Sull'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport troviamo una lunga intervista ad Andrea Stramaccioni, ex tecnico dell'Inter ora all'Udinese (squadra che tra l'altro ha battuto proprio la sua Inter con un rotondo 5-2). L'allenatore romano racconta anche la sua esperienza in nerazzurro e il suo rapporto con Massimo Moratti.
Stramaccioni, partiamo da quel 5-2.
"Non avevamo più traguardi, incontravamo la squadra più in forma del campionato, stramotivata. Quella sconfitta aggiunse poco".
Il suo destino era già segnato.
"Il venerdì dopo Inter-Lazio incontrai Moratti. Mi comunicò che doveva vendere l’Inter. Lì capii che ero finito anch’io. Faticava a parlare. Non per me. Per lui: l’Inter è la sua vita".
Che rapporto è stato quello con Moratti?
"Intenso, quotidiano, quasi paterno. Sono una sua creatura. Dopo il 2-2 in casa col Toro ci strigliò in spogliatoio. Poche ore dopo, in piena notte, mi telefonò per invitarmi a cena a casa sua il giorno dopo. Eravamo così".
Fosse rimasto, l’avrebbe confermata?
"Credo di sì. E’ precipitato tutto dopo la decisione di vendere. E’ stato tutto troppo veloce".
Nonostante le 16 sconfitte?
"Moratti conosceva bene la situazione. Fino a gennaio tutti remavano nella stessa direzione. Dopo, per il terremoto in arrivo, si è persa l’unità d’intenti. Di alcune professionalità mi sono lamentato col presidente".
E lui?
"Quel venerdì gli parlai del piano per la nuova Inter, le cose da cambiare. Mi rivelò che avrebbe venduto l’Inter per spiegarmi che non avrebbe potuto appoggiare il piano come avrebbe voluto. Giusto che il nuovo presidente abbia poi scelto un suo allenatore. O, meglio, che l’abbia fatto scegliere dal suo uomo di fiducia, l’unico rimasto".
Il piano l’ha realizzato Thohir spazzando via argentini, baresi, medici... Rimpianti?
"Uno solo. Non aver potuto dare continuità al girone d’andata. Avevamo battuto Juve, Milan, Napoli, Fiorentina, stavamo in alto, giocavamo bene. Poi mi è toccato contare anche 16 infortunati per una sola partita. Brutto non poter rispondere in campo a ciò che accadeva fuori".
Mazzarri ha trovato macerie. Ripete.
"La risposta migliore l’ha data l’Udinese che mi ha affidato un progetto importante che riguarda anche i giovani. Mi basta la stima degli addetti ai lavori".
Ha puntato su di lei anche Stankovic.
"Il nostro rapporto forte è nato dopo Parma-Inter. Lo tolsi, eravamo in svantaggio. Il guerriero voleva restare in battaglia. S’infuriò. Il giorno dopo però venne a dirmi: “Mister, avevi ragione tu. Mi opero al tendine”. Ci siamo abbracciati. Il secondo infortunio, dopo Catania, è stato determinante: persi un uomo in spogliatoio. La sera che lo chiamai per dirgli dell’Udinese non mi lasciò finire: 'Io ci sto'. Eravamo una coppia. La mattina dopo era già a Udine".
La rissa con Cassano? E’ vera?
"Antonio partì bene. A gennaio, quando sono iniziate le difficoltà, qualcosa si è rotto. Ci siamo detti tutto in faccia. Alla nostra maniera".
Visto Kovacic?
"Mateo è il più grande talento del campionato. Sono contento di aver rotto tanto la scatole a Moratti per prenderlo e di avergli lasciato un bel regalo… Con Mateo mi sento ogni tanto".
I tifosi dell’Inter?
"Anche nei momenti più brutti non mi hanno mai fischiato, mai contestato. Credo che abbiano apprezzato la mia sincerità. Ci mettevo la faccia. E difendevo i colori contro il resto d’Italia. Conservo la maglietta: 'Sciacquatevi la bocca'. L’Inter resterà sempre in un angolo prezioso del mio cuore".
Alla seconda siete già a casa Juve. Un ricordo di quel 3-1?
"L’intervallo. Tutti furibondi in spogliatoio per i torti arbitrali. Urlai anch’io: 'Ragazzi, per lamentarci abbiamo tutta la settimana, per vincere solo 45 minuti'. Tornammo in campo e vincemmo alla grande".
Ha sentito Moratti?
"Quest’estate scherzavamo: 'Compri una società che ripartiamo insieme'. E lui: 'Tieniti pronto'. Mi ha chiamato mentre firmavo per l’Udinese. Era contentissimo. Sono una sua creatura. Voglio fare bene anche per lui, per dirgli: 'Lo vede, Pres, che non sbagliava...'".
Autore: Redazione FcInterNews.it
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