Un'Inter troppo brutta, negativa e contraria a sé stessa per essere vera, anche se la squadra a parte Perisic è rimasta la stessa e identica a quella che ha conteso lo scudetto fino al 22 maggio scorso al Milan. A Udine rispetto all'undici di base mancavano gli infortunati Lukaku, Calhanoglu e per scelta tecnica De Vrij, mentre proprio l'ala di sinistra dove ha giocato Darmian è l'unica postazione rimasta senza un vero titolare fisso dopo l'addio di Ivan il terribile. I nerazzurri passano in vantaggio con il destro su punizione di Barella, poi si schiacciano inspiegabilmente provando a resistere e impiegare forse l'arma del contropiede, un'anti-reazione che purtroppo abbiamo visto troppo spesso applicata sull'1-0 e che è stata sfruttata regolarmente a suo vantaggio dall'avversario di turno. Pereyra fa scattare i cartellini gialli a Mkhitaryan e Bastoni, poi calcia la punizione su cui Skriniar fa autogol. L'Inter si fa male da sola e l'anti-merito è dei suoi pilastri, in primis di chi a bordo della metaforica barca riveste il ruolo del condottiero: l'allenatore. Inzaghi lo sa, o almeno così dice: "Sono il primo responsabile", il commento a ogni domanda che gli viene fatta in serata. Eppure anche stavolta non ammette, anzi giustifica gli sbagli. Così i cambi al 30' sono stati fatti "perché erano ammoniti e perché l'Udinese vinceva tutti i duelli. Una scossa per cambiare le cose". Paradossale.
Incassato il colpo del pareggio, l'Inter rialza il baricentro, guadagna in parte la padronanza del possesso, ma le chance maggiori arrivano come al solito sui piedi di chi si fionda sempre con troppa facilità dalle parti di Handanovic. Lo sloveno, oramai a 38 anni un anti-portiere, rimane anche stavolta immobile a guardare mentre il destro di Deulofeu lo grazia finendo sul palo. Chi si aspettava un secondo tuffo dopo la parata su Lovric dovrà ammettere che sarebbe stato troppo. È il più forte campanello di allarme per l'Inter, mentre sia Inzaghi, sia Sottil provano ad acciuffare la vittoria giocandosi le loro carte dalla panchina. Sostituzioni scientifiche quelle del tecnico dei friulani, che rivitalizza la mediana cambiandone quattro e in attacco inserisce l'uragano Success al posto di Beto. Bislacche anche stavolta quelle del mister nerazzurro, che dà fiducia a Correa (si è capito che il Tucu in questo momento è un'anti-soluzione per sovvertire il match) e richiama in panchina l'ottimo Acerbi per concedere gli ultimi 10 minuti a De Vrij. Il poco tempo a disposizione non scoraggia l'olandese, che aggiunge un'altra giornata no a una parabola di prestazioni sempre più in discesa: intimorito prima da Success e talmente generoso da regalargli il corner, quindi da Bijol che sfugge con tutta facilità al numero 6 dell'Inter. Un'anti-marcatura da nascondere assolutamente ai bambini delle scuole calcio.
Del tris di Arslan sapevamo già, per una gara che ricalca quanto visto contro Lazio e Milan. Tre ko esterni e di fila come nella stagione 2017-2018 con Pioli, nove gol subiti, zero alibi e l'impressione che l'Inter sia piombata in un buco nero senza possibilità di uscita. Almeno non finché la "scossa" non arrivi dalla stessa guida tecnica. Da una parte Inzaghi, che probabilmente continuerà a insistere con il suo 3-5-2 scolpito nella pietra e le sue scelte divenute ormai un classico, come l'alternanza in porta tra campionato e Champions di Handanovic e Onana, o l'esclusione di Asllani a meno che non si infortuni o venga squalificato Brozovic (ecco...). Dall'altra una squadra spenta e sfiduciata dalle mosse del suo allenatore (guardiamo le reazioni di Skriniar e Bastoni dopo i cambi), chissà anche scottata dal sentirsi unicamente colpevolizzata al termine di ogni sconfitta. "Dopo il vantaggio iniziale dovevamo gestirla meglio", "L'Udinese ha avuto più cattiveria e determinazione", "Non puoi fare un primo tempo così", "Se concedi tutti questi angoli può capitare di prendere gol". Tra le parole del tecnico, in evidenza c'è sempre l'errore del campo, mai la causa che rimane nebulosa. Se è vero che Inzaghi si sente il primo responsabile, lo dimostri con i fatti. "Siamo l'Inter e non ce lo possiamo permettere". No, quella vista finora all'opera è piuttosto un'anti-Inter. Per questo c'è bisogno di scelte che portino una carica opposta.
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DanieleAlfieri7
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