L'ex calciatore austriaco Herbert Prohaska ripercorre sulla Gazzetta dello Sport le tappe della sua carriera in Italia tra Inter e Roma.

Partiamo dall’inizio: 1980, aprono le frontiere e lei arriva all’Inter. Si sentiva un pioniere?
"Già, il primo di una lunga serie di stranieri! Oltre all’Inter, mi volevano anche il Bologna e il Milan, nella persona del grande Gianni Rivera. Al di là della loro retrocessione per il Calcioscommesse, io avevo già scelto i nerazzurri. Ci eravamo pure incontrati più volte in gran segreto, la trattativa sembrava un film di James Bond".

Ci porti dentro alla spy story, allora.
"Una volta il d.s. Beltrami venne fino a Vienna, ma ci vedemmo in un albergo nascosto... Ancora prima, nella mia camera in ritiro della nazionale in Germania, mi ritrovai Mazzola e Bersellini. Era un allenatore duro, ma vero: “Tu sei disposto a correre anche in difesa?”, mi chiese a bruciapelo. Dissi di sì e, forse, in quel momento, scelsero me anziché Platini, che si sarebbe sacrificato di meno... Da allora cambiò la mia vita: per un austriaco, l’Italia era la Riviera romagnola d’estate, io invece mi ritrovai a San Siro davanti a 60mila persone".

Nel presentarla, Beltrami disse: “Prohaska sarà l’ingranaggio mancante tra i polmoni di Marini, i muscoli di Pasinato e il genio di Beccalossi”.
"Tra i tre assomigliavo più al “Becca”, anche se lui era più geniale di me... E poi quante me ne hanno fatte lui e Altobelli. L’accordo era pagare a turno una cena, ma io non conoscevo i ristoranti in città e mi fidavo di loro: mi portarono in trattorie economiche ma, quando toccò a me, finimmo da “Savini” in Galleria e partì mezzo stipendio... Eravamo un bel gruppo, c’era pure il giovane Bergomi, a cui feci l’assist per il primo gol della carriera. Ricordo la prima volta che lo vidi in ritiro e mi chiesero: “Secondo te quanti anni ha quel ragazzo lì?”. “Ne avrà 26”, dissi. No, ne aveva 16! Era davvero uno “zio”, ma sarebbe diventato una leggenda".

Cosa le rimane di quegli anni nerazzurri?
"Nella prima stagione l’ossessione per la Coppa Campioni era enorme. Ci fermammo in semifinale contro il Real Madrid e presi un palo di testa: se fosse entrata, magari... Ricordo che Camacho mi seguiva anche in bagno, altro che marcatura all’italiana! L’anno dopo arrivò la gioia del primo trofeo, la Coppa Italia, ma a fine partita Mazzola mi disse che mi avrebbero venduto: volevano iniziare un progetto con Hansi Müller come straniero".

Sezione: News / Data: Mar 25 marzo 2025 alle 14:06 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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