Una vittoria nelle ultime otto partite. Non si può che partire da qui per analizzare la gara dell’Inter contro l’Atalanta, un altro boccone amaro che ha strozzato l’urlo di gioia dei tifosi: già si immaginavano di aver conquistato Bergamo per la seconda volta in pochi mesi che un tiro lento, inesorabile di Miranchuk li privava dei tre punti. E, aspetto ancor più preoccupante, gli ultimi 15’ rintanati nel bunker di Bergamo dopo una partita equilibrata rischiano di corrodere ulteriormente la fiducia di una squadra che non riesce a trovare se stessa.
Quando una stagione nasce con il piede sbagliato c’è bisogno di una forza sovrumana per rimetterla nei binari giusti. All’Inter del Conte bis questa forza sembra mancare nei momenti più importanti: in un mese complicatissimo, il piatto piange. Una vittoria in 8 partite è troppo, troppo poco per una squadra che punta a vincere lo Scudetto. Le attenuanti esistono, ma non possono spiegare la serie di errori individuali, alcune scelte dell’allenatore e - soprattutto - una condizione mentale dell’Inter che lascia esterrefatti: proprio sul più bello, la squadra nerazzurra si spegne. Come si risolve questo pasticciaccio brutto?
IL RITORNO E UNA CONFERMA - Le note positive viste a Bergamo sono due: la prima è il ritorno in campo di Milan Skriniar dopo oltre venti giorni di assenza a causa del CoVid-19. Lo slovacco gioca in maniera semplice, di fronte ha degli avversari pericolosi: i suoi 90’ sono essenziali e la miglior speranza per Conte di sistemare i problemi difensivi che hanno tempestato la squadra. L’altra nota positiva, perlomeno fino all’errore davanti a Sportiello, è stato Arturo Vidal: il cileno, dopo i balbetti contro il Madrid, ha dato una risposta importante nel ruolo di mezzala, di fianco a Barella. Ha lottato, recuperato palloni importanti e - agendo qualche metro più avanti del solito - ha avuto diverse occasioni per segnare. E’ stato lui ad azionare Young, con un bel pallone largo, per la spizzata del Toro.
SORTILEGIO - Una volta passati in vantaggio, dopo una gara bloccata e intensa, l’Inter ha cominciato a concedere campo agli avversari. Le sostituzioni di Conte non hanno aiutato: inserire Gagliardini, per poi cambiare l’intero pacchetto d’attacco, non ha pagato dividendi, anzi. I nerazzurri hanno cominciato a concedere spazio, un po’ come ha fatto la Juventus contro la Lazio.
L’Atalanta, in compenso, è salita di colpi e ha macinato chilometri, rosicchiando il vantaggio mentale di Handanovic e compagni. E su un’azione insistita al limite dell’area interista, Miranchuk scocca la freccia fatale: una beffa, perché il suo tiro lento e preciso sorpassa proprio il capitano, colpevolmente fuori posizione e ingannato dalla palla che passa fra le gambe di Bastoni. Una beffa terribile, che sa di sortilegio: in una stagione, come dicevamo, complicata, sembra che basti un soffio di vento per segnare alla squadra che un anno fa si è confermata la miglior difesa del campionato.
SPERANZA - C’è ben poco da salvare in questo primo mini-ciclo dell’Inter. Conte ha provato a ribadire il concetto dell’Inter temuta da tutti, ma la verità è che le certezze della squadra che aveva impressionato l’anno scorso iniziano a scricchiolare: la costruzione bassa, fiore all’occhiello della scorsa annata, latita. I giocatori sono lenti, fanno fatica a mantenere le posizioni in cui - pochi mesi fa - hanno impressionato l’Europa. Le attenuanti ci sono tutte: i casi di CoVid-19, gli acciacchi fisici, alcune procedure burocratiche che hanno scosso l’ambiente a poche ore dalle partite.
Non è facile raddrizzare la barca, perché la sensazione è che alla base di queste incertezze ci sono delle domande irrisolte: qual è il ruolo di Vidal? Come si può rivitalizzare Hakimi? Quali sono le rotazioni a centrocampo? C’è tanto da fare e Antonio Conte rimane la miglior carta da giocare. Ma c’è bisogno di prendere una decisione, smuovere le carte. La stagione sta sfuggendo di mano e sarebbe delittuoso non sfruttare un contesto così favorevole. La speranza, per Conte, è che la pausa per le nazionali non porti cattive notizie e dia respiro all’organizzazione tattica: mettere mano a quel che non ha funzionato, per ripartire alla grande. Tutto è ancora possibile, anche perché la rosa a disposizione dell’allenatore è la migliore in Serie A. Varrà la corsa?
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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