A poche ore dal calcio d'inizio del derby, Mario Sconcerti offre sulle colonne del Corriere della Sera un parallelo tra i due tecnici oggi in scena a San Siro, Antonio Conte e Stefano Pioli: "Conte ha fatto dell’insistenza la sua forza, mai un’andatura da crociera, sempre un’idea unica e potente, un messaggio ripetuto, teorizzando che la perfezione è chiusa dentro poche cose ma uniche. Forse per questo ama allenare giocatori che conosce. Non vuole margini di errore. E sa che il messaggio incide, rimane, non si dimentica. Non c’è paragone nemmeno nei risultati. Pioli ha vinto poco, Conte scudetti in due campionati diversi, ha allenato benissimo la Nazionale. Conte è la storia che Pioli non avrà mai. Pioli ha sempre fatto benino, raramente benissimo. Ma tutti lo ricordano volentieri, un gentiluomo, corretto, leale, fermo su principi di stile antichi, come le dimissioni a Firenze per una mezza frase sbagliata della proprietà. Pioli non è il grande generale della storia che Conte interpreta, l’uomo capace di arrivare fino all’Indo e aprire un nuovo mondo. Mi sembra il condottiero ideale di una battaglia per volta, come faceva Roma quando dava il comando degli eserciti ai consoli a giorni alterni. E funzionava. Pioli poche volte è una speranza, è certezza di buona gestione. Conte è una causa che produce effetti e spesso sono travolgenti. Non ha mezze misure, la sua è sempre l’ira di Achille. Non è amabile, è l’ultimo chirurgo, è una speranza che deve cambiare la vita. Il suo calcio vibra continuamente, quello di Pioli ti accompagna. Su Conte c’è il dubbio che non sbagli mai, l’errore stesso è ribaltabile. Pioli ha perso l’illusione di essere immortale, sa di poter cadere anche cinque minuti dopo. Questa è saggezza. Ma non sono sicuro che nel calcio funzioni".

Sezione: News / Data: Dom 09 febbraio 2020 alle 08:00
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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