La prima volta a Wembley per l’Inter, una prima volta importante, che può risultare decisiva. Spalletti, alla ricerca della matematica qualificazione agli ottavi di finale, si affida al 4-2-3-1, confermando la difesa vista contro il Frosinone, ritrovando la mediana Brozo-Vecino e schierando il trio Politano-Nainggolan-Perisic alle spalle di Icardi. Pochettino, alla ricerca “obbligata” della vittoria, gioca a specchio: Winks-Sissoko in mezzo al campo, Lamela-Alli-Lucas dietro Harry Kane.
PRIMO TEMPO - Una prima fase di studio, riempita dal tentativo del Tottenham di prendere campo, e dall’organizzazione dell’Inter capace di smorzarlo. Entrambe le compagini, con il pallone a disposizione dei propri portieri (su rimessa dal fondo), sono “quasi” sempre costretti al lancio lungo. I quartetti offensivi, da una parte e dall’altra, accompagnati dall’alzarsi dell’intera squadra, complicano l’idea di costruire dal basso. Nainggolan, anche con il pallone in movimento, si affianca a Icardi in pressione, con Brozovic e Vecino a costituire la diga centrale, e Winks, o Sissoko, più liberi di impostare. Sempre sul possesso Spurs, e con i nerazzurri ben posizionati, Lamela e Lucas stringono per creare imprevedibilità e densità tra le linee insieme ai movimenti di Kane e Alli, mentre i terzini si alzano molto, ben seguiti dai rientri di Politano e Perisic, tra raddoppi e scalate in aiuto a D’Ambrosio e Asamoah. Meno organizzata, coraggiosa e verticale è la compagine di Spalletti nella sua fase offensiva, dove Kwadwo è il più ordinato e il triangolo di centrocampo, con l’abbassamento sul centro-sinistra di Nainggolan, poco coordinato e reattivo. A formazione schierata, in fase di non possesso Dele Alli abbassa il proprio raggio d’azione, andando a formare con Winks regista e Sissoko a destra una cerniera centrale mobile in opposizione alla mediana nerazzurra. E quando l’Inter, con le iniziative delle proprie ali, va oltre la prima pressione, portando più uomini nella metà campo di casa, gli inglesi trovano trame e spazi ricercati, le situazioni più pericolose. Nella parte finale della prima frazione, la squadra di Pochettino si fa rincorrere anche grazie a strappi di forza e fisicità che scompongono l’organizzazione meneghina. Le discese di Sissoko, su tutti, e dei suoi compagni, si interrompono sull’ultima e decisiva opposizione della coppia De Vrij-Skriniar. Prima di procedere verso gli spogliatoi, al termine di un primo tempo sicuramente poco spettacolare, ma decisamente poco sofferto, Spalletti toglie l’acciaccato Nainggolan, inserendo al suo posto Borja Valero, subito portatore di un idea più ottimistica, più creativa.
SECONDO TEMPO - Più possesso del pallone, sotto la forte impronta di Borja Valero, con lo spagnolo primo supporto dei compagni, garantisce agli uomini di Spalletti anche maggiori trame di gioco e potenziali pericoli dalle parti di Lloris. Anche Icardi trova qualche sponda interessante a liberare lo spazio alle spalle dei difensori per Politano e Perisic e per le incursioni di Vecino, costante nella presenza vicino al vivace italiano, confusionario nella giocata. Il Tottenham, non impeccabile e numeroso una volta superato il primo pressing, torna comunque presto in controllo del match, provando a sfruttare la maggior presenza nerazzurra nella propria trequarti e le verticalizzazioni tra centrocampisti e difensori. Difensori, Skriniar e De Vrij, non sempre “estetici”, ma fondamentali. E vincenti, nei duelli con Kane, Alli e un Lamela costantemente tra le linee. Son per Lucas Moura alza ulteriormente il livello di difficoltà per la retroguardia ospite, diminuisce i punti di riferimento, aumentandone la forza nella zona conclusiva. Per grande applicazione, dei terzini chiamati a diagonali sui tagli degli esterni offensivi, delle ali chiamati al supporto per le avanzate degli esterni difensivi, e grazie alle continua collaborazione tra le due “catene”, Handanovic non corre grossi rischi. L’intelligenza tattica e la generosità di Borja Valero, poi, integrano il “disegno” di attesa, tra un primo sostegno a Icardi e un pronto ripiegamento ai fianchi della mediana Brozo-Vecino. Eriksen per Lamela e l’effettivo passaggio al 4-3-2-1 (o 1-2) cambiano il Tottenham, nella disposizione e nell’atteggiamento, a 20’ dalla fine del match. La maggiore aggressività dei padroni di casa non cambia però l’Inter e la scelta, ove minimamente possibile, di partire con la costruzione dal basso, con Brozovic punto di riferimento e la catena di sinistra, Asamoah-Perisic (+Borja Valero), pronta a sfruttare il superamento del centrocampo (attirato fuori) e i limiti difensivi di Aurier da quella parte, a confronto con il più diligente e fisico Davies nel duello con Politano sull’out opposto. I tentativi nerazzurri rimangono però spesso imprecisi e istantanei. Istantanei come gli strappi imponenti di Sissoko a spezzare la compattezza della squadra di Spalletti. Ma da uno di questi, all’80’, nasce il gol che decide il match, con Il francese a lasciarsi inseguire da Brozovic, Skriniar a seguire il movimento ad allargarsi di Son e Eriksen a sfruttare il lavoro dei compagni e l’assist di Alli, spedendo in rete da pochi passi. Un Inter stanca, un Inter ancora in svantaggio in questa Champions League, senza questa volta riuscire, nei pochi minuti finali e dopo l’ingresso di Keita per Politano (oltre a quello di Miranda per l’affaticato De Vrij), a riequilibrare o ribaltare il match, in questa occasione significante il passaggio agli ottavi di finale. Dier per Winks porta più muscoli e centimetri agli uomini di Pochettino per gli istanti finali di una gara ormai destinata a concludersi in favore degli Spurs, lasciando aperto il discorso qualificazione all’ultima giornata, tra il Camp Nou e San Siro, dove la Beneamata affronterà il Psv. Non prima di rituffarsi sul campionato, alla doppia trasferta contro Roma e Juve. Un percorso difficile, dopo una partita difficile, non sempre “giocata”, che ha portato l'Inter a un passo dall'essere qualificata.
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Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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