Protagonista della puntata odierna di 'Storie di calciomercato' in onda su Premium Sport è stato il brasiliano Luìs Nazario De Lima, in arte Ronaldo, ed in particolare il suo passaggio dal Barcellona all'Inter fino ad arrivare al suo addio che lo ha portato al Real Madrid.
L'allora presidente dell'Inter, Massimo Moratti, ripercorre il primo incontro con il Fenomeno: "L’avevo conosciuto anni prima del suo arrivo in Italia, era venuto a trovarmi quando giocava ancora in Olanda. Mi disse che gli avrebbe fatto piacere giocare da noi, venire all’Inter, e allora io… Poi non sai se i calciatori dicano mai tutta la verità, però venne volentieri". A presentarlo a Moratti fu Giovanni Branchini: "Venne a trovarmi a Milano e andammo a pranzo in un ristorante vicino la Saras. Allora chiamai Moratti, che era libero, e lo conobbe".
A quel tempo, però, l'Inter non era l'unica ad aver messo gli occhi sul brasiliano. Anche la Lazio di Sergio Cragnotti, costruita per vincere lo Scudetto, voleva fortissimamente il calciatore: "Cragnotti aveva preso Mancini e voleva Ronaldo per puntare a vincere lo Scudetto - rivela il giornalista del Corriere dello Sport Alberto Dalla Palma -. Nella Primavera del ’97 entrò nel vivo trattativa per portare Ronaldo all’Inter, ma Cragnotti si intromise. Mi confidò che il suo sogno era di portare il Fenomeno alla Lazio". La conferma arriva da un'altra firma importante del quotidiano sportivo romano, Alessandro Vocalelli: "La Lazio era a un soffio. Poi lo prese l’Inter, ma i biancocelesti ci andarono davvero molto vicino. Cragnotti incontrò gli agenti di Ronaldo in Brasile e mise in piedi una trattativa per portarlo a Roma".
La trattativa per portare a Milano il calciatore del Barcellona nacque grazie ad un sodalizio tra l'Inter e la Nike. "Eravamo in trattativa con il marchio - ricorda Moratti -, le due cose potevano incastrarsi, il Barcellona chiedeva 40 miliardi di lire. Stavo andando a Padova quando mi chiamarono per dirmi che l'operazione poteva farsi".
Il club catalano, però, non ha mai accettato di perderlo: "Hanno fatto tutto il possibile per farlo rimanere - svela Branchini -. Ci fu addirittura una conferenza stampa in cui si annunciò il rinnovo, ma dal momento dell’annuncio alla stesura dei contratti tutto cambiò un’altra volta. Quando ci fu la conferenza stampa, sotto gli uffici di Nunez c’erano almeno 500 giornalisti. Tutto era risolto, ma tre ore dopo già litigavano di nuovo". Qualcuno diede la colpa allo stesso intermediario, reo di aver chiamato Moratti per comunicargli dell'accordo con il Barca: "In realtà gli spiegai come erano andate le cose e se ne fece una ragione. In un secondo tempo risalirono alla telefonata come fosse l’inizio della rottura del contratto. Solo dopo, nella notte in cui lo richiamai per comunicargli che era saltato tutto, Moratti tornò alla carica".
L'acquisto fu molto oneroso per il club nerazzurro: Moratti pagò per intero la clausola rescissoria, pari a 48 miliardi più IVA. Il Barcellona non voleva rassegnarsi: si rivolse alla Fifa ed ottenne un indennizzo supplementare di 4,5 miliardi.
Il primo anno in nerazzurro fu fantastico: 25 furono le reti in campionato. Era impossibile fermarlo, se non con le cattive. Poi l'infortunio. "Quando si fece male non fu più lo stesso giocatore", le parole di Moratti. Per il presidente fu proprio quel doppio episodio a fargli venire voglia di cambiare aria: "Ha sempre sostenuto che lasciò l’Inter per Cuper, ma io non ci credo. Furono due anni difficili dovuti a tutti gli incidenti che aveva avuto. Voleva cambiare tutto quello che aveva intorno".
La pensa diversamente Branchini, il quale riferisce: "L’addio nacque da una cattiva relazione tra Ronaldo e Cuper. Si trovava a disagio e stranamente la società scelse Cuper. Non si sa per quale motivo... Solo in Italia è stato ritenuto un grande allenatore".
Autore: Lorenzo Peronaci / Twitter: @lorenzoperonaci
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