Umido, freddo e piovoso. È questo il clima di Leverkusen, dove l'Inter di Simone Inzaghi, seppur abituata a cieli plumbei, è scivolata sull'ingannevole e viscoso territorio tedesco perdendo partita, imbattibilità e clean sheet. Primo gol subito e prima sconfitta per gli italiani col Tricolore sul petto che hanno tanto da recriminare a sé stessi e alla Dea bendata di fronte alla quale non hanno grossi diritti di alzare la voce, non stavolta quantomeno. Al netto di un allineamento di astri che poco ha sorriso ai lombardi, in una serata durante la quale parecchie cose sono andate storte, funzionamento del VAR compreso, l'Inter non sembra aver essere stata Inter, finendo col tornare in Patria con tanto di amaro in bocca che si è condannata a mandare giù.
Acre, pungente e a tratti pure un po' acida la spedizione europea nella fredda Leverkusen, dove i campioni d'Italia si presentano in versione rimaneggiata sì, ma anche in versione scolorita di sé stessi. Arrivati in casa dei corrispettivi tedeschi, quantomeno per posizioni d'arrivo nella griglia della scorsa stagione, senza Acerbi, Pavard e Dumfries, gli uomini di Inzaghi sembrano essere travolti da subito dall'energia di quelli di Alonso: un fiume in piena esondazione che è riuscito a paralizzare i nerazzurri, rei di un insolito atteggiamento remissivo e da una strana sindrome del braccino da tennista inedito da queste parti. Poco possesso palla, poca aggressività, poca velocità, fluidità pressoché nulla, difficoltà a trovare le linee di passaggio, errori d'impostazione e incapacità a far partire una manovra offensiva che sembra non innescarsi mai. Qualche sonaglio suonato qui e lì come blanda iniziativa individuale che non risveglia mai davvero il Biscione, bravo a svincolarsi dall'asfissiante pressing alto dei padroni di casa che sulle prime spariglia i riferimenti e a prendere gradualmente le misure, lavoro che sembra far crescere proposizione e consapevolezza in un primo tempo che però non sboccia e si conclude per i nerazzurri con poca cattiveria a referto ma tanta attenzione in fase di contenimento e pochi grandi rischi corsi, eccezion fatta per la traversa iniziale di Tella.
Nel secondo tempo si parte da un breve iniziale equilibrio che i padroni della BayArena trascinano sempre più dalla loro parte: brivido per Sommer e Bastoni con un tiro di Frimpong che sfiora l'incrocio ed subito primo squillo di un'inerzia che deve cambiare. L'allenatore piacentino muove le prime pedine e parte con le prime iniezioni di energie fresche: Dimarco rileva Carlos Augusto, ancora in fase post-infortunio e meno presente (come del resto coerentemente col copione recitato dall'intera squadra) in fase offensiva ma sempre oculato in fase difensiva e negli uno contro uno. Col suo ingresso in campo il classe '97 dà effettivamente un po' di brio alla corsia sinistra, ravvivando il gioco con qualche accelerazione e avanzata in una zona di campo fin lì non particolarmente battuta. Degna di nota anche qualche buon'iniziativa della ThuTa chiamata ad un faticosissimo, continuo e purtroppo tentativo di trovare pertugi nelle arcigne mura erette dal quintetto tedesco, dove svetta più di tutti l'uomo della serata: Nordi Mukiele ventisettenne francese in prestito dal PSG che al 90esimo spezza incredibilmente un equilibrio che sembrava ormai sedimentato sullo 0-0 e approfittando di un rimpallo calcia in porta e supera un fin qui perfetto Yann Sommer. Sviluppo da calcio d'angolo velenosissimo che l'Inter si ritrova ad incassare al netto di un evidentissimo fuori gioco che sfugge alla direzione arbitrale e oltre al danno anche la beffa. Il difensore francese, senza neppure scioglierla nell'acqua, butta giù dritto nell'esofago degli interisti un'aspirina amarissima che, più che curare, provoca un attacco febbrile da martedì sera che fa salire la temperatura pensando ai tre punti persi più che ai quattro ancora da conquistare per entrare matematicamente nelle prime otto.
Un brivido che nasce difatti più per il rammarico che per la paura di essersi complicati la vita, perché se è vero che vincendo, o quantomeno pareggiando, in casa del Bayer, le due gare restanti (trasferta a Praga e Monaco in casa) sarebbero state più 'rilassanti', altrettanto vero è che lo scivolone sul pavimento della BayArena non compromette granché a patto che, parafrasando le parole degli stessi protagonisti, l'Inter faccia la solita Inter e non quella di Leverkusen, dove la squadra di Inzaghi ha forse guadagnato una giusta lezione che non necessita particolari letture né grosse strigliate. Bagno d'umiltà ghiacciato nelle sponde del Reno e febbre da martedì sera, frutto di una controindicazione non accuratamente attenzionata sul libretto delle istruzioni, che avrà il tempo di essere smaltita... tra un ritorno a Milano e un altro viaggetto a Roma, per riassestare papille gustative e rette vie.
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