È la seconda volta consecutiva che succede, a San Siro: come contro l’Atalanta, l’Inter ha la possibilità di chiudere una volta per tutte la corsa alla Champions League ma si lascia sfuggire il colpo del KO e rimanda tutti i discorsi relativi a un terzo posto sicuro. La Roma di Ranieri è battagliera ma friabile, nonostante le torri schierate dal tecnico romano: i giallorossi sfruttano tutti i loro centimetri per aver la meglio sull’Inter ma alla fine è una zuccata di Perisic a raddrizzare una gara che stava per inguaiare nuovamente i nerazzurri nella bagarre per l’UCL; alla fine, distanze invariate fra le tre contendenti in attesa del risultato dell’Atalanta a Napoli, atteso per la serata di lunedì. La gara dei ciapanò continua, anche se l’Inter ha un discreto margine di vantaggio che - al netto del big match contro la Juventus di settimana prossima - può gestire. Che è proprio la qualità che manca alla squadra di Spalletti, chiamata all’ultima prova di maturità stagionale. Questa volta, senz’appello.
BRACCINO CORTO - La prima frazione della gara fra Inter e Roma è riassumibile in un semplice concetto: la squadra ospite riesce a fare in maniera più veloce e con meno passaggi ciò per cui i padroni di casa annaspano. L’Inter fa una fatica tremenda a risalire il campo in fraseggio, con il pallone che si arena per larghi tratti di gara sulla trequarti romanista senza che qualcuno abbia un’idea illuminante. Le fasce sono sterili e al centro Nainggolan latita: sembra quasi che il belga stia giocando su un altro fuso, quasi scoordinato dalla squadra. Non riesce a capire quando buttarsi in profondità o quando proporsi per ricevere spalle alla porta e si muove seguendo i mugugni dello stadio che - dopo il gol di El Shaarawy - si fanno persistenti soprattutto nei suoi confronti. L’Inter nel primo tempo ha il braccino corto perché al di là dell’episodio da Goal Line Technology di Martinez, non crea nulla di pericoloso: i più beccati sono Perisic e Vecino, autori di due prestazioni incolori e opache, lontane dai loro picchi. Ma è tutta la squadra a sembrare compassata, come se ci mettesse sempre un secondo di troppo a capire cos’è giusto fare. E si schianta contro le torri romaniste, visto che N’Zonzi e Cristante fanno buona guardia a Juan Jesus e Manolas.
LA RISCOSSA - Nel secondo tempo, come spesso succede, l’Inter si rimette in moto e comincia a macinare gioco. Non si comporta molto diversamente rispetto ai primi 45’, semplicemente aumenta l’intensità, serra le linee e si accorge che la Roma è fragile e rincula, mentre Martinez e compagni prendono campo. Il gol scuote dal torpore la squadra, con D’Ambrosio che colleziona due assist in due partite e Perisic che evita la palma di peggiore in campo. Di lì in avanti è una gara fra allenatori a dare piccoli accorgimenti allo scacchiere tattico, con Spalletti che prova tutte le carte a sua disposizione per dare all’Inter qualche briciolo di forza in più. Icardi aumenta la densità dell’area di rigore, mentre J. Mario non riesce a registrarsi nella partita visto che ogni pallone che tocca è un errore. Si rivede anche Keita, ma il tempo è troppo poco. Un punticino che non fa impazzire nessuno, visto che la Roma aveva la possibilità di sorpassare il Milan ma aiuta entrambe le squadre a sopravvivere in questa lungaggine tartarughesca. L’Inter è quasi arrivata, ormai: se riuscisse a uscire indenne dalla gara contro la Juve già campione d’Italia, sarebbe cosa fatta. Ma, come ha insegnato il tempo, un passetto alla volta.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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