"Un voto alla nostra stagione? Fino a metà a dicembre un bel 9 perché siamo andati molto bene. Nell’ultimo mese abbiamo avuto un calo e abbiamo perso qualche punto in classifica. Il voto complessivo è un po’ sceso, ma lavorando fino alla fine possiamo riprenderci". Mauro Icardi parla così al Corriere dello Sport.
Possibile arrivare in Champions League?
"Io credo alla Champions fino da luglio quando abbiamo parlato a Riscone. Ero convinto che ce la potevamo fare allora e ne sono ancora più convinto adesso. Fino a inizio gennaio eravamo primi, avevamo dimostrato di poter battere chiunque e di poter stare in alto".
Lei quanta voglia ha di giocare in Champions?
"Tanta. E’ il mio obiettivo e anche quello dell’Inter".
Come spiega il calo dell’ultimo periodo?
"Noi abbiamo avuto la fortuna di fare molto bene fino a metà dicembre, ma era difficile pensare che tutto potesse sempre andare in maniera perfetta anche perché tutte le squadre nell’arco di un’annata hanno alti e bassi di rendimento. Alla Juventus e al Napoli il periodo negativo è capitato a inizio stagione, a noi adesso".
I suoi gol sarebbero importanti per uscire dalla crisi e nelle ultime due gare contro il Chievo e il Verona non ha sbagliato. Sta tornando il “vero” Icardi?
"A inizio stagione tutto era più difficile perché eravamo nuovi e in campo ci conoscevamo meno. Ora invece sappiamo come si muovono i compagni e cosa dobbiamo fare. Nelle ultime due partite abbiamo creato molte più occasioni da rete e abbiamo anche espresso un calcio migliore. Purtroppo abbiamo lasciato per strada punti pesanti contro la Lazio, il Sassuolo e il Carpi ed è arrivato il momento di dare di più, di non commettere certi errori".
A fine novembre, dopo la vittoria di Bologna propiziata da un suo gol, disse: “In 10 partite mi sono arrivati 4 palloni e ho fatto 3 gol. Non mi sembra una brutta media”. Ripeterebbe quelle parole?
"Non volevo essere polemico, ma so bene che a voi giornalisti le polemiche piacciono (ride, ndr). Quella frase era anche un po’ scherzosa e non intendevo mancare di rispetto ai compagni. Io sono un attaccante e il mio compito è segnare il più possibile aiutando la squadra".
Com’è cambiato il modo che ha di intendere il suo ruolo da quando c’è Mancini?
"Prima del suo arrivo ero un centravanti che stava dentro l’area e cercava di fare gol quando riceveva il pallone. Mancini mi chiede di giocare più per la squadra, di muovermi e di partecipare alla manovra. Per me questo è stato un cambiamento importante e mi sto impegnando per metabolizzarlo. Posso migliorare ancora".
Facciamo chiarezza una volta per tutte sul suo rapporto con il tecnico. E’ vero che tra lei e il Mancio ogni tanto sono scintille?
"Quando è arrivato Mancini è stato chiaro. “Tu devi fare 15-20 gol a stagione, poi se ne fai ancora di più, meglio” mi disse. E’ stato scritto che mi chiede sempre di più, ma è normale che un allenatore stimoli e voglia sempre il massimo da un suo giocatore. Ho letto anche che io sarei arrabbiato con lui perché sono andato in panchina contro la Roma, il Genoa e il Milan, ma non è vero perché nell’arco di una stagione ci sta di saltare qualche partita. All’inizio se uno non gioca ci rimane un po’ male, ma l’ho subito detto anche al direttore sportivo Ausilio che non c’erano problemi. Tra me e Mancini c’è un buon rapporto".
A proposito del derby, quante volte ha rivisto il rigore del possibile 1-1 che ha calciato sul palo?
"Sono sincero, mai... Ne ho parlato nei giorni successivi con l’allenatore e i compagni e credo di averlo calciato anche bene. Donnarumma è un portiere alto e ho tirato forte perché avevo paura che potesse intuire il tiro e deviarlo. Ho angolato un po’ troppo e la palla è andata sul palo".
Tra pochi giorni compirà 23 anni ed è capitano di una squadra che nello spogliatoio ha giocatori dell’esperienza di Miranda e Melo. Sente il peso della fascia?
"La responsabilità di fare da guida al gruppo la sento, ma abbiamo tanti elementi esperti e nel gruppo siamo 7-8 capitani. Quando devo parlare o incoraggiare i compagni lo faccio".
Altro punto da chiarire, la sua coesistenza con Jovetic. Perché non riuscite a giocare insieme?
"Con lui ho un ottimo rapporto e lavoriamo per far bene all’Inter. Probabilmente abbiamo un modo diverso di giocare perché lui preferisce andare incontro e avere la palla tra i piedi, mentre io sono più uomo d’area, ma non è vero che tra noi non è scoccata la scintilla e che non possiamo giocare insieme. Vedrete che cresceremo".
E’ felice dunque della scelta che ha fatto quando ha rinnovato il contratto?
"Quando con i dirigenti trattavamo il prolungamento, ho detto chiaramente che volevo restare. Le offerte per andare altrove c’erano, ma io avevo chiaro in mente che era meglio restare qua".
A gennaio l’hanno cercata il Wolfsburg e il Manchester United?
"Qualcosa ho sentito, ma io voglio restare all’Inter".
E se in estate il Manchester United, con Mourinho in panchina, tornerà alla carica?
"La mia risposta sarà sempre la stessa: voglio restare qua. Se il Manchester mi cercherà, non sarà né la prima né nell’ultima società che posso rifiutare. Mi sento bene a Milano e non intendo andarmene. La società ha un grande progetto e sta facendo grandi investimenti per tornare a vincere e io voglio dare una mano".
A quasi tre anni dal suo arrivo all’Inter quanto si sente... interista?
"Tutti sanno che la mia squadra del cuore fin da bambino è il Newell’s, ma già anni fa con un mio amico italiano alla playstation ho sempre usato l’Inter perché mi piacevano i suoi giocatori. All’Inter sono legato e felice di farne parte".
Non crede di aver perso un’occasione lasciando così presto il Barcellona? Avrebbe potuto essere con il suo amico Messi in vetta al mondo...
"La percezione di poter diventare un calciatore l’ho avuta arrivando in Italia. A Barcellona hanno un grande settore giovanile, ma solo pochi di quei ragazzi arrivano in prima squadra. Sapevo che dovevo cambiare strada".
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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