L'Inter pesca tre cioccolatini dalla calza della Befana, inaugurando il nuovo decennio sportivo con una vittoria: 3-1 in casa del Napoli e vetta della classifica consolidata. A quota 45 punti: gli stessi della Juventus. Tra bianconeri e nerazzurri sta andando di scena un'eterna lotta, intervallata di provvisori accordi. Il capoluogo campano, a sei giorni di distanza dai fuochi d'artificio che hanno illuminato il lungomare, sfoglia la prima pagina del suo calendario calcistico assistendo al tonfo interno della formazione cittadina guidata da Rino Gattuso. Non il modo migliore per inaugurare una decade calcistica preannunciatasi piuttosto incerta alle pendici del Vesuvio, per un club che difficilmente riuscirà a replicare il buon lavoro svolto nelle precedenti stagioni. Gesta balistiche che la generazione attuale potrà anche non ricordare, ma che quella successiva non potrà dimenticare.
Dev'essere stato un Capodanno di arduo studio per Ringhio, l'Ettore Scola degli allenatori: fosse per lui, vorrebbe i suoi discepoli sempre brutti, sporchi e cattivi. E sarà intrigante vederli sfidare in Champions League gli illusionisti del Barcellona, dato che nel calcio, come nella cucina, vanno di moda i contrasti più perfidi. Contro i ragazzi dell'Inter, classe operaia che aspira al Paradiso, il Napoli sfigura: moduli a geometria variabile, personalità carente. Fischi del pubblico per lo scugnizzo di Frattamaggiore, che insigne era - all'alba della sua carriera a Castel Volturno - e insigne è rimasto: mancanza di spirito da condottiero, improvvise pause tecniche, inutili braccia alzate. Nell'ultimo frangente di gara, da capitano quale non riesce ad essere, manda perfino a quel paese gli spettatori di fede locale. Al contrario, il rivale che gli interisti - più degli altri - non vedono di buon occhio è lo spagnolo Fabiàn Ruiz, nostalgia borbonica di una Napoli artigiana: le sue trame di gioco barocche offrono sempre uno spunto di riflessione retrospettivo. Ma le geometrie dell'iberico non sono sufficienti per illuminare l'azione corale della squadra.
Difficoltà smisurate per i napoletani in fase arretrata. Timori infausti ardono con gran fiamma nei pressi del reparto difensivo azzurro quando gli ospiti, pesciolini che sguazzano tra le onde del Golfo, assaltano l'area di rigore avversaria. A partire dall'episodio-chiave. Non è ancora scoccato il quarto d'ora sul cronometro dell'arbitro, nel momento in cui Romelu Lukaku - con la postura del miglior tenore - si presenta sul palco reale del Teatro San Carlo e delizia il pubblico con il suo (primo) acuto della serata: una stoccata vincente dal 20 metri è tanto quanto basta per sbloccare il parziale. Paletto interno, rete che si gonfia. Un gol morbido e croccante allo stesso tempo, squisito come le calde sfogliatelle che escono dai forni del Gran Caffè Gambrinus. Ai tifosi casalinghi va di traverso il caffè: Samir Handanovic, calciatore col maggior numero presenze in Serie A nell'ultimo decennio (369 apparizioni, con le maglie di Udinese e Inter) compie diversi interventi prodigiosi. E lì davanti, ci (ri)pensa il gigante con la nove sulle spalle. Che sfrutta uno scorcio stretto quanto le stradine dei Quartieri Spagnoli per sfoderare un tiro, "dei suoi": potentissimo. Al punto da piegare le mani, nel senso letterale, al malcapitato Meret: 2-0 e palla nel sacco. Poco dopo si sveglia Arkadiusz Milik, che ritrova lo smalto in fase realizzativa e approfitta di una defaiance dei meneghini. I quali non si scompongono: giro palla, occupazione degli spazi, accorta ricerca del tris. La ciliegina viene posta sulla torta nella ripresa: Lautaro Martinez raccoglie una virgola di Manolas e la trasforma in punto, chiudendo il quaderno vittoria e aggiungendolo al lungo scaffale della stagione.
Napoli è vitalità, musica, colore. Ben poco, la terra di Partenope, ha a che vedere con la prestazione lugubre offerta dai calciatori azzurri contro un'Inter apparsa cinica, quadrata, affamata. I nerazzurri occupano il primo posto della graduatoria, a +21 sul club di Aurelio De Laurentiis. Chissà cosa ne pensa il cuore di San Gennaro. Quello degli interisti, abituati in passato a ritmi cardiaci da sciame sismico, può finalmente rilassarsi: la prima sortita ufficiale del 2020 si conclude con l'Internazionale in vetta, esattamente come l'ultima gara dello scorso anno. Una buona fine e un lieto principio. Il modo migliore, in casa Beneamata, per festeggiare l'Epifania; che tutte le feste si porta via, forse anche un po' malinconicamente. Da qui a Pasqua, una lunga tirata. Per tutti: per i lavoratori, per gli studenti, per i calciatori che - anche (e soprattutto) durante la settimana - si recano al campo ogni mattina per allenare il proprio fisico. Encomio conclusivo: anche al San Paolo, prestazione egregia di Stefan de Vrij. Un libero in versione terzo millennio. Se il Napoli è una rosa piena di spine, l'Inter - in questo momento - è un tulipano olandese.
VIDEO - FANTASTICA INTER A NAPOLI, L'URLO DI TRAMONTANA SILENZIA I TIFOSI AVVERSARI IN STUDIO
Autore: Andrea Pontone / Twitter: @_AndreaPontone
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