"L'Inter deve vincere lo scudetto perché ha la rosa migliore tra tutte le candidate". Un concetto divenuto, con il trascorrere del tempo, un assioma a cui è difficile obiettare. Eppure questo obbligo di vittoria non si sa bene da dove nasca, partendo dal presupposto che questa stagione marchiata dalla pandemia ha ben poco di logico. La rosa dell'Inter è competitiva, sicuramente superiore rispetto alla scorsa stagione. Ma sostenere che sia la più ricca e completa è fuorviante. Magari valutandola sull'album delle figurine Panini, si può rimanere piacevolmente sorpresi dai nomi che riempiono le pagine dell'Inter. Ma dal punto di vista di Antonio Conte, che essendo l'allenatore qualche voce in capitolo l'avrebbe, non è proprio così.
Premessa doverosa, come lui stesso ha ribadito: a parte Achraf Hakimi, la dirigenza nerazzurra ha puntato solo su giocatori low cost e sul ritorno di alcuni prestiti. Sono rientrati alla casa madre Ivan Perisic, Radja Nainggolan (già a Cagliari), Ionut Radu e Andrea Pinamonti. Sono arrivati invece Aleksandar Kolarov (1,5 milioni), Arturo Vidal (gratis), Matteo Darmian (prestito) ed è stato riscattato (gratuitamente) Alexis Sanchez. Paradossalmente, i 2,5 milioni per il cartellino di Darian Males (prestato subito al Genoa) rappresentano l'investimento principale alla voce cartellini, escludendo i riscatti concordati di Nicolò Barella (28 milioni) e Stefano Sensi (20 milioni). A parte i nomi coinvolti, dunque, non è vero che l'Inter abbia fatto un grande mercato, sia a causa degli effetti finanziari della pandemia in corso sia per l'incapacità di cedere i giocatori considerati fuori dal progetto. Che Conte, suo malgrado, ha dovuto prendere in considerazione nella rotazione, anche se molti di loro hanno goduto di poco spazio finora e hanno giocato solo in casi di emergenza.
Nella rosa nerazzurra è evidente l'assenza di due profili fondamentali: un esterno sinistro titolare e una quarta punta affidabile. Nel primo caso, alle 35 primavere di Ashley Young si è aggiunta l'incongruenza tattica di Ivan Perisic, costretto a 31 anni a studiare da quinto di centrocampo e impiegato spesso e (mal) volentieri da attaccante, due ruoli non certo nelle sue corde. Ma in assenza di altro, il tecnico salentino ha dovuto fare di necessità virtù. Per quanto concerne l'attacco, le condizioni non sempre ottimali di Sanchez hanno acuito un'emergenza latente ma non troppo: a parte Lautaro Martinez e Romelu Lukaku sono gli unici attaccanti tendenzialmente sempre a disposizione, ma le gare ravvicinate e il recente stop del belga non sono certo incoraggianti. Pinamonti, infatti, complice l'infortunio alla caviglia non vede il campo da mesi ed è destinato ad andare al Benevento in prestito. In poche parole, non è mai stato preso in considerazione da Conte, che evidentemente non lo ritiene pronto a farsi carico della maglia nerazzurra.
In attesa del recupero di Matias Vecino, che darà un'alternativa a centrocampo dove da settimane giocano praticamente sempre gli stessi, è omai da considerarsi un semplice rincalzo Christian Eriksen. Un insulto alla miseria, avere un giocatore con tali qualità e tenerlo fuori. L'esperimento provato a Firenze da regista arretrato non può dirsi riusscito, ma rappresenta comunque un tentativo di recuperare il giocatore in un contesto in cui una sua partenza sembra sempre più difficile. Si tratta, tra l'altro, dell'ennesima occasione concessa all'ex Tottenham, che finora non è riuscito a integrarsi nella filosofia contiana. La pratica non è ancora archiviata, per quanto sia il giocatore sia la società convergono sul fatto che sia meglio separarsi, anche per permettere al club di reinvestire il ricavato su tasselli più funzionali. Ma lo stallo attuale del mercato e le condizioni di Sensi, che proprio al Franchi ha confermato di non essere ancora affidabile dal punto di vista fisico, invitano l'allenatore a coinvolgere il classe '92 di Middlefart anche in un ruolo alternativo dove in rosa c'è il solo Marcelo Brozovic. Una necessità più che una convinta volontà, che ad oggi non migliora certo l'organico. E il rischio di andare in affanno per mancanza di alternative a centrocampo, come accaduto all'Olimpico e in Coppa Italia, sarà sempre dietro l'angolo. Nel mentre, a sinistra bisognerà continuare con quello che offre il convento.
La rosa dell'Inter è competitiva, senza ombra di dubbio. Ma altre squadre sono più complete in tutti i ruoli, magari con nomi meno altisonanti ma sicuramente più utili ai rispettivi allenatori. Oppure, come la Juventus o il Napoli, abbondanti in tutti i reparti. Da qui l'assurdità del concetto di obbligo, per l'Inter, di vincere il campionato. Soprattutto in una stagione in cui tra casi di positività, infortuni e calendario fittissimo, ogni equilibrio rischia di saltare.
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Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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