Paradossalmente è più difficile parlare di Inter quando vince. Tutte le critiche, i dubbi e le domande vengono seppellite da un’euforia che contagia un ambiente storicamente troppo instabile. Eppure di cose ne sono successe questa settimana, tuttavia in pieno clima pasquale, c’è il desiderio di quella positività, rilanciata improvvisamente da Steven Zhang, pur sapendo che ora viene il difficile.
Partiamo da Inter-Verona, preparato magnificamente dall’ottima idea di lasciare sulle seggiole dei 60.000 tifosi nerazzurri (dico sessantamila), il volto di Mauro Icardi con la fessura degli occhi lasciata libera, quasi a decretarne lo stato di alieno. Il primo tempo è accademia del bel calcio. L’Inter va subito in vantaggio grazie ad un gol, nemmeno a farlo apposta, di Icardi che sfrutta un’indecisione della difesa veronese. I minuti passano, La squadra è sciolta, serena e gioca divertendosi, come in diverse partite di inizio stagione. C’è intensità a centrocampo, poche sbavature e molte verticalizzazioni. Tutto si muove tanto armoniosamente da rendere improbabile l’errore e scontata la coralità.
Stenti a credere che questa squadra sia scesa in campo tanto svogliatamente fino a Genoa-Inter, che abbia passato mesi a giocare con geometrie ovvie e un’indolenza irritante e ora si ritrovi a cercare il fraseggio nel breve con una qualità tanto alta, riuscendo finalmente a trovare l’efficacia. Il secondo gol è quasi scontato ma arriva da Perisic, atteso tanto, troppo a lungo e ritrovato da prima della sosta con un’ottima gara a Marassi con la Samp. Dopo il raddoppio c’è un po' di accademia, si rallentano le operazioni, ci prova il Verona ma lo spartito non cambia e, nel secondo tempo arriva il sigillo del 3-0, con un assist di Perisic a Icardi che raddoppia. Festa grande, girandola di sostituzioni, clima insolitamente sereno a San Siro e testa al derby, dove la squadra è attesa per laurearsi adulta.
Il segreto di questo nuovo sussulto, in una stagione che vive di momenti molto positivi o molto negativi, sta nella posizione di Brozovic, in un modulo a tre in difesa che esalta le caratteristiche di Cancelo, nella qualità di Rafinha che si è subito inserito, nel ritorno di Perisic e nel rientro di Icardi e Miranda. Abbiniamoci la sicurezza di Skriniar, la temporanea crescita di Gagliardini e avremo le due magnifiche partite con Samp e Verona. Spalletti però è il primo a sapere quanto sia fragile mentalmente questa squadra e lo ha segnalato anche in conferenza stampa. Il Milan in serata ha perso con la Juve ma ha giocato bene e deve preoccupare, considerando che è andata vicino a vincere a Torino e che l’Inter la spunta raramente nei derby giocati a orari insoliti o in giorni diversi dal week end. L’ultimo caso il derby giocato a mezzogiorno l’anno scorso, con beffa nel finale. Misteri.
In realtà la discussione che ha tenuto banco tra i tifosi è stato l’addio di Sabatini, improvviso ed esplosivo nelle suggestioni nefaste che può suggerire. Importanti quotidiani hanno rivelato l’intenzione di Suning di voler lasciare quanto prima, altri hanno segnalato nell’addio di Sabatini, l’impossibilità di essere indipendente e assistito nelle sue scelte dalla proprietà. Lo ha fatto capire lui stesso durante la stagione e con dichiarazioni inequivocabili “un’esperienza non esaltante. Sarebbe stato bello costruire una storia più consistente", e un addio impulsivo, non esattamente organico alle esigenze di un ambiente che andava lasciato tranquillo per almeno altri due mesi.
Male la tempistica che ha sorpreso lo stesso Ausilio: “Pensavo si potesse arrivare a fine stagione, i tempi mi hanno un po’ spiazzato, anche se mi aveva già accennato qualcosa.” Mi hanno invece deluso gli interventi di Moratti e Steven Zhang. Il primo ha parlato con una trasparenza persino eccessiva rivelando l’impoverimento dell’Inter senza Sabatini e agitando l’ambiente alla domanda su un suo eventuale ritorno mettendo un “per ora” di troppo davanti al “non ci penso”. Se dice "per ora" significa che qualcosa non va davvero con Suning. Il giorno dopo interviene il rampollo degli Zhang a dire: "Alcune persone non capiscono la confusione che creano. Non smetteremo di andare avanti, non lasciamoci abbattere dalla negatività".
Non so se fosse riferito a Moratti ma il dubbio c’è. Se però Suning resta sempre in silenzio ovviamente le voci si diffondono e se l’unico concetto espresso da Suning, dopo mesi di silenzio e un addio importante come quello di Sabatini, è un riferimento ai gufi che esprimono negatività, allegando un “avanti popolo alla riscossa” in cui la notizia confortante è che la proprietà intende proseguire, c’è comunque qualcosa che non va a livello comunicativo. Manca solo che Zhang dica anche: "non salite sul carro” è il quadro di come i tifosi vengono considerati è chiaro. C’è qualcosa di arcaico in una proprietà che non entra mai nel dettaglio e si rivolge solo alla pancia, come se i tifosi fossero una mandria e non esseri senzienti.
Nel frattempo sembra che siano già dell’Inter Lautaro Martinez, De Vrji e Asamoah. Niente male per essere solo a marzo, va tutto confermato ma ci sono parecchie conferme. La morale è che la gestione Suning dell’Inter è piena di contraddizioni e che non si può ragionare solo in base ai risultati della squadra che, se vince allora va tutto bene e, se perde va tutto male. I fatti parleranno presto ma prima dovrebbe venire l’Inter e poi la proprietà, se la fiducia che viene chiesta rifiuta il dubbio, la trasparenza e il ragionamento.
Ora è importante il derby, solo quello. Per il resto ne riparleremo presto.
Amala.
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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