Uno dei nomi più chiacchierati per la prossima stagione in casa nerazzurra è certamente quello di Yaya Touré. Pallino fin dal mercato scorso del tecnico di Jesi, Roberto Mancini, l’ivoriano è nella lista dei pensieri della società che ha a più riprese dimostrato di dar credito alle scelte del tecnico nerazzurro nel corso delle finestre di mercato. Viene quindi da chiedersi se tatticamente il giocatore in forza al Manchester City rappresenti davvero una necessità o l’Inter possa farne a meno, virando su altri lidi il budget limitato dal Fair Play Finanziario. Come in ogni investimento si prospettano delle valutazioni contrarie e positive che possono far propendere per una data scelta.
UN INNESTO DIVERSO - Partendo dai contro, è chiaro che un giocatore di 33 anni rappresenti un acquisto a fondo perduto in termini economici, specie se con uno stipendio di 3 anni i costi si aggirassero su 12-13 milioni netti. Numeri a parte il centrocampo dell’Inter è strutturato con elementi che non si sposano benissimo con il numero 42 del City. Arriverebbe un giocatore che toglierebbe spazio a Kondogbia, molto simile per caratteristiche, o in caso di cessione di Marcelo Brozovic, un elemento diverso; di fatto Yaya Touré non è più una mezzala di grande corsa, nel centrocampo a tre faticherebbe da interno probabilmente anche per lo stile di gioco italiano. Le transizioni diventano repentine rispetto alla maggior parte delle squadre che si affrontano (l’Inter affronterà spesso squadre con il baricentro basso votate al contropiede) e quando un’avversaria ti aspetta nella propria area, la transizione difensiva deve avvenire in una frazione di 3-4 secondi ripiegando a seconda nella zona di gioco, tentando quindi di chiudere i possibili spazi di inserimento.
RISCHIO DA CORRERE - Nonostante l’ultima annata fisicamente sotto tono però, Yaya Touré rappresenta un rischio, anche tattico, che vale la pena correre. Nel corso della stagione nerazzurra si è registrata una mancanza evidente di esperienza nella gestione delle gare in cui la squadra non esprimeva il proprio potenziale. In giro non ci sono tantissimi giocatori, accessibili anche economicamente, capaci di prendere per mano il gruppo, con quel grado di esperienza. È pur vero che ci troviamo di fronte a un 33enne, ma in quel 33enne risiede un tasso tecnico e carismatico di altissimo livello. Se Mancini vorrà disporre in certe situazioni il centrocampo a tre, probabilmente un mediano come Medel continuerà a risultare fondamentale anche per tappare eventuali buchi in fase difensiva. Quando il centrocampo difetta di un interno, spesse volte la diagonale porta il centrale di centrocampo a scalare di 2-3 metri in modo da costringere l’esterno d’attacco, opposto alla zona “di gioco”, a ripiegare per portare l’intera squadra a stringere sulla linea della palla.
CON BANEGA PER GESTIRE - Probabilmente l’ivoriano non è più un giocatore da centrocampo a tre, ma può continuare ad esserlo in uno schieramento a due interpretato da ormai molti anni; agirebbe da metronomo basso, coadiuvato da Banega nella gestione del baricentro, potrebbe alzarsi e trovare ritmi di gioco centrali che risulterebbero (almeno sulla carta) micidiali. Giocare con Banega e Touré nella gestione della sfera, attrarrebbe le giocate avversarie e potrebbe liberare gli esterni che in questo caso avrebbero più capacità di attaccare gli spazi o andare nell’uno contro uno. In fase difensiva il 4-2-3-1 diventerebbe un 4-4-1-1 dove il ripiegamento degli esterni diventerebbe quasi naturale e potrebbe coadiuvare la gestione fisica di un giocatore comunque abituato a quel tipo di interpretazione. In molte partite alla squadra di Mancini è mancato un elemento capace di accelerare i ritmi di passaggio e anche le lunghezze degli stessi e di contro un giocatore in grado di evitare di subire proprio tenendo la linea di passaggio corta, in modo da spezzare i ritmi di gioco.
L'EFFETTO SU KONDOGBIA - Nonostante quella di Touré sia stata definita dalla critica una stagione poco brillante, parliamo di un giocatore da 8 gol e 7 assist. Basti pensare che il migliore dei nerazzurri, Brozovic, ha fornito 7 gol e 5 assist alla squadra. Touré anche in termini di gol quindi, può tornare utile. Infine, mettere accanto a Kondogbia uno come lui potrebbe si limitarne la crescita, ma potremmo anche assistere l’esatto opposto, ossia vedere il giovane francese ad un gradino superiore sotto grazie ad un mentore di livello notevole. Anche quando l’Inter mise Luis Figo sotto contratto il portoghese aveva 33 anni. Molti criticarono la scelta, eppure l’ex numero 7 nerazzurro portò alla squadra esperienza, estro, carisma e quella tecnica che solo i fuoriclasse hanno. Giocare accanto a elementi come Touré ti costringe a dare qualcosa in più e la presenza in campo si avverte anche da piccoli dettagli che in una stagione risultano decisivi. Se c’è una possibilità, quello di Yaya Touré è un rischio, anche tatticamente, da correre.
Ernesto D'Ambrosio
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