È trascorso un anno che non ha paragoni col passato e ha visto l’Inter andare vicina al successo in Europa League, migliorando anche il suo piazzamento in serie A, arrivando ad un punto dalla Juventus.
Antonio Conte dopo essere arrivato ha costruito un progetto i cui numeri testimoniano che sia adatto al Campionato e meno alle competizioni europee.
Le attitudini del tecnico rispecchiano la precisa volontà di avere una squadra disciplinata e funzionale, noiosa ma produttrice di punti, pur vincendo raramente i big match e fallendo le partite decisive.
La società quest'anno ha cambiato traiettoria e puntato ad accelerare il passo verso un eventuale titolo, accontentando un allenatore che è andato dritto per la sua strada, incrociando le idee di una dirigenza che aveva in mente un'altra strategia.
Il risultato è stato quello di uno scontro sedato da Zhang e al quale si sono tutti adeguati. Senza un contratto tanto pesante, in un periodo storico nel quale è impossibile licenziare e accollarsi due annualità, più quella di Spalletti e il terzo tecnico, si è scelto obbligatoriamente di andare avanti.
La stagione è iniziata balbettando nel gioco e con equilibri difficili, eppure ha macinato punti ed è stata la più continua insieme al Milan. L’Inter tuttavia, per la terza volta consecutiva si è fatta eliminare ai gironi di Champions e questa volta arrivando addirittura ultima, per non essere riuscita a battere né all’andata né al ritorno lo Shakhtar, oltre ad essere stata abbandonata proprio da Vidal, che col Real ha provocato la sconfitta più grave ed evitabile.
Nelle due settimane seguenti il clima intorno al tecnico si è fatto pesante e l’insofferenza è aumentata esponenzialmente lacerando la tifoseria.
Le colpe ascritte a Conte sono quelle di giocare in modo prevedibile, di essere stato eliminato di nuovo dalla Champions, aver gestito in modo ambiguo Eriksen con ingressi a tre minuti dal termine, privi di senso, aver tenuto comportamenti irrequieti ed eccessivamente innervositi davanti alle telecamere e aver perso tutte le partite decisive in Italia e in Europa in un anno e mezzo di permanenza.
Dall’altra Conte è in piena lotta per lo scudetto, ha la squadra più numericamente attrezzata, persino in eccesso, per poter mantenere quella continuità che permette all’Inter di poter pescare bene dalla panchina e cambiare partite equilibrate fino all’ora di gioco.
Sette vittorie consecutive non arrivano per caso e nell’ultima partita col Verona si è vista una squadra che nella ripresa ha messo in mostra un'organizzazione di gioco difficilmente resistibile.
La squadra è con l'allenatore e la dirigenza, pur costretta a cedere (in prestito) Eriksen sta per rimpiazzarlo con un colpo gradito al tecnico.
Hakimi sta crescendo sempre di più, Sensi, pur distillato, è tornato, Lukaku e Barella sono i due trascinatori, la difesa dopo un inizio difficile è tornata ad essere uno dei punti di forza. I problemi vengono da Perisic che non riesce ad integrarsi fino in fondo, Nainggolan che non è mai stato chiamato in causa, Kolarov che dopo la partita col Parma del 31 ottobre non si è più visto (prima il coronavirus e poi quattro panchine di fila), Pinamonti mai utilizzato, Ashley Young quest’anno meno incisivo, Sanchez che si infortuna troppo (Conte dixit) ed Eriksen, gestito pessimamente.
È normale che una squadra possa avere delle lacune, tanto più che gli altri club in Italia sono messi peggio e la classifica dice che questa squadra non è mai stata così vicina ad avere concrete chance di vittoria scudetto.
Raccontare l’Inter negli ultimi due anni e mezzo è molto complicato perché qualcosa è cambiato e sta distorcendo i ruoli di club, tifosi e di chi fa informazione/opinione.
Negli ultimi due anni e mezzo l'argomento suscita reazioni sproporzionate per un motivo interessante ma lungo da spiegare e che forse a voi non interessa.
Per questo il nome di Conte va maneggiato con cura.
Oltre ai movimenti di mercato di gennaio emerge che il prossimo anno la rosa andrebbe migliorata a centrocampo da un giocatore con una struttura fisica dominante e un passo alla Vieira, se possibile anche ad un esterno che abbia la stessa debordanza di Hakimi.
Sarà interessante capire se l’Inter riuscirà a piazzare tutti gli esuberi e chi, tra i nomi proposti, dal Papu Gomez a Wijnaldum, da Alonso a Paredes, arrivando a Gervinho e De Paul, vestirà il nerazzurro.
A prescindere da chi vi piace di più è decisamente importante che sia gradito al tecnico e Gomez, che ha giocato per anni in un contesto tattico, con un metodo simile, sembra essere il profilo adatto.
Amala.
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Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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