. Quella di Conte continua la sua galoppata inanellando la settima vittoria consecutiva e sorpassando un altro, insidiosissimo esame. Ma la strada è ancora lunga.
LA ZAMPATA - Milan Skriniar, specializzato in gol pesanti. Quello a Verona è valso i tre punti, fondamentali come quelli di stasera. Proprio uno dei più discussi, uno di quei giocatori che è sembrato sul punto di lasciare l’Inter, eccolo che nella notte che porta al 113° compleanno della società fa il regalo più bello e sentito a tutto il popolo nerazzurro che è semplicemente impazzito quando il Milan “giusto” ha mandato un bacio alla telecamera, con Eriksen che gli urla “bravo!” poco dietro.
Skriniar ha saputo mettersi a disposizione del mister e assimilare ogni tipo di dettame che Conte ha richiesto alla sua difesa: come con Spalletti ha ridisegnato il suo gioco e ha trovato una nuova consapevolezza che, anche ieri, l’ha visto dominare. Infatti, se i primi minuti contro Zapata sono stati di assestamento, Skriniar ha preso le misure al colombiano e l’ha ripetutamente murato, prendendosi la scena da protagonista anche quando l’Atalanta ha alzato i giri del motore e ha provato in tutti i modi a cercare la vittoria. Niente da fare per il secondo miglior attacco della serie A, ieri sera non si passava: nelle ultime 10 partite, l’Inter ha subito quattro gol. E uno dei motivi più evidenti di questa statistica porta la maglia numero 37.
PRAGMATICI - Vincere soffrendo, vincere da grande squadra. Del resto si sa, le grandi sfide sono decise dagli episodi. L’Inter non vinceva una gara tirando una sola volta in porta dal 2009: in panchina c’era José Mourinho e la parola “pragmatismo” stava prepotentemente entrando nel vocabolario nerazzurro. L’Inter deve essere cinica, dicevano. Ecco tutti accontentati. Perché Conte contro l’Atalanta non ha scelto il catenaccio: quello l’ha fatto in altre partite, come ad esempio la trasferta romana contro la squadra di Fonseca. E in quel caso, i cambi e l’atteggiamento dell’Inter è stato aspramente punito. In questo caso, Conte abbassa vertiginosamente il baricentro della squadra ma in maniera consapevole, tant’è che la squadra non rischia mai e chiude ogni spazio nella zona di rifinitura dell’Atalanta. Non c’era niente di improvvisato nella partita dell’Inter, ma tanto di costruito. E se Lukaku avesse gestito meglio un paio di palloni roventi, il calcolo sarebbe stato ancora più rotondo.
In questo encomio del pragmatismo, alcune parole vanno spese per i protagonisti più soventi della gara di ieri sera. Se infatti i tre pilastri della squadra hanno avuto vita facile, perché Gasperini è diabolico nell’architettare le partite su misura per i suoi avversari, gli altri volti dell’Inter hanno fatto la differenza. Ecco quindi che con Barella, Hakimi e Lukaku che soffrono di una serata non eccezionale, Handanovic si fa trovare pronto nell’azione che potrebbe spezzare le reni della gara. La difesa prende parola e chiude ogni sbocco offensivo, annullando gli ultimi 20’ dell’Atalanta. Lautaro Martinez corre per tre, coprendo ampie porzioni di campo e - poco prima di uscire - dedicandosi anche all’arte resa nobile da Eto’o, quella dell’attaccante puro che si mette a fare il terzino. Il 5-4-1 contiano regge, anche perché in mezzo al campo per Vidal entra un Eriksen che afferma con forza la sua titolarità: il danese entra sullo 0-0, ma poco dopo la partita cambia. E lui senza paura, e senza molti fronzoli, si adatta: chiusure precise, interventi perfetti, cattiveria agonistica e… qualche spazzata che non è assolutamente da lui, ma che testimonia ancora una volta quanto sia riuscito a calarsi nella mentalità giusta per servire a questa squadra.
A fine partita Conte si è soffermato a citare tutti quei giocatori che stanno trovando meno il campo, elencandoli uno per uno. L’Inter in campionato ha utilizzato 22 calciatori, meno di chiunque altro. Da quando è uscita dalle coppe, stanno giocando praticamente sempre gli stessi. Eppure la forza di questo gruppo è quella di ritrovarsi al triplice fischio tutti abbracciati a esultare per un Monday Night che può valere molto più di tre punti. Senza fare voli pindarici, senza illudersi che la strada è ancora lunghissima. Ma, dopo partite del genere, tutto sembra più facile.
VIDEO - L'INTER BATTE L'ATALANTA E NEGLI SPOGLIATOI SCATTA LO SFOTTÒ AL MILAN
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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