Come contro la Sampdoria, ma con ancora più rammarico. Perché viene mancato ancora l’aggancio al Milan, nonostante il tonfo dei rossoneri contro l’Atalanta. Ma soprattutto perché l’Inter vittoriosa contro la Juventus è la stessa vista alla Dacia Arena: padrona del campo, capace di creare tante palle gol subendo praticamente zero. La differenza? Gli errori sotto porta. Nel Derby d’Italia, nonostante la moltitudine di palle gol, si è riusciti a segnare alla prima occasione e ad amministrare il risultato. Contro un Udinese da battaglia, le occasioni mancate si sprecano.
Sarà forse una sindrome da moderna Icaro, che si avvicina troppo al sole e vede sciogliersi le proprie convinzioni? La verità è che l’Inter di Conte non riesce mai a cambiare ritmo alla partita, si infrange sulla grandiosa parata di Musso su Lautaro (che avrebbe potuto fare meglio) e sull’ennesima occasione mancata per l’aggancio. Esiste una spiegazione logica alle prestazioni di questa squadra? Forse la paura di compromettere il risultato di Conte, che muove i cambi troppo tardi e non riesce a ribaltare l’inerzia della partita. Forse la stanchezza di alcuni singoli, perché Barella e Lukaku sono sembrati parecchio stanchi.
Ma del resto proprio Lukaku è stato uno dei protagonisti d’inizio match, quando ha fatto ammonire tutta la difesa dell’Udinese: quando si è trattato di tirare fuori il secondo giallo per Arslan, all’ennesimo fallo tattico, Maresca non se l’è sentita. La sostituzione peccaminosa da parte di Gotti proprio del suo centrale è un’ammissione di colpa, ma la frittata era fatta. Troppo poco come spiegazione plausibile, comunque, per un’Inter incapace di superare ancora una volta i propri limiti. E le occasioni per il sorpasso Scudetto si sciupano, se non nella matematica (c’è tutto un girone di ritorno, e la rosa dell’Inter è forte) nella testa: un’altra settimana dietro al Milan, nonostante la possibilità di sorpassarli. Fa male.
IL BUG - La clamorosa Inter che ha steso la Juventus si arrende ad un’organizzata Udinese, che rinuncia a ogni velleità offensiva e si trincera nella propria metà campo a difesa dello 0-0. Un film già visto, dite? Eppure l’Inter continua a incappare nella stessa, impressionante serie di partite bloccate in cui non riesce a trovare il gol. E il bug è acclarato: se l’Inter non segna entro la prima mezzora non riesce a sviluppare il proprio gioco e si incarta nei suoi errori. Com’è possibile? Tranne in rari casi, come nella gara contro il Napoli, la musica è stata sempre la stessa. Conte aspetta tanto a fare i cambi, come spesso capita in questa partita - nonostante ci fossero giocatori in evidente difficoltà. Il risultato? Uno scialbo e beffardo 0-0, che impedisce l’aggancio in vetta al Milan nonostante la roboante sconfitta dei rossoneri a San Siro.
SCIUPONI - La fiera del gol sbagliato è inaugurata dal solito Lautaro Martinez, che dopo la debacle di fronte alla porta contro la Juventus replica contro Musso, non riuscendo a capitalizzare un errore d’impostazione dell’Udinese. Il problema sotto porta del Toro sta diventando un affare concreto, da sbrigliare il più in fretta possibile: ci sono partite in cui Lauti è un giocatore illuminato, in grado di reggere il partner perfetto per Lukaku e capace di migliorare tutta l’Inter. Nelle serate no, il Toro spreca palloni preziosi perché non sempre capita di avere 3-4 palle gol. Alla Dacia Arena, a Martinez fa compagnia Achraf Hakimi: l’esterno marocchino, da sempre un fattore decisivo nello spezzare l’equilibrio delle gare, contro l’Udinese dà le continue sgasate sulla fascia ma è tremendamente impreciso in fase di cross, mancando sempre il bersaglio. Se all’annaspare di due dei migliori giocatori si unisce un Lukaku annacquato, la frittata è fatta. Ma se l’Inter vuole vincere lo Scudetto, deve riuscire a capire come invertire la tendenza di queste partite, che si riproporranno perché questa squadra è troppo temuta dagli avversari perché la affrontino a viso aperto. Ma serve uno step in avanti, che questa squadra non ha ancora fatto.
DERBY - Passare dai proclami della vittoria contro la Juventus al rammarico post Udinese non ha senso. L’Inter è sempre la stessa, gioca allo stesso modo e subisce pochissimo. La differenza la fa la lucidità con cui i giocatori si presentano davanti alla porta. Il calcio è uno sport semplice: vince chi fa un gol in più degli altri. E se abbiamo parlato di Lautaro, Hakimi e Lukaku è perché questi sono i senatori del gol di questa squadra, ma la verità è che il cambio di passo non può avvenire senza che i loro compagni seguano la linea tracciata. Vidal, Perisic, Sanchez, Young sono alcuni dei volti che oggi non sono riusciti a supportare la velocità della manovra, a trovare il mismatch che garantisse un vantaggio. Si sono adattati al ritmo, senza sussulti. Troppo, troppo poco.
Il derby di Coppa Italia arriva al momento giusto, forse. Le due squadre si ritrovano un girone dopo la doppietta di Ibrahimovic ma l’Inter, incrociando le dita, si ritroverà con la squadra al completo, senza dover far giocare una linea difensiva arrabattata. Vincere martedì avrebbe molti significati, perché dare una spallata alla diretta concorrente al titolo è qualcosa che serve prima di tutto alla testa dei giocatori, che ora devono riconnettersi e ricominciare a macinare punti già dalla gara con il Benevento. Ormai non si può più sbagliare.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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